Italia da scoprire. La casa estiva dei cani San Bernardo

I cani San Bernardo sono tornati a casa. Come ogni anno, sul colle che a 2473 metri di quota unisce Valle d’Aosta e Svizzera e dà loro il nome. La salita dei cani è una tradizione che si ripete, sulle tracce della storia. Trascorreranno l’estate nel canile dell’ospizio del Colle del Gran San Bernardo, fondato nel 1050 da San Bernardo di Mentone per dare riparo ai viandanti. Lì è cominciata la loro epopea, che nei secoli si è colorata di leggenda e da quest’anno abbraccia tecnologia e modernità. La congregazione di canonici agostiniani del Gran San Bernardo aveva infatti deciso di risanare il canile (vecchio di quasi 50 anni), restauro condotto con la Fondazione Barry, organizzazione svizzera senza scopo di lucro che dal 2005 ha rilevato dai religiosi (sempre meno e sempre più anziani) la gestione del canile e che dal 2014 gestisce il Museo Barryland a Martigny dedicato al cane nazionale svizzero.

Il San Bernardo, «il Gigante delle Alpi», è un cane di grande taglia e indole pacifica. I canonici lo utilizzavano, nei secoli, per aprire la via ai viandanti che salivano in inverno verso il Colle. La tradizione vuole che siano in grado di fiutare, e quindi prevedere, il distacco delle valanghe. E di tirare fuori chi ne veniva travolto. Ogni estate il canile del Colle del Gran San Bernardo e il vicino museo accolgono oltre 25 mila visitatori. In occasione dell’apertura della nuova struttura è stata inaugurata anche la mostra «Barry & Cie» che con fotografie, archivi e stampe, ripercorre la storia secolare del legame tra i canonici e i cani San Bernardo. Hilary Cuneaz, La Stampa

Italia da scoprire. I faggeti

I secolari boschi di faggi sparsi sul territorio italiano sono stati inseriti nel Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. “Dalla Toscana alla Calabria, sono dieci i faggeti premiati, boschi di piante secolari per una superficie complessiva di 2.000 ettari che costituiscono una delle zone più estese di un grande sito diffuso comprensivo di riserve secolari di stanza in ben 12 Paesi: le italiane, quasi tutte fanno parte di parchi naturali come i faggi dell’Appennino tosco-romagnolo oppure in provincia di Viterbo. Michela Tamburrino, La Stampa.

I faggeti possono diventare una meta turistica originale e certamente molto interessante. Alcuni di essi si trovano vicini alle zone recentemente colpite dal terremoto. Nell’articolo si trova una cartina che aiuta a localizzarli.

 

Oggi martedì grasso: l’Italia si mette in maschera

carnevale

Mentre Venezia banchetta, a Viareggio prevale la satira, a Ivrea si lanciano arance e a Fano i dolciumi.
Interessante e colta la panoramica delle diverse tradizioni del Carnevale in Italia proposta dalla Stampa. Un’opportunità per insegnanti e studenti di percorrere dal nord al sud la carta geografica del nostro paese in cerca di luoghi noti e meno noti.

Il carnevale di Venezia – il più celebre d’Italia fin dal ‘700, epoca di decadenza della Serenissima cui i costumi (tricorno su parrucca da cicisbeo. mantello, bastone scaccia-mariuolo) si ispirano – così da lasciare sempre libera la bocca alla degustazione enogastronomica. Dunque, particolarmente adatte all’edizione di quest’anno, aperta sabato scorso da uno show «interattivo» lungo il canale di Cannaregio intitolato Il magico banchetto – Una favola del cibo a Venezia e che ha nell’alimentazione made in Italy il filo conduttore per il serpentone di folla autorigenerante che incessantemente ingorga le calli principali della città, anticipando quello che serpeggerà nelle viscere dell’Expo 2015. (Per sapere di più su questo evento clicca qui: Expo2015)

Ma assai numerosi sono i punti di riferimento del carnevale italiano oltre la laguna, dal Piemonte alla Sicilia, attraverso tutte le regioni, ogni luogo con le sue storie da rievocare, le sue maschere tradizionali, i suoi carri allegorici, i suoi “menù” e i suoi rituali da ribadire anno dopo anno in eccitata escalation fino al culmine del martedì grasso che quest’anno cade il 17 febbraio. Per sapere di più sul Carnevale delle altre città clicca qui. La Stampa

Uso della lingua

cicisbeo: Nel 700 era l’accompagnatore galante di una dama.
mariolo: furfante, farabutto, delinquente, ladro.
calle: si chiamano così le strade di Venezia. Scoprite come si chiamo le piazze a Venezia.

