Il veliero di Eataly è salpato per l’Atlantico

Oscar Farinetti, l’ideatore di Eataly, l’arcinota e internazionale «bottega» di alti cibi del made in Italy, grande successo del 2010, ha fatto un nuova scommessa, una traversata a bordo del ketch di 22 metri capitanato da Giovanni Soldini che partirà da Genova con destinazione New York.
Il veliero che non a caso si chiama  «I love Barolo e Grana Padano», raggiungerà New York in quattro tappe, Palma di Maiorca, Gibilterra, Madeira e New York. Il viaggio si inizia e si conclude in due date simboliche: il 25 aprile Festa della Liberazione, per la partenza, il 2 giugno, Festa della Repubblica, per l’arrivo.
Sì, perché la spedizione ha una premessa etico-politica che si riassume in sette “mosse” che Farinetti e i suoi accompagnatori propongono per migliorare le sorti del nostro Paese. (7mosse) . C’è anche un prete a benedire la spedizione. Si chiama Andrea Gallo, è un “prete da marciapiede” vecchio amico di Farinetti. L’anziano sacerdote trascina tutti i presenti in una travolgente esecuzione di «Bella Ciao», perché il futuro, spiega, ha bisogno di memoria.Poi indossa i paramenti sacri, agita l’aspersorio e saltellando come un folletto chiama il capitano: «Oh, Soldini. Mi raccomando, non li mollare questi qui. Perché poi, Dio non lo volesse…Che non dicano: quelli li aveva benedetti don Gallo». La Stampa

Uso della lingua
Arcinota: molto nota. Arci è un prefisso che usato davanti ad un aggettivo significa ‘moltissimo’. Nello stesso modo si usa il suffisso ‘stra’. In questo caso si potrebbe dire anche “stranota”.
Prete da marciapiede: che vive vicino ai poveri, alla gente di strada.
Mosse: azioni, iniziative.
Nota culturale:
Bella ciao: è un canto popolare italiano ottocentesco, d’origine emiliano-romagnola, diventato celebre durante la Resistenza perché fu idealmente associato al Movimento partigiano italiano.
Per il testo vedi Bella ciao.

La nuova Torre di Pisa

Addio alla rete di impalcature e ponteggi: terminato, dopo vent’anni di lavori, il restauro dei marmi della Torre di Pisa, le cui storiche pareti erano deturpate da scritte, incisioni e segni di smog e degrado. Piazza dei Miracoli torna così all’antico splendore, mentre la Torre continua a raddrizzarsi, secondo un programma che dovrebbe portare a un consolidamento del monumento destinato a durare almeno per i prossimi trecento anni. A mezzogiorno di ieri [il 21 aprile, n.d.r.], sotto un sole quasi estivo, la Torre Pendente risplendeva in Piazza dei Miracoli. Mai pisani e turisti l’avevano vista così bianca. E libera, dopo vent’anni, da impalcature e “brache“, ponteggi e legacci, quell’improbabile camicia di forza che il monumento ha dovuto indossare contro le follie di una pendenza sempre più pericolosa e un lento eppure inesorabile degrado dei marmi. Corriere della Sera.

Uso della lingua

Le impalcature e i sostegni che fino a pochi giorni fa nascondevano la Torre di Pisa sono chiamati metaforicamente brache – mutande o calzoni, un termine usato per lo più in modi di dire -, legacci – corde sottili -, e camicia di forza – camicia con le maniche molto lunghe che serve per contenere i malati mentali ritenuti pericolosi.

Don Milani scrive a Napolitano

Don Milani con i siuo studenti di Barbiana (1954-1967)
Signor Presidente,
Lei non può certo conoscere i nostri nomi: siamo dei cittadini fra tanti di quell’unità nazionale che lei rappresenta.
Ma, signor Presidente, siamo anche dei “ragazzi di Barbiana”. Benchè nonni ci portiamo dietro il privilegio e la responsabilità di essere cresciuti in quella singolare scuola, creata da don Lorenzo Milani, che si poneva lo scopo di fare di noi dei “cittadini sovrani”. Alcuni di noi hanno anche avuto l’ulteriore privilegio di partecipare alla scrittura di quella Lettera a una professoressa che da 44 anni mette in discussione la scuola italiana e scuote tante coscienze non soltanto fra gli addetti ai lavori. …Nella Lettera ai giudici, (Don Milani) giunse a dire che il diritto – dovere alla partecipazione deve sapersi spingere fino alla disobbedienza: “In quanto alla loro vita di giovani sovrani domani, non posso dire ai miei ragazzi che l’unico modo d’amare la legge è d’obbedirla. Posso solo dir loro che essi dovranno tenere in tale onore le leggi degli uomini da osservarle quando sono giuste (cioè quando sono la forza del debole). Quando invece vedranno che non sono giuste (cioè quando avallano il sopruso del forte) essi dovranno battersi perché siano cambiate”.


