In Italia gli stipendi più bassi d’Europa

I lavoratori italiani sono tra i meno pagati d’Europa. Meno degli spagnoli, ciprioti e irlandesi, che pure non se la passano meglio di noi. E la metà di tedeschi e olandesi. Una situazione che pesa sempre di più sulle famiglie..
Ulteriore conferma è arrivata ieri da Eurostat, l’agenzia di statistica dell’Unione Europea. Secondo i dati del 2009 dell’Eurostat lo stipendio medio dei lavoratori italiani è al dodicesimo posto nella calssifica dell’area euro, nonostante il nostro paese sia ancora (ma per quanto?) la terza “potenza” industriale del Vecchio Continente.
Per dare un esempio, in Italia, il valore dello stipendio annuo è pari a 23.406 euro, ovvero la metà di quanto si guadagna in Lussemburgo (48.914), Olanda (44.412) o Germania (41.100). Ma meglio di noi fanno anche, paesi in cui la crisi ha colpito molto duramente come Irlanda, Spagna, Cipro e persino la bistrattata Grecia.
E se il  gap tra retribuzione femminile e maschile risulta in Italia  poco superiore al 5% , rispetto al 17% della media degli altri paesi, non va vista come una buona notizia, ma solo come la conseguenza preoccupante del  basso tasso di occupazione femminile rispetto agli altri paesi europei.
Come conseguenza di questo fenomeno il nostro paese attira sempre meno manodopera qualificata e sempre piu’ stranieri con un basso livello di istruzione, e diventa invece piu’ frequente il caso di giovani che decidono di andare a lavorare in altri paesi della comunita’ europea.

Uso della lingua

passarsela: significa vivere (meglio/bene/male).
bistrattata: trattata male

L’italiano salvato dalle canzonette

“Per il terzo anno, l’Accademia della Crusca, venerabile consesso che dalla fine del 500 veglia sull’evoluzione della lingua italiana, manda in stampa un volume della serie «La lingua italiana nel mondo». Il titolo del 2012 è Italia linguistica: gli ultimi 150 anni. Nuovi soggetti, nuove voci, un nuovo immaginario, è edito da Le Lettere, curato da Elisabetta Benucci e Raffaella Setti e presentato da Nicoletta Maraschio (tutti soci della Crusca). … il saggio più curioso e inaspettato del volume della Crusca si intitola, Le canzoni che hanno fatto l’italiano, nel senso della lingua…”

Il saggio esamina, decennio dopo decennio, i cantautori che hanno rivoluzionato la canzone e la lingua italiana, cominciando da Modugno e la sua canzone Nel blu, dipinto di blu, del 1958 (v. foto), per finire con Elio e le Storie Tese e La terra dei cachi degli anni Novanta. La Stampa.

Note culturali

L’Accademia della Crusca è un’istituzione che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia che si occupano di studiare la lingua italiana. Ha un’origine antica, è infatti sorta a Firenze nel 1583.

Gioco d’azzardo, l’Italia prima al mondo!

Nell’Italia della crisi il gioco d’azzardo è diventato un vero fenomeno sociale Solo negli ultimi dieci anni, tra lotterie, new slot, jackpot e scommesse di ogni tipo, gli italiani si sono giocati più di 400 miliardi di euro, più di un quinto del debito pubblico accumulato dall’Italia in 150 anni di storia.
Una volta il gioco d’azzardo si limitava al: totocalcio, lotto e scommesse regolari sui cavalli. Dalla fine degli anni ’90 è iniziata la liberalizzazione. All’italiana. Senza analisi né precauzioni.

Per limitare le scommesse illegali i politici hanno ridotto le tasse sul gioco d’azzardo a solo il 13,5 per cento, che crolla a una microscopica “imposta unica del 3 per cento” per i giochi di carte on line.  Il risultato è che le puntate degli italiani hanno fatto il botto: dai 15 miliardi del 2003 si passa agli oltre 61 del 2010, con almeno 72,5 miliardi previsti per l’anno in corso. Le entrate fiscali però restano ferme o addirittura calano. Anche perché i giochi di maggior successo, caso strano, sono i meno tassati. Nonostante la crisi e lo stratosferico debito pubblico italiano.
Il fiume straripante di denaro privato sta modificando l’identikit di intere categorie. I tabaccai ormai incassano, in media, quasi metà dei ricavi dalle lotterie d’ogni tipo.  “Per spesa pro capite siamo già i primi al mondo”, spiega il direttore Fabio Felici, “e con l’asta di fine anno supereremo quota 400 mila”. Il che equivale a una macchinetta mangiasoldi ogni 150 abitanti: come avere un mini-casinò in ciascun condominio.

