Meglio lo zucchero a velo della cocaina?

Meglio lo zucchero a velo della cocaina? In rete sta facendo discutere una campagna di sensibilizzazione contro l’uso delle droghe del Comune di Roma. Sul manifesto, un ragazzo che preferisce cimentarsi con un la “polverina” del pandoro piuttosto che sniffare coca. E un hashtag che invita i romani a postare su Twitter tutto quello che, secondo loro, è#moltomeglio della droga. Ma più che gli attesi complimenti e paragoni buonisti, sull’account dell’Agenzia capitolina per le tossicodipendenze (Act) sono piovute critiche e prese in giro  .Reazioni a cui l’Act cerca di reagire con ecumenici inviti al sorriso, ma il pubblico dei social non perdona: la critica è soprattutto di sostanza, molti attaccano “l’ambiguità” del manifesto, e il fatto che si parli della droga quasi ammiccando, senza che si spieghi a possibili fruitori del messaggio (magari ragazzini) cosa sia la cocaina, i danni che può creare e il mercato criminale che alimenta.
…il contestato manifesto sarebbe l’ultimo colpo di coda della giunta che ha preceduto Ignazio Marino, e infatti il sindaco, dopo essere stato subissato di proteste, lo ha rinnegato con un tweet: “E’ un manifesto che non mi piace per niente, fatto in autonomia da Act Roma, agenzia fra l’altro in via di chiusura”.   Espresso

Uso della lingua
pandoro: un dolce tipico delle feste natalizie che si mangia coperto da un velo di zucchero in polvere.
capitolina: è un aggettivo che significa “del Campidoglio” e quindi per estensione del termine “della città di Roma”.
ecumenicoChe supera le divisioni all’interno del mondo cristiano, in generale significa “conciliatorio”.
colpo di coda: ultimo movimento del corpo di un pesce prima di