…Per questo ci rivolgiamo a lei, che è il custode supremo della Costituzione e della dignità del nostro paese, per chiederle di dire in un suo messaggio, come la Costituzione le consente, chiare parole di condanna per lo stato di fatto che si è venuto a creare.  Solo lo spirito milaniano potrà salvarci, chiedendo ad ognuno di assumersi le proprie responsabilità anche a costo di infrangere una regola quando il suo rispetto formale porta a offendere nella sostanza i diritti di tutti. Signor Presidente, lasci che lo spirito di don Milani interpelli anche lei.  Altraeconomia.it

Per sapere di più su Don Milani e sulla Scuola di Barbiana vi invitiamo a leggere il post precedente.

Don Milani un ribelle obbediente.

Cogliamo l’occasione della lettera al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano scirtta dai “ragazzi” oggi nonni di Barbiana, per ricordare ai nostri lettori la figura di Don Lorenzo Milani, un prete fiornetino che tra il 1954 e 1967 anno della sua morte diede vita, nella piccola comunità di Barbiana, sperduto paesino di montagna nel Mugello, ad un progetto educativo molto innovativo espressamente rivolto alle classi popolari.
Opera fondamentale della scuola di Barbiana è  il libro “Lettera a una professoressa” del 1967, in cui i ragazzi della scuola, insieme a Don Milani, denunciavano il sistema scolastico ed il metodo didattico che favoriva l’istruzione delle classi più ricche (i cosiddetti “Pierini”) lasciando la piaga dell’analfabetismo su gran parte del paese. 
Fu Don Milani ad adottare il motto “I care”, letteralmente “m’importa, ho a cuore” (in dichiarata contrapposizione al “Me ne frego” fascista), motto che inseguito è stato adottato da numerose organizzazioni religiose e politiche. Questa frase scritta su un cartello all’ingresso riassumeva le finalità educative di una scuola orientata alla presa di coscienza civile e sociale.   Altre esperienze di scuole popolari sono nate nel corso degli anni basandosi sull’esperienza di Don Lorenzo e sulla “Lettera a una professoressa”.
Oggi,  Don Milani è salito alla ribalta della scena italiana e sia l’uomo che il suo lavoro, dopo anni di silenzio, sono stati ampiamente rivalutati.
Il programma della RAI “La storia siamo noi” ha dedicato recentemente una serie di puntate a questo personaggio intitolandole “Don Milani un ribelle obbediente” con un interessante ricostruzione della vita del sacerdote che vi invitiamo ad ascoltare. Contemporaneamente è andato in onda un film con Sergio Castellitto prodotto per la TV in due parti di 100′ l’una.

Uso della lingua

Pierini: in italiano con questa parola si intendono i “primi della classe” magari anche un po’ secchioni (nerds).
Salire ala ribalta: è un’espressione del mondo dello spettacolo che significa “andare in scena” ovvero “diventare celebre”

L’orto sul balcone

Da Michelle Obama, che ne ha fatto uno dei cavalli di battaglia nella sua lotta personale alle cattive abitudini alimentari della popolazione americana, fino alla regina Elisabetta II o al Papa, che dal piccolo orto dei Giardini Vaticani riceve frutta e verdura coltivate in maniera assolutamente naturale, sono molti i personaggi di spicco che hanno sposato il ritorno a questa pratica, sia per assicurarsi la garanzia di portare in tavola alimenti genuini e personalmente controllati, sia per recuperare, nelle città in modo particolare, un rapporto con la terra e le sue produzioni. La Stampa.

La sana abitudine di avviare un orticello sul proprio terrazzo si sta diffondendo sempre di più nelle città italiane. A dar voce a questa passione è la scrittrice Pia Pera che da Milano si è spostata in un podere in Toscana e ora si dedica alla coltivazione. In veste di esperta di orti e giardini Pia Pera collabora con il Sole 24 Ore, Internazionale e Saturno (il nuovo settimanale culturale del Fatto Quotidiano). Ha un blog, orti di pace, il cui scopo è promuovere “orti e giardini didattici nelle scuole, orti terapeutici dove coltivare la pace interiore, orti per chiunque, pur non possedendo terra, desideri coltivare fiori e ortaggi in uno spazio pubblico”; e ha scritto diversi libri su come avviare un orto sul balcone, il più recente dei quali è Le vie dell’orto. Coltivare frutta e verdura sul balcone, sul davanzale o in piena terra e difendere il proprio diritto alla semplicità (Terre di Mezzo).