Uso della lingua
fare il botto: esplodere

Note culturali
il totocalcio: è un concorso a premi istituito nel 1946 e gestito dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, il cui obiettivo è la previsione degli esiti di 14 partite di calcio. Per ogni singola partita inserita in schedina si deve marcare 1 se si pronostica la vittoria della squadra che gioca in casa, X se si prevede un pareggio, 2 se invece si prevede la vittoria della squadra ospite. In una delle perime edizioni del gioco, quella del 1950, chi prevedeva correttamente 13 risultati vinceva. Da qui è derivata  l’espressione fare tredici al Totocalcio o semplicemente fare tredici, che ancora oggi significa vincere o avere successo.

Lo stato dell’università Italiana

Teatro anatomico di Padova

In un’intervista al Corriere della Sera, Richard Horton, il direttore di “Lancet”, rivista scientifica inglese assai prestigiosa in ambito medico, si dichiara piuttosto ottimista sullo stato della ricerca nelle università italiane. Riportiamo qualche sua affermazione:
Dell’Italia nelle prime 50 università del mondo non c’è traccia e nelle prime 200 ce n’è una sola, Bologna (183). Che effetto le fa?
«Sono molto sorpreso. L’Italia fino a metà Ottocento era il centro della cultura in Europa, dell’arte si capisce, ma anche della scienza. Eravamo noi a venire a imparare da voi. Il nostro grande Harvey, che pose le basi della medicina moderna a partire dalla scoperta che il sangue circola, non ci sarebbe mai arrivato se non fosse andato a Padova. E non è stato il solo. A quei tempi e anche prima, chiunque aspirasse ad essere un medico di valore veniva a studiare in Italia».
Oggi si è perso tutto?
«Niente affatto. Dal mio punto di vista, che è poi quello di “Lancet”, l’Italia è ancora un Paese molto forte per la ricerca medica, quello che produce più lavori in Europa. Questo è un ottimo punto di partenza per creare da voi università e istituti di ricerca di prim’ordine». corriere della sera.

Uso della lingua

arrivare in questo caso significa riuscire.

Al via in tutta Italia il Carnevale 2012

In molte città italiane ha preso il via questa settimana il Carnevale.
Le date non coincidono in tutte le città, in alcune inizia il 26 Dicembre, in altre a Capodanno o all’Epifania, in altre ancora alla Candelora, il 2 Febbraio, ma per tutte le città le celebrazioni si concludono sempre il martedì che precede il giorno delle Ceneri, che dà inizio alla Quaresima.
L’articolo descrive alcuni dei Carnevali celebri in Italia come quello di  Ivrea, in Piemonte, con la “ battaglia delle arance” durante la quale si assiste ad una vera e propria “guerra” tra le persone che si trovano sui carri e quelle che assistono alla sfilata. Regina della festa è la “ mugnaia”, eroina e simbolo di libertà, che deriva da un personaggio veramente esistito durante il Medioevo che si ribellò al tiranno che governava la città e lo uccise.
Caratteristica del Carnevale di Viareggio, in Toscana, sono i carri allegorici, splendidi carri più o meno grandi su cui troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui difetti vengono sottolineati con satira ed ironia.
Un altro Carnevale famoso è quello di Putignano, piccolo centro pugliese. Le sue origini risalgono a tempi lontani e presenta riti popolari antichissimi che si accompagnano alle tradizionali sfilate di carri.
In Sardegna, ad Oristano, l’ultimo giorno di Carnevale, è dedicato alla Sartiglia, giostra equestre durante la quale i cavalieri vestiti con costumi tradizionali antichi e con il volto coperto da una maschera di legno, devono riuscire ad infilzare con la lancia le stelle sospese in alto.
Venezia ospita certamente il Carnevale più famoso del nostro paese, e durante tutto il periodo le piazze, le calli e i campielli della città lagunare, si riempiono di maschere e turisti di ogni parte del mondo, che assistono alle sfilate e agli spettacoli organizzati ogni anno.
Repubblica.it

Uso della lingua

prendere il via: partire, iniziare
mugnaia: la persona che lavora nel mulino (miller)

Note culturali
la Candelora: e’ il 2 febbraio giorno che coincide in America con il Giorno della Marmotta (Groundhog Day). Un antico proverbio popolare recita: “Per la santa Candelora se nevica o se plora dell’inverno siamo fora; ma se l’è sole o solicello siamo sempre a mezzo inverno” (“Col giorno della Candelora dall’inverno siamo fuori; ma se piove o c’è vento, siamo ancora dentro l’inverno.”) In Italia l’animale che funziona da oracolo metereologico e’ l’orso e infatti in molte citta’ il 2 febbraio c’e’ la Festa dell’Orso.

