Periferie

periferieLe receni elezioni amministrative in alcune delle maggiori città italiane hanno dato risultati imprevisti. A Roma e a Torino sono state elette sindaco due donne appartenenti al movimento 5 Stelle, sconfiggendo i candidati del PD, il partito al governo. La discussione nei media ha rilevato che il PD, partito di sinistra, discendente del Partito Comunista, sia stato eletto soprattutto nelle aree benestanti delle città, mentre il movimento 5 Stelle ha avuto un grosso successo elettorale nelle depresse periferie. Lo scrittore napoletano Antonio Scurati riflette sulle periferie, che, secondo lui, non sono solo uno spazio urbano, ma anche una condizione sociale.

“Dove cominciano, dunque, queste misteriose periferie? Se si vuole raggiungerle, non è necessario andar lontano. Basta guardarsi attorno. Le nuova periferie non sono, infatti, soltanto aree urbane delimitabili sulle mappe cittadine; sono piuttosto dimensioni storiche, esperienze sociali, luoghi dell’immalinconita anima popolare. …

Per raggiungerne una, tra le tante periferie del nostro scontento, sarebbe sufficiente che domattina seguiste i vostri figli nel loro quotidiano percorso verso la scuola pubblica. Se poteste, non visti, varcare i cancelli di quel mondo a parte che boccheggia da decenni in stato d’assedio nel centro vitale del nostro futuro, potreste osservare muri sbrecciati, aule soffocanti, edifici che sembrano progettati da architetti di campi di concentramento. Soprattutto, lungo quei pavimenti scoloriti, vedreste trascinarsi donne e uomini avviliti e stanchi. Sono gli insegnanti che dovrebbero formare i vostri figli; componevano fino a ieri la più solida base elettorale dei partiti di sinistra e seguono oggi le nuove stelle”.  La Stampa.

Attività culturali

Vi invitiamo a leggere attentamente l’articolo, che non è affatto facile, e a sottolineare tutte le espressioni che si riferiscono alla scuola. Che impressioni traete dalla descrizione della scuola italiana di Antonio Scurati?

Il miglior ristorante al mondo

botturaL’Osteria Francescana di Massimo Bottura è stata incoronata a New York come miglior ristorante del mondo. E’ la prima volta per un ristorante italiano.

“Ma primo ristorante al mondo non significa solamente grande cucina. Questo risultato non sarebbe stato conseguito se l’Osteria non fosse giunta a dotarsi di una squadra dove lavorano ai fornelli cuochi giovani e talentuosi, in numero doppio rispetto a quello dei commensali, per realizzare un’impressionante mole di preparazioni, creme, verdure, tagli di carne, brodi, fondi, polveri e forme, che sono alla base dei piatti cucinati al ristorante…

Ma Massimo non sarebbe Bottura senza l’influenza della moglie Lara Gilmore, che ha arredato i locali dell’Osteria con estrema classe e modernità, e che ha permesso al marito di raffinare il proprio pensiero creativo, introducendolo all’arte e alle sfumature più sottili del bello”. Federico F. Ferrero, La Stampa.

Se passate da Modena, fate un salto! Ma ricordate di prenotare per tempo!

Montalbano non morirà

camilleriIn attesa dei risultati delle elezioni amministrative, e in attesa dell’estate che quest’anno si fa desiderare, consigliamo un paio di libri usciti da poco. Innanzitutto il romanzo n. 100 di Andrea Camilleri, L’altro capo del filo (Sellerio). C’è sempre il commissario Montalbano, questa volta alle prese con il problema dei migranti e con l’assassinio di una sarta, Elena, che lavora nella sartoria più rinomata del paese. In un’intervista rilasciata alla Stampa a Bruno Ventavoli, Camilleri dice, a proposito dei migranti. «Tre anni fa fui ospite di un asilo romano, composto per metà da bambini italiani e l’altra metà da non italiani, di 18 paesi diversi. Giocavano insieme, ridevano, litigavano, si menavano. Ma alla fine dividevano le merendine. L’Europa deve capire che bisogna dividere le merendine. I muri sono sciocchi e inutili». La Stampa.

 

pareschiL’altro libro che consigliamo è I jeans di Bruce Sprinsteen (Giunti), della brava traduttrice Silvia Pareschi. E’ una raccolta di racconti/saggi che ci mostrano la visione dell’America di un’italiana che risiede parte dell’anno a San Francisco. “Il minimo comune denominatore che lega queste dieci storie è un tormento interiore nei confronti di un paese che continua ad amare che tuttavia smentisce spesso la propria promessa di libertà. Lo sguardo predilige l’ironia sulla malinconia sia che si parli di religione sia che si racconti il “palazzo del porno” di San Francisco, un edificio in cui si producono film a luci rosse.” dice Antonio Monda, recensendo il volume sulla Repubblica.