Coronavirus, lettera agli studenti: vincere la «peste» con ragione e umanità

Siamo grati al Prof. Squillace per questa bellissima lettera e per averci offerto l’opportunità di parlare di scuola, di programmi scolastici  e dei capisaldi della nostra cultura.

Domenico Squillace, dirigente scolastico del liceo scientifico Alessandro Volta di Milano, invita i ragazzi ( e i loro genitori) a usare il pensiero razionale per preservare il bene più prezioso: tessuto sociale e umanità. Altrimenti la «peste» avrà vinto davvero

«La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero…». Con questa citazione dai Promessi Sposi si apre la lettera agli studenti pubblicata nella home page del liceo scientifico Alessandro Volta di Milano a firma del dirigente scolastico, Domenico Squillace. Il liceo sorge proprio al centro di quello che era il lazzaretto di Milano.

Dentro quelle pagine manzoniane – scrive più avanti il preside – «c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…».

L’improvvisa chiusura delle scuole per (almeno) una settimana è un evento davvero eccezionale. Neppure in tempo di guerra, sotto i bombardamenti, le scuole erano chiuse: si scappava in rifugio se suonava l’allarme, ma poi le lezioni riprendevano subito. Anche dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, le scuole chiusero per un paio di giorni soltanto».

Nella lettera chiede di mantenere il sangue freddo, di non lasciarsi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale. Di approfittare di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro…
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Informazioni utili

Il Liceo Volta: questo è il portale del liceo Volta con il testo integrale della lettera e informazioni utili sulla scuola. Clicca qui

Il Decameron e Promessi Sposi: sono due pietre miliari della letteratura italiana. Il Prof. Squillaci fa riferimento ai due autori di queste opere, Boccaccio e Manzoni, perché sa che sono un patrimonio culturale nazionale e non c’è nessuno studente italiano che non li conosca.

Il Lazzaretto:È il recinto di forma rettangolare posto esternamente alle mura di  Milano vicino a Porta Orientale, destinato al ricovero degli appestati durante l’epidemia di peste del 1630.
Video del Lazzaretto a Milano oggi.

Il Decameron:  descrive la peste che colpì Firenze (e l’Europa intera) nel 1348, concentrandosi sul degrado morale della società che l’epidemia ha portato con sé in città. Sette ragazze e tre giovani uomini decidono di allontanarsi dalla città, ormai allo stremo, e ritirarsi nella campagna fiorentina dove trascorrono dieci giornate narrandosi vicendevolmente delle novelle per ingannare piacevolmente il tempo.

I programmi scolastici in Italia: ai nostri lettori internazionali ricordiamo che in Italia i programmi scolastici sono decisi a livello governativo e applicati in tutte le scuole d’Italia, pubbliche e private.
Questi, per esempio, sono i programmi  di tutte le materie per i cinque anni del liceo scientifico.

Il programma di italiano per i licei e lo stesso su tutto il territorio nazionale. Per avere un’idea di cosa si studia in letteratura italiana nei nostri licei clicca qui
Il programma governativo per ogni anno scolastico è molto ricco e dettagliato. Qui per esempio potete trovare  il programma di letteratura del primo anno di liceo.

Per la discussione

I Promessi Sposi la cui prima versione è del 1827, e quella definitiva del  1842.è considerato  il testo costitutivo del carattere nazionale dell’Italia e si legge nella scuola secondaria dal 1970, cioè, appunto dall’unità d”italia.

 

La lotta all’analfabetismo

Nel sottoscala della scuola Ferrante Aporti, un edificio degli anni quaranta, tra i primi a urbanizzare la collina Fleming a Roma, Pugliese custodisce le carte in cui è raccolta una delle più impegnative, appassionanti imprese civili dell’Italia repubblicana: la lotta all’analfabetismo. Sono carte preziose, poco o per nulla note, rimaste chiuse per più di quarant’anni e ora sottoposte a vincolo dalla soprintendenza archivistica, che raccontano lo sforzo di una pattuglia di persone che nel dopoguerra si batteva affinché una democrazia in costruzione non prescindesse dall’educazione dei suoi cittadini, adulti in particolare, altrimenti – era l’allarmata convinzione – si sarebbe retta su basi poco solide.

L’archivio appartiene all’Unione nazionale lotta all’analfabetismo (Unla), come i locali che lo ospitano. L’Unla fu fondata nel 1947 per fronteggiare l’incapacità del 13 per cento di italiani – dati del censimento 1951 – di saper leggere e scrivere. Incapacità dichiarata e quindi inferiore alla drammatica realtà, se si considera che il 59,2 per cento degli adulti a quel tempo non era in possesso di licenza elementare. Francesco Erbani, Internazionale.

Spunti di riflessione

Dopo aver letto tutto l’articolo, provare a rispondere alle seguenti domande:

  1. Quando una persona non sapeva scrivere, come firmava?
  2. Che cosa significa l’espressione “analfabetismo di ritorno”? E “analfabetismo funzionale”?
  3. Dove si svolse soprattutto l’attività dell’UNLA? Quali finanziamenti ottenne?
  4. Nell’articolo si parla di Tullio De Mauro, a che proposito?
  5. Che cosa indica il termine “literacy”?
  6. Qual è la percentuale dei laureati tra i 30 e 34 anni in Italia? E la percentuale dei ragazzi che non finisce la scuola secondaria superiore?