Tina Modotti

Nasce vicino a Udine, registrata all’anagrafe come Assunta Adelaide Luigia, ma si ritrova poi, sia pure in buona parte post mortem, nel pantheon dei miti del XX secolo: la donna bella e comunista, la rivoluzionaria, la scandalosa, l’attrice, sia pur per breve tempo, per film muti nella Hollywood degli anni Venti, l’emigrante italiana, la paladina della libertà, la perseguitata, l’esule politica, l’eroina del Messico e della guerra civile spagnola, l’antifascista, la musa ispiratrice, l’interprete di una vita da romanzo (e infatti ne sono stati scritti vari) ma, soprattutto, la grande fotografa. Si tratta di Tina Modotti, ed è a lei che è dedicata una mostra  nella sede espositiva dell’Istituto Cervantes in piazza Navona 91, a Roma, organizzata con l’ambasciata del Messico in Italia. Titolo della rassegna, «Tina Modotti: un nuovo sguardo», con una selezione di 26 fotografie scattate dalla pasionaria tra il 1923 e il 1927. Corriere della Sera.

Uso della lingua

L’autore di questo articolo, Edoardo Sassi, usa una lingua piuttosto ricercata. Si noti per esempio l’espressione latina, post mortem, che significa dopo la morte, o paladina (sostenitrice), musa (dea protettrice delle arti).

L’ultima dei Borsalino

Giovanna Usuelli è morta ieri a 96 anni, senza figli: per tutti era «l’ultima dei Borsalino».
I cappelli erano al centro della sua vita. I cappelli di feltro roba da maschi? Non per Giovanna che quasi ogni giorno estraeva dalla sua sterminata collezione quello «giusto» per l’occasione e l’umore. Quando ad esempio le comunicarono che volevano consegnarle il Gagliaudo d’Oro (un premio locale, è toccato anche a Eco) la prima reazione fu: «Bellissimo, ho già in mente il cappello che indosserò». Un feltro azzurro a tesa larghissima, era fra le poche a poterlo esibire con disinvoltura.
Sul tema curò anche un paio libri e fu grazie al suo impegno incessante (e insistente) se alla fine la città salvò la preziosa «sala prove» del cappellificio facendone un Museo unico, meta anche di comitive straniere.
Quando nel 1987 fu abbattuta la  storica ciminiera emblema della Borsalino e anche un po’ della città, Alessandria (Piemonte), il cui  nome  era noto in tutto il mondo grazie al suo cappellificio Giovanna scrisse anche una sua poesia in rime baciate. Cominciava così: «Salve, sono la Ciminiera/ Sì, lo so, si è fatta sera/ e le ruspe lì di sotto/ stan per fare il quarantotto/ Sono inutile, son vecchia/ ma Alessandria in me si specchia». Potrebbe essere l’epitaffio di Giovanna Usuelli, l’«ultima dei Borsalino».
LaStampa

Uso della lingua

tesa: la parte piatta del cappello che sporge in fuori (brim).
feltro: panno di lana mista a peli di animali e lavorata con speciali presse, usato per confezionare cappelli.
fare il quarantotto: modo di dire con cui si intende confusione, caos, disordine. L’uso del “quarantotto” si riferisce alle cinque giornate di Milano nel 1848.

“Papà orsetti”

Antonio Polito sul Corriere della Sera fa un ritratto impietoso dei genitori italiani, iperprotettivi e imperansiosi, che rendono i figli incapaci di assumersi responsabilità, di essere ambiziosi, di volere il successo, e di lottare per un futuro migliore. “Invece che fare i genitori, ci siamo trasformati a poco a poco nei sindacalisti della nostra prole, sempre pronti a batterci perché venga loro spianata la strada verso il nulla, perché non c’è meta ambiziosa la cui strada non sia impervia. È un grande fenomeno culturale, e sempre più un carattere nazionale, forse in qualche relazione contorta e perversa con il calo delle nascite, come se ne volessimo pochi per poterli coccolare meglio e più a lungo. Ed è un grande fattore di freno alla crescita, non solo economica ma anche psicologica della nazione. Mentre negli Usa infuria il dibattito sulle mamme-tigri, asiatiche che spingono i figli fin oltre il limite della competizione con se stessi e con gli altri, da noi comandano i papà-orsetti, pronti a lenire con il calore del loro abbraccio il freddo del mondo reale, così spietato e competitivo”. Corriere.

Note culturali

Mamme tigri, mamme cocker (v. Italian News Click del 4 luglio, 2011) e, adesso, papà orsetti. Che cosa ne pensate? Come sono stati i vostri genitori? E che tipo di genitori vorreste essere?