Rileggere il Novecento

Carlo Bernari, Tre operai (Marsilio). Edito nel 1934, quando l’autore aveva 25 anni, è uno dei romanzi più sorprendenti di una stagione dominata dall’evasività imposta dal regime, quando i migliori potevano dire solo ciò che non erano.
L’influenza del cinema francese, della letteratura di Weimar e di una nascente, sotterranea voga psicanalitica è forte ed evidente nel cupo girovagare di un operaio, Teodoro, tra la sua Napoli di periferia e Taranto, Crotone, Roma, la guerra, il dopoguerra, gli scontri politici (si parla apertamente dell’occupazione delle fabbriche del 1921, degli scontri tra socialisti e comunisti, dell’amarezza della sconfitta)… Questo romanzo compare in una collana che ripropone i romanzi del novecento che meritano di essere lett. Goffredo Fofi su Internazionale.

A proposito della rivista Internazionale, questo weekend a Ferrara Internazionale tiene un grande festival in cui riunisce giornalisti e scrittori da tutto il mondo. Per il programma cliccare qui.

Note culturali

regime: qui si intende il fascismo
ciò che non erano: Goffredo Fofi, l’autore di questa recensione, è a sua volta uno scrittore, come si può notare dall’eleganza di questa recensione. Con questa perifrasi Fofi allude a una nota poesia di Montale, “Non chiederci la parola”, i cui ultimi versi sono: Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

Per le nozze non c’e’ crisi

Gli italiani spendono sempre di più per abiti, banchetti e luna di miele. Un modo per esorcizzare la crisi, pare. Con varianti di ogni tipo: dal matrimonio equo e solidale a quello trash, con la torta a forma di lavatrice
Abiti bellissimi, cena raffinata, festa divertente, musica scelta con cura. Dev’essere una giornata indimenticabile. Con allestimenti floreali mai lasciati al caso, torta scenografica, balli fino all’alba. Una coreografia perfetta, capace di unire glamour e bon ton.
Mentre diminuiscono le coppie che decidono di sposarsi, e il matrimonio dura sempre meno, cresce la febbre da nozze. Secondo l’Istat, nel 2010 i matrimoni sono stati poco più di 217.000, 30 mila in meno rispetto a due anni prima. Aumentano anche separazioni e divorzi (nel 2009, su mille matrimoni, ce ne sono stati, rispettivamente, 297 e 181). Ma chi si sposa lo fa in pompa magna, trasformando il giorno fatidico in un happening in cui il “Sì, lo voglio” è solo un momento di un evento più grande. Preparato molto tempo prima.
L’Espresso

Uso della lingua

equo e solidale: fair trade in inglese, una forma di economia internazionale che vuole garantire ai produttori ed ai lavoratori dei paesi in via di sviluppo un trattamento economico e sociale equo e rispettoso.
pompa magna: con grande lusso e fasto.

“Neutrini più veloci della luce”, messo in discussione Einstein

Clamorosi risultati di uno studio del Cern e dell’Infn guidato da un fisico italiano: particelle sparate da Ginevra al Gran Sasso hanno infranto il muro considerato invalicabile dalla fisica. L’astrofisica Margherita Hack ha dichiarato : “Sarebbe una rivoluzione!”
I risultati dell’esperimento sono stati ufficialmente confermati: le particelle  hanno coperto i 730 chilometri che separano i laboratori di Ginevra da quelli del Gran Sasso a una velocità più alta di quella della luce. I neutrini, cioe’,  battono di circa 20 parti per milione i 300.000 chilometri al secondo ai quali viaggia la luce.
Il responsabile del progetto, il fisico italiano Antonio Ereditato, e’ napoletano, ha 56 anni, ha studiato a Napoli e poi ha lavorato in molti centri di ricerca all’estero. Da cinque anni dirige l’Istituto di Fisica delle particelle dell’università svizzera di Berna. A Berna collabora con un gruppo di circa 160 ricercatori di 30 istituzioni e 11 Paesi.  “Sono molto contento e ho la fortuna di condividere questo risultato con tanti colleghi validissimi e non mi sento di dire che si tratta di un mio risultato: è un risultato del mio gruppo. E’ il frutto di un lavoro complesso e gratificante”. La Repubblica
“Tra l’altro, la teoria della relatività implica l’impossibilità fisica delle traversate interstellari e dei viaggi nel tempo, finora inesorabilmente relegati alla fantascienza e ritenuti irrealizzabili dalla scienza. Ma io non voglio pensare alle implicazioni”, si affretta a precisare Ereditato.   “Siamo scienziati e siamo abituati a lavorare con ciò che conosciamo”. La Repubblica