L’Italia vista dallo spazio

l-italia-vista-dallo-spazioMaglietta blu, pantaloni chiari, l’astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), Samantha Cristoforetti, prima italiana astronauta nello spazio, sorride e gioca facendo galleggiare il microfono in assenza di gravità nel collegamento organizzato presso l’Agenzia Spaziale Italiana (Asi). Vicino a lei la bandiera tricolore. È la prima inflight call della missione “Futura”, la seconda di lunga durata per il nostro paese. Partita il 23 novembre, sarà in orbita sulla Stazione spaziale internazionale per sei mesi. Con gli auguri di Natale che arrivano direttaemente dal cosmo. “Dal mio paese ho avuto moltissimo”, spiega, fluttuando nella Iss durante il collegamento con l’agenzia spaziale italiana, “lo devo all’Italia e a tutti gli italiani se sono qui sulla stazione. Il mio augurio è che tutti gli italiani possano dire lo stesso”. …

Essere senza peso è la sensazione più bella per Samantha. “È una sensazione eccezionale quella di lasciarsi andare e fluttuare, chiudere gli occhi e cercare di capire i trucchi del cervello”, ha detto. “La vita a bordo è fatta anche di tanti aspetti di quotidianità e di routine” ai quali bisogna sapersi adattare. Ma la Cristoforetti è assolutamente determinata: “Mi interessa trasformarmi in una creatura dello spazio”. “Nessuna nostalgia, ora prevale l’entusiasmo vedere l’italia dalla cupola è stata un’emozione intensa. Vista dallo spazio è proprio bella. Scalda il cuore”. Repubblica.it.

Approfondimenti

Per conoscere meglio Samantha Cristoforetti, cliccare qui.

Per saperne di più sull’agenzia spaziale italiana (ASI), cliccare qui.

Viaggiare con la fantasia

Grazie a Luisella Arzani la EDT, casa editrice italiana delle guide Lonely Planet, ha lanciato un curioso e interessante progetto, Milleunamappa. Sono mappe – studiate e disegnate per ragazzi – che invitano a sognare paesi lontani, o mai esistiti, seguendo piste suggerite da celebri personaggi: dove si nasconde la casetta di marzapane? Che strada ha scelto Biancaneve per fuggire dal castello della Regina? E nel bosco di Cappuccetto Rosso, quale sentiero è meglio seguire? Anche le avventure narrate nell’Odissea, poema di viaggio composto da un autore che forse non è mai nemmeno esistito, sono diventate una cartina grazie ai disegni di Gek Tessaro. I suoi collage ocra, che richiamano le decorazioni dei vasi greci, segnano un itinerario da seguire con l’indice della mano, sdraiati in salotto in un pomeriggio pigro, quando partire sul serio non è possibile.
Nella foto la mappa del viaggio di Marco Polo, un altro protagonista di queste belle mappe. La Stampa.

Note culturali

casetta di marzapane: il marzapane è un dolce fatto con la pasta di mandorle. La casetta di marzapane è la piccola casa che Hänsel e Gretel, nella nota favola dei fratelli Grimm, trovano nel bosco.
Odissea: sai chi è l’autore dell’Odissea? E il personaggio principale? Prova a tracciare il suo viaggio.
Marco Polo: è stato un grande mercante, viaggiatore ed esploratore veneziano del medioevo. I suoi viaggi sono raccontati nel Milione.