Uso della lingua
cavallo di battaglia: è un modo di dire assai comune. Significa quel che una persona sa far meglio

sposare: qui è usato in senso metaforico. Significa fare propria un’idea, una pratica

Aziende di famiglia

Immagine tratta dal film “Io sono l’amore” 

In un interessante articolo sul Sole 24 Ore Dario Acquaro parla della tendenza degli imprenditori italiani di riacquistare la propria azienda dopo che, per ragioni diverse, l’avevano ceduta. Gli esempi sono numerosi, da B&B Italia, un marchio dell’arredamento di proprietà della famiglia Busnelli, che ha fatto la storia del design in Italia, a Maurizio Borletti che ha rispreso la gestione della Rinascente, fondata dal senatore Borletti (suo nonno) circa un secolo fa; o quello probabilmente più noto di Pietro Barilla, che nel 1970 dovette cedere l’azienda alla multinazionale Grace, per poi riprenderla nel 1979.
“Ma sono diverse ogni anno le piccole e medie aziende storiche del made in Italy che ritornano sotto il controllo dei fondatori. Quelli che si ricomprano l’azienda lo fanno per spirito d’impresa, attaccamento al territorio, senso della tradizione. Ricomprano con i figli, per i figli, ma pensando al papà o al nonno.
C’è chi l’ha venduta e la riacciuffa, chi invece non se n’è mai andato davvero ma vuole riprendere la gestione. A ragione. Perché i leader familiari, come sottolinea il rapporto 2010 dell’Osservatorio Aidaf-Bocconi, fanno bene alle aziende, in particolare quelle di medie dimensioni”. Il Sole 24Ore.

Nota culturale

La Rinascente è la catena di grandi magazzini più elegante d’Italia e ha una storia importante legata all’espansione di Milano della fine dell’Ottocento-inizi Novecento. Nel 1867 i fratelli Bocconi (fondatori anche della nota università privata commerciale Bocconi) aprirono a Milano il primo negozio italiano in cui erano venduti abiti pre-confezionati. Nel 1917 l’attività fu rilevata dal senatore Borletti, che puntò sull’eleganza. A battezzarla con il nome La Rinascente fu il poeta Gabriele D’Annunzio, sempre nel 1917.

Salone del Libro di Torino / la “Fiera del maschio italiano”

“Questa è la Fiera del maschio italiano”.
Lo sostiene Donatella Mei, attrice, autrice, poeta e cabarettista, riferendosi al XXIV Salone Internazionale del Libro di Torino, un appuntamento culturale fra i più importanti d’Europa. Dei 150 “grandi libri” che – anno dopo anno – dal 1861 al 2011 hanno “scandito la storia d’Italia e hanno contribuito a plasmare il nostro costume, il gusto, il nostro pensiero” (infatti…), solo 15 sono scritti da donne. Noidonne.org

E’ ironico anche il titolo del Corriere della Sera: “Su 150 autori d’Italia solo 15 scrittrici. La nostra matrice letteraria è maschile”. Quindici su centocinquanta non è una buona percentuale. Possibile che tra quei SuperLibri (doppia maiuscola), “i totem, i must, i testi fondativi su cui l’Italia si è formata e si è lacerata”, non vi sia nessun titolo che porti la firma di una donna? BIl giornalista si domanda “se è la cultura dell’Italia unita a essere (stata) maschilista, se è lo sguardo a posteriori a peccare di strabismo, o piuttosto se l’una cosa non si sommi all’altra”.Eppure non c’è stato maschio capace di scrivere un capolavoro come Menzogna e sortilegio di Elsa Morante o di restituire al lettore una testimonianza intima e insieme pubblica come Lessico familiare di Natalia Ginzburg. Corriere della Sera

Anche il Sole24Ore si unisce al coro delle proteste e propone una sua scelta di scrittrici da elevare a «must» del Belpaese … “Ma la storia d’Italia degli ultimi 150 anni deve molto anche alle donne … vi proponiamo un nostro elenco di «Super Libri» scritti da donne: Matilde Serao, Il ventre di Napoli (1884); Ada Negri, Fatalità (1892); Sibilla Aleramo, Una donna (1906); le opere di Maria Montessori ai primi del ‘900; Grazia Deledda, Canne al vento (1913); i romanzi di Liala (pseudonimo di Amalia Liana Cambiasi Negretti Odescalchi) negli anni trenta; Natalia Ginzburg, Lessico famigliare (1963); Elsa Morante, La storia (1974); Oriana Fallaci, Un uomo (1979); Rossana Rossanda, Un viaggio inutile (1981); Dacia Maraini, La Lunga vita di Marianna Ucria (1990). Il Sole24Ore

Uso della lingua
matrice: un uso ironico della parola. Sebbene il termine derivi dalla parola madre, nella letteratura italiana si trovano solo “padri”.
peccare di strabismo: avere un’immagine distorta. Guardare in una sola direzione.