Uso della lingua

Infrangere un muro :infrangere e’ un sinonimo di distruggere, ma in questo caso “il muro” e’ una “legge” della fisica.
battere: superare,


Franco Loi

Franco Loi è uno dei più grandi poeti italiani viventi. Nato a Genova il 21 gennaio 1930, vive a Milano da quando aveva sette anni, ed è proprio in dialetto milanese che scrive le sue poesie. Storico collaboratore della “Domenica” del Sole 24 Ore, è anche autore di romanzi, racconti e di saggi di critica letteraria. Dopo aver lavorato come ceramista, operaio e per diversi anni nell’ufficio stampa della Mondadori, dagli anni 80 si è dedicato completamente alla scrittura. I suoi testi attraversano la storia italiana degli ultimi settant’anni di cui è stato testimone diretto: la guerra, le retate, le fucilazioni dei partigiani, il dopoguerra, il boom economico, il sessantotto, le brigate rosse, gli anni ottanta, novanta fino ad arrivare ai giorni nostri, di cui è ancora attento osservatore e interprete. Franco Loi ha appena pubblicato la raccolta di poesie Angel de Aria (Aragno). Fra i suoi lavori più recenti anche l’autobiografia Da bambino il cielo, a cura di M. Raimondi (Garzanti),  L’aria del tempo (2008), Voci d’osteria (2007) e l’antologia delle poesie scritte tra il 1973 e il 2002: Aria de la memoria (2005). Il Sole 24Ore.

Informazioni

Sul sito del Sole 24 Ore questa settimana prende avvio la rubrica “Rima Privata”: per una settimana un poeta recita, una al giorno, le sue poesie preferite. Il primo poeta della serie è Franco Loi. Mi sembra un’occasione da non perdere, per gli insegnanti di lingua e letteratura italiana e per gli amanti di poesia italiana.
Per ascoltare le poesie clicca qui.

La pitturessa

Artemisia Gentileschi “Giuditta decapita Oloferne”

La pitturessa è Artemisia Gentileschi, pittrice romana del Seicento che ebbe una vita molto turbolenta (per conoscerla cliccare qui). Ora le sue opere sono in mostra a Milano, al Palazzo Reale, fino alla fine del prossimo gennaio. A curare la mostra sono stati chiamati due grandi studiosi, Roberto Contini e Francesco Solinas. Grazie alle loro caparbie ricerche, al loro occhio, ai loro contatti con importanti istituzioni museali e con collezionisti privati di rilievo, i due curatori sono stati in grado di riunire a Milano 52 opere di Artemisia Gentileschi (alcune sconosciute, altre pochissimo note), assieme a un gruppo di lettere completamente inedite ritrovate dallo stesso Solinas nell’archivio di Casa Frescobaldi a Firenze. Lettere appassionatissime “redatte in una prosa scorretta ma profonda, sgrammaticata ma colta, che cita Petrarca e l’Ariosto, Ovidio, le Rime di Michelangelo, e ovviamente il Tasso. …
«Arcinfamissima, ruffiana, strega, maliarda», inveisce la famosa pittrice contro una dama fiorentina che l’aveva accusata di furto in casa del suo amante. «Poltrona»! «Puttana». Una storia a tratti torbida, di bellissima pittura e denaro, di potere e passione, quella d’amore vissuta da Artemisia a Firenze, a Roma e a Napoli, con Francesco Maria Maringhi, ricco rampollo di un’antica famiglia dell’aristocrazia fiorentina, e naturalmente appassionato di pittura”. Il Sole 24Ore.