L’hotel capovolto di Armani

Le vere porte dell’Armani Hotel Milano appena inaugurato sono gli ascensori. Sono loro che da un ingresso sobrio sulla via Manzoni – niente reception con bancone, solo una scrivania – fanno volare i clienti ai piani alti, direttamente fra i tetti, i terrazzi i campanili e le guglie del centro. «Sliding doors» attraverso cui si passa dal mondo delle vie del Quadrilatero a quello ancor più rarefatto dello stile Armani. Un mondo capovolto, il suo, in cui per andare alle camere si scende e per rilassarsi si sale fino in cima, dove ha voluto la spa che la maggior parte degli hotel sistema sottoterra.
«È il mio sogno realizzato», dice Giorgio Armani.
Il «sogno» ha iniziato a nascere nel 2004, quando Armani e Mohammed Alabbar decisero di fare insieme gli alberghi più belli del mondo: il primo li avrebbe disegnati, il secondo costruiti. A ospitare l’albergo di Milano è un intero isolato, il «Manzoni 31» chiuso fra quattro strade che fu progettato dall’architetto Griffini nel 1937 e ospita anche una targa con citazione dai «Promessi Sposi» a ricordare che quello è luogo manzoniano.
Il caso ha voluto che il suo primo sospiratissimo hotel italiano inaugurasse proprio al deflagrare della crisi economica e politica. «Credo ancora nell’Italia», dice Armani, «le nostre imprese, a parte qualche crac, qualche infiltrazione e qualche megalomania, sono sempre agguerrite. La volontà di farsi strada nel mondo che vidi negli Anni 60 c’è ancora». La Stampa.

Note di costume e di cultura

Quadrilatero: è il nome che a Milano si dà al quadrato immaginario composto da quattro vie del centro – via Montenapoleone, via della Spiga, Via Manzoni, Corso Venezia – dove si concentrano i negozi della moda.
I promessi sposi è il romanzo storico scritto da Alessandro Manzoni, grande scrittore milanese dell’Ottocento. E’ in parte ambientato a milano.

1000 parchi da riscoprire

Cascate dell’Acquafraggia

“Su per detto fiume si trova chadute di acqua di 400 braccia le quali fanno belvedere”: sono le cascate dell’Acquafraggia descritte da Leonardo da Vinci in un appunto raccolto nel Codice Atlantico. Scorrono a Piuto, in provincia di Sondrio, ed entusiasmarono anche i viaggiatori del Settecento e dell’Ottocento. Queste belle cascate ‘fracte’, spezzate da salti d’acqua, sono uno dei luoghi da riscoprire suggeriti dal giornalista Gianni Farneti nella sua nuova guida a oasi e parchi naturali italiani, 1000 oasi e parchi naturali da vedere in Italia (Rizzoli). … Filo conduttore del libro, un entusiasmo per la scoperta che porta alla ribalta tratti di costa e di mare sfuggiti alla speculazione edilizia e alla pesca industriale, valli, montagne, canyon, forre e caverne risparmiate (per ora) dal turismo di massa, o parchi nazionali inspiegabilmente trascurati. … Non è la classica guida naturalistica, il volume contiene oltre a belle descrizioni di flora, fauna e paesaggio, anche indicazioni pratiche su come arrivare e dove alloggiare e brevi note su feste e tradizioni popolari, su oggetti e cibi tipici. E soprattutto è ricca di appassionanti osservazioni di tipo storico, architettonico, artistico e letterario”. Sole 24Ore.

Uso della lingua

portare alla ribalta, la ribalta è la parte anteriore del palcoscenico. Portare alla ribalta significa mettere in rilievo.

Il centro di Milano diventa un museo

Palazzo Anguissola, su via Manzoni a Milano

“Progetto cultura” è il nome dell’ambizioso impegno della maggiore banca italiana, Intesa San Paolo, nel campo dei beni culturali. Al centro di questo progetto si situa il nuovo museo che aprirà a settembre a Milano.
“Il nuovo museo milanese si chiamerà Gallerie di Piazza Scala e darà vita a un ‘nuovo quadrilatero‘ – così non ci sarà solo quello della moda. Coinvolgerà quattro palazzi storici … Palazzo Anguissola, del 1775; l’ampliamento di questa dimora realizzato nel 1829 dal maestro del neoclassicismo Luigi Canonica; l’adiacente Palazzo Brentani-Greppi e l’ex sede della Banca Commerciale, costruita su piazza Scala da Luca Beltrami tra il 1909 e il 1911 in stile rinascimentale. Nelle oltre venti sale ricavate all’interno di questi spazi saranno esposte inizialmente 200 opere (alla fine oltre a mille) provenienti dalle collezioni della banca. Ci saranno opere di Francesco Hayez, Gerolamo Induno, Angelo Inganni, ma anche di Mosè Bianchi, Gaetano Previati e Aristide Sartorio. Un allestimento particolare sarà riservato ai bassorilievi del Canova“. Corriere della Sera.