I 150 scrittori che hanno plasmato l’identità italiana

La mostra organizzata all’interno del Salone del Libro di Torino, dal 12 aprile al 16 maggio, rappresenta la prova più evidente di come sono cambiati i lettori italiani. Basti pensare che nel 1861 l’Italia aveva il 70% di analfabeti e oggi il mercato editoriale italiano è il settimo nel mondo.  In mostra a Torino troviamo anche i ”150 Grandi Libri” più rappresentativi di questo secolo e mezzo di storia, i libri che, hanno plasmato l’Italia e che  ci hanno resi un po’ più italiani. Tra questi sono stati selezionati 15 Super Libri’ i testi che hanno creato le fondamenta della cultura italiana e che hanno trasformato l’immagine del nostro Paese agli occhi di se stesso e del mondo.  Infine ci sono “I personaggi” quelle personalità che è impossibile sintetizzare in un unico capolavoro ma senza le quali sarebbe impossibile raccontare l’identità della nostra Italia. Sono romanzieri ma anche poeti, critici, filosofi, giornalisti, saggisti e polemisti.  Sono: Francesco De Sanctis (critico); Giosuè Carducci (poeta); Gabriele D’Annunzio (poeta e romanziere); Emilio Salgari (romanziere); Benedetto Croce (critico); Luigi Pirandello (drammaturgo e romanziere); Filippo Tommaso Marinetti (poeta, ideologo, editore); Giovanni Gentile  (filosofo); Antonio Gramsci (politico, saggista); Leo Longanesi (giornalista, editore, umorista) (editore); Cesare Pavese (romanziere); Indro Montanelli (saggista e giornalista); Leonardo Sciascia (romanziere); Pier Paolo Pasolini  (romanziere, polemista, regista) e la lista si conclude con Oriana Fallaci (scrittrice, giornalista e saggista), l’unica donna scelta a far parte dell’universo dei grandi intellettuali “padri” della patria. (Adnkronos)

Notizie culturali

Per sapere di più sui 15 Super Libri prescelti cliccate sui titoli della lista.
‘Ippolito Nievo, Le confessioni di un ottuagenario (1867);
Carlo Collodi, Le avventure di Pinocchio (1880);
Edmondo De Amicis, Cuore (1886);
Giuseppe Ungaretti, Allegria di naufragi (1919);
Italo Svevo, La coscienza di Zeno (1923);
Eugenio Montale, Ossi di seppia (1925);
Alberto Moravia, Gli indifferenti (1929);
Primo Levi, Se questo è un uomo (1947);
Giovannino Guareschi, Don Camillo (1948);
Italo Calvino, Il barone rampante (1957);
Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Il Gattopardo (1958);
Carlo Emilio Gadda, La cognizione del dolore (1963);
Umberto Eco, Il nome della rosa (1980);
Roberto Saviano, Gomorra (2006);
Giovanni Pascoli, Myricæ (1891).

A Bertolucci la Palma d’oro alla carriera

Il festival del cinema di Cannes istituisce un nuovo riconoscimento, la Palma d’oro alla carriera, per autori che non hanno mai ricevuto un premio per un film. Bernardo Bertolucci apre la serie, dopo Palme sporadiche, con lo stesso significato, a Woody Allen nel 2002 e a Clint Eastwood nel 2009. A consegnare il premio, l’11 maggio prossimo, sarà Robert De Niro, il presidente della giuria del festival, che fu diretto da Bertolucci in Novecento, nel 1976. Ed è proprio a Novecento che il regista ha pensato, quando ha ricevuto la notizia del premio.
“Da Londra il regista commenta con un misto di soddisfazione e ironia: ‘Le cose si fanno davvero complicate. Più mi sforzo di guardare avanti, per esempio con un nuovo film in preparazione, più mi costringono a girarmi indietro’. Con la Croisette c’è una lunga storia d’amore: ‘Ho partecipato al Festival di Cannes 4 o 5 volte, e ora arriva questa Palma d’oro a sorpresa che mi riporta necessariamente al passato. In segreto io la assegno a Novecento, che fu proiettato per la prima volta a Cannes, ma fuori concorso’.”
Bertolucci sta lavorando a un nuovo film tratto dal romanzo breve di Niccolò Ammanniti, Io e te. La Stampa.

Il glossario di Leonardo Da Vinci

Glossario Leonardiano. Nomenclatura delle macchine nei codici di Madrid e Atlantico (Olschki), è un libro appena uscito a cura di Paola Manni, professoressa di storia della lingua italiana nella Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze, e Marco Biffi, ricercatore di linguistica italiana nell’Ateneo fiorentino. I due studiosi elencano e analizzano i termini della meccanica usati, e talvolta coniati, da Leonardo da Vinci nei codici di Madrid e Atlantico.  “Da ‘archibuso‘ a ‘vituzza‘, passando per ‘cardo‘, ‘incatenatura‘ e ‘puntello‘: oltre 350 parole, riunite per la prima volta in un dizionario”. La Nazione.