Uso della lingua

Si noti il linguaggio colorito usato dalla “pitturessa”, non poi così diverso da quello attuale. E si noti anche la prosa raffinata di questo articolo del Sole 24Ore, scritto da Francesco Solinas, uno dei due curatori della mostra.
rampollo: discendente

Walter Bonatti, leggenda dell’alpinismo

Il 14 settembre scorso è morto Walter Bonatti, che nel 1955 Paris Match definì “il più grande alpinista del mondo”. “Bonatti aveva 81 anni. Era nato a Bergamo nel 1930. Nella sua lunga storia sulle montagne, un capitolo particolare avevano avuto le vicende polemiche seguite alla scalata del K2 nel 1954 con Lacedelli e Compagnoni.
Iniziò a scalare sulle Prealpi lombarde subito dopo la guerra per poi cimentarsi sulle Dolomiti e sul Monte Bianco. Nel 1951 compì la prima grande impresa: la prima scalata della parete est del Grand Capucin sul Monte Bianco. Seguirono altre ascensioni di assoluto valore nella stessa zona. Nel 1954 fece parte della spedizione italiana che conquistò il K2: per anni fu al centro di polemiche per il ruolo ricoperto durante la scalata, nella quale fu costretto a bivaccare a oltre 8.000 metri di quota e si salvò miracolosamente.
Negli anni seguenti compì altre imprese sul Monte Bianco prima di chiudere la carriera con la prima scalata invernale in solitaria del Cervino nel 1965. Successivamente si dedicò alle attività di esploratore e reporter”.  La Repubblica.

Uso della lingua

in solitaria: è una locuzione che significa in assoluta solitudine.

Le figurine Panini compiono 50 anni

Le figurine Panini sono una storia popolare legata a un’Italia che 50 anni fa cresceva e sognava. Una mostra le celebra a Roma da domani e fino al 23 ottobre. Cominciava tutto nel 1961…
Le figurine sono state tra i primi mass-media del Novecento, una forma di comunicazione sociale trasversale che ha plasmato e si è plasmata con una cultura profondamente e genuinamente pop. Lavorando giorno e notte, quattro fratelli figli di un garzone conquistarono il mondo, dando forma soprattutto alla passione sfrenata degli italiani per il calcio. 
Collezionismo, pubblicità e industria, un intreccio perfetto…
Il rito resiste ancora sui banchi di scuola e unisce le generazioni del passato … a quelle moderne che continuano a scambiarsi doppioni nonostante la dittatura della Playstation. 150 miliardi di figurine in mezzo secolo, secondo i calcoli della multinazionale di Modena.

Palazzo Incontro, Via dei Prefetti, 22, Roma. Dal 14 settembre al 23 ottobre . Il Sole 24Ore.

Costume

L’album delle figurine – un album su cui si incolla una serie di immagini, di solito di calciatori – fa parte dell’infanzia di ogni italiano. Le figurine si comprano in bustine da cinque. Per completare l’album occorre avere tutte le figurine di un dato argomento e, alla fine, quando ne mancano poche, è molto difficile trovarle. Allora a scuola, negli intervalli, ci sono dei veri e propri mercati di doppioni, esemplari identici di cui tutti di solito hanno una grossa scorta.

L’ultimo terrestre

Ancora sul Festival del cinema di Venezia. Vogliamo infatti presentare un altro film che è piaciuto sia al pubblico che ai critici: L’ultimo terrestre, di Gian Alfonso Pacinotti, meglio conosciuto dagli amanti dei fumetti e delle graphic novel con il nome di Gipi. “Il film, girato tra Pisa e dintorni, è ambientato in un’Italia del prossimo futuro (‘Diciamo tre anni. Non di più’), dove l’annuncio ufficiale dell’arrivo degli extraterrestri non provoca nessuna reazione significativa, come se la disillusione fosse arrivata a un punto tale che l’incapacità di immaginare un futuro ‘diventa sistema‘. Il soggetto non arriva da un fumetto di Gipi, bensì dal libro di Giacomo Monti Nessuno mi farà male, amico e allievo dell’autore. … I personaggi di Gipi non hanno nulla di eroico o epico. ‘Ho fatto dei personaggi brutti e sbagliati. Truffaut diceva di trattare con rispetto i cattivi, invece i miei sono delle macchiette terribili. Ma di macchiette terribili ne vedo molte nella classe dirigente italiana. Mi sono detto che Truffaut non aveva visto l’Italia del 2011″. Corriere della Sera. V. anche La Stampa per maggiori informazioni sulla trama del film. 
Uso della lingua
diventare sistema, significa diventare normale
macchietta, significa personaggio bizzarro, caricaturale