Note culturali

il quadrilatero della moda: è il distretto al centro di Milano dove si concentrano i negozi e gli atelier delle firme più importanti della moda. E’ composto da quattro vie che formano una sorta di quadrato: via Montenapoleone, via Manzoni, via della Spiga e corso Venezia.
Francesco Hayez, Gerolamo Induno e Angelo Inganni sono pittori milanesi o lombardi dell’Ottocento. Mosè Bianchi, Gaetano Previati e Aristide Sartorio sono pittori e scultori italiani della fine dell’Ottocento, primi del Novecento. Canova è uno dei massimi sculturi italiani tra Settecento e Ottocento.

Va’ a quel paese

E’ il titolo di un bizzarro dizionario di toponomastica, una guida all’Italia dai nomi strambi – ma veri – come dice il sottotitolo. L’autore è Marino Montano, della cui biografia sappiamo solo che non è nato, né vive, in nessuno dei paesi citati dalla sua guida. L’editore è Cargo. Ecco qualche esempio di nome strano di città,  Castelletto Scazzoso si è trasformato in Castelletto Monferrato (Alessandria), Cazzimani in Borgo San Giovanni (Lodi) e si capisce perché. Belfiore (Verona) si è chiamato Porcile fino al 1547, e Belfiore di Porcile fino al 1967. Melma è diventato Silea (Treviso) dal 1934. Nella richiesta di cambio di denominazione il Podestà Matteo Frantin spiega al Re che ‘tale nome è divenuto antipatico agli abitanti perchè si presta allo scherno’. Ma la maggioranza si tiene il nome avuto in sorte, come si accetta un parente con una rotella fuori posto, anche quando si presta all’equivoco, vedi Spinello, Tre canne, Fumo e Rollo. Oppure Acquapagana, Purgatorio e Altolà”. La Stampa.

Uso della lingua

va’ a quel paese (del titolo) è un’imprecazione che equivale a mandare qualcuno al diavolo
avere una rotella fuori posto significa essere un po’ matti
Podestà è l’equivalente del sindaco (mayor) nell’epoca fascista.
Invitiamo i lettori a trovare le allusioni “equivoche” dei nomi delle città citate nell’articolo.

La nuova Torre di Pisa

Addio alla rete di impalcature e ponteggi: terminato, dopo vent’anni di lavori, il restauro dei marmi della Torre di Pisa, le cui storiche pareti erano deturpate da scritte, incisioni e segni di smog e degrado. Piazza dei Miracoli torna così all’antico splendore, mentre la Torre continua a raddrizzarsi, secondo un programma che dovrebbe portare a un consolidamento del monumento destinato a durare almeno per i prossimi trecento anni. A mezzogiorno di ieri [il 21 aprile, n.d.r.], sotto un sole quasi estivo, la Torre Pendente risplendeva in Piazza dei Miracoli. Mai pisani e turisti l’avevano vista così bianca. E libera, dopo vent’anni, da impalcature e “brache“, ponteggi e legacci, quell’improbabile camicia di forza che il monumento ha dovuto indossare contro le follie di una pendenza sempre più pericolosa e un lento eppure inesorabile degrado dei marmi. Corriere della Sera.

Uso della lingua

Le impalcature e i sostegni che fino a pochi giorni fa nascondevano la Torre di Pisa sono chiamati metaforicamente brache – mutande o calzoni, un termine usato per lo più in modi di dire -, legacci – corde sottili -, e camicia di forza – camicia con le maniche molto lunghe che serve per contenere i malati mentali ritenuti pericolosi.