Morto Marco Pannella, il leader radicale si è spento a 86 anni Renzi: «Addio a leone della libertà»

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Abruzzese di Teramo, classe 1930, Giacinto Pannella detto Marco aveva cominciato l’attività politica nelle fila del movimento liberale italiano e attorno alle pagine del settimanale Il Mondo di Mario Pannunzio. Nel 1955, però, è tra i fondatori del Partito Radicale. Otto anni dopo ne divenne segretario, scegliendo una linea politica apertamente anticlericale e antimilitarista e portando il partito a ingaggiare mille battaglie per il riconoscimento dei diritti civili e politici, a cominciare dagli anni ’70, dal referendum sul divorzio (1974) all’aborto . Leggendarie le sue lotte alla «partitocrazia» (negli spazi riservati ai radicali di tribuna politica in tv si è persino presentato legato e imbavagliato) e al finanziamento pubblico dei partiti. Spesso e volentieri, si è trattato di lotte ritmate dagli scioperi della fame e della sete cui si sottoponeva (leggi l’articolo di Pierluigi Battista: Il suo corpo, tutt’uno con la lotta politica), lo strumento di lotta politica «non violenta» (e gandhiana) che di gran lunga prediligeva e che più di una volta lo ha portato in ospedale, per ricoveri talvolta drammatici…

Era un maestro (anche) nell’arte della provocazione: in Parlamento e alle urne, Pannella era abituato a allearsi di volta in volta con il centrodestra e con il centrosinistra. Tra i suoi deputati figuravano Ilona Staller, in arte Cicciolina, e Toni Negri, professore universitario condannato per associazione sovversiva. Il miglior risultato di una lista a lui riconducibile risale al 1999, anno di elezioni europee, quando la Lista Bonino ottenne tra lo stupore generale l’8,4 percento. Quel successo non si trasformò mai in valanga. Dal 2000 in poi, anzi, i risultati elettorali divennero progressivamente meno esaltanti, fino alle percentuali da prefisso telefonico degli ultimi anni. IlCorriere

Usi della lingua

spesso e volentieri: è un’espressione colloquiale che significa “frequentemente e con piacere”.  Per esempio “spesso e volentieri usciamo il sabato sera”. Però l’espressione è spesso abusata, come in questo articolo, in cui l’elemento di “piacere” è assente e la parola “volentieri” dà semplicemente più colore alla frase.

A Firenze la ricchezza in mano alle stesse famiglie da sei secoli

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I Bernardi sono più ricchi dei Grasso, a Firenze è così da seicento anni. Negli ultimi sei secoli sono cambiate solo le proporzioni: oggi chi porta il primo cognome guadagna il 5% in più di chi ha il secondo e conserva un 10% in più di ricchezza. In circa 25 generazioni le cose non sono cambiate, le famiglie più ricche nella Firenze del Rinascimento sono le più ricche nel 2011; gli stessi autori di questo studio, i due economisti della Banca d’Italia Guglielmo Barone e Sauro Mocetti, si sono stupiti dei risultati.

L’analisi si basa su determinati cognomi e rivela che chi si chiama in un certo modo è stato preservato nei secoli. Sembra una cosa tribale e probabilmente un po’ lo è, se si pensa che questo modo di individuare chi ti sta di fronte sopravvive in certe forme dialettali, in siciliano si dice «A chi appartieni?» (di che famiglia sei?)

Da questa domanda si scopre che la ricchezza in una città simbolo di Italia nel mondo – la notizia è stata subito ripresa dal Wall Street Journal – si è tramandata per cognome contro ogni regola economica moderna secondo cui in due massimo tre generazioni, gli avi non dovrebbero più essere fiscalmente rilevanti. La normalità dovrebbe essere che non importa cosa faceva il tuo bisnonno per sapere quanto sarai ricco tu oggi. E invece.    IlSole24Ore