11 settembre, cosa ne sanno i ragazzi italiani

A cento ragazzi dai 7 ai 20 è stato chiesto cosa sanno dell’11 settembre. Quasi tutti sanno cos’è successo, molti sono emotivamente coinvolti, qualcuno è indifferente. I più affascinati dalla teoria del complotto sono gli adolescenti.

Ecco alcune delle risposte degli intervistati.
1. E’ stata una disgrazia che ha segnato il declino degli Stati Uniti. ( luigi16)
2. Auto-attentato per giustificare la guerra in Iraq. (antonio 17)
3. Da allora il Mondo è diventato un posto peggiore per viverci e certamente non è tutta colpa dell’Islam. (giovanni18)
4. l’Occidente ha perso la maschera e ora forse sta per perdere tutto il resto. (paola19)
5. Boooo….. (caterina 10)
6. A scuola ce ne hanno parlato e fatto vedere i filmati di cosa sia accaduto quel giorno….mi hanno impressionato le persone che si buttavano nel vuoto e sapevano lo stesso di morire…e poi ci hanno detto che le persone sull’aereo telefonavano a casa per salutare per l’ultima volta i loro familiari…io non ce l’avrei fatta a parlarte, avrei pianto…. (sonia13) La Stampa.it

Uso della lingua

ha perso la maschera: “perdere la maschera” significa non nascondersi più, rivelare le proprie intenzioni
boooo!: ècun’espressione colloquiale molto comune, signica “che ne so!” (who knows, dunno.)
ce l’avrei fatta: “farcela” signifiica riuscire in qualcosa. In questo caso l’intervista dice che “non ci sarebbe riuscita”.

La carica degli attori trentenni

Michele Alahaique )a sinistra) protagonista del film Qualche nuvola.

È partita da poco la 68ma Mostra del cinena di Venezia. La novità di quest’anno sembra essere “la carica degli attori trentenni, prova che l’Italia punta su un nuovo star system.
Una di queste giovani star è Michele Alhaique, un attore della generazione «thirty something», quella dei trentenni che stanno svecchiando il cinema italiano e tra qualche giorno affolleranno trionfalmente il Lido di Venezia.
Facce nuove, entusiasmo da vendere, un impegno a 360 gradi . Questi giovani attori stanno facendo strada a colpi di interpretazioni convincenti stanno assestando vigorose spallate a un sistema cinematografico in qualche misura sclerotizzato. Michele Alhaique a Venezia è protagonista in ben due film “Cavalli” e “Qualche nuvola”. Romano vero a dispetto del cognome esotico (frutto di lontane ascendenze libanesi), nato a Casal Bruciato a Roma, classe 1979, Michele ha una faccia espressiva, un naso importante e una gestualità che potrebbe ricordare il primo Dustin Hoffman.
Cè un filo rosso che lega i trentenni vincenti del nuovo cinema italiano: «E’ il piacere di confrontarci tra di noi, è la grande voglia di tentare nuove esperienze. «E’ chiaro che tutti noi lottiamo con le unghie e con i denti per difendere il nostro lavoro e conquistarci i ruoli che ci interessano», risponde Alhaique. «Ma il tempo delle star egoiste alla conquista del mercato è finito. La nostra generazione ha imparato a condivedere le esperienze. Ed è mossa dalla necessità di raccontare delle storie» Il Messaggero.it

Uso della lingua
la carica: l’assalto
da vendere: in abbondanza.
assestare vigorose spallate: dare forti colpi con la spalla.
a 360 gradi: totale, a tutto tondo.
a colpi di: come “carica”, “spallate” anche “a colpi di” è un’espressione che contribuisce a creare l’immagine di un esercito all’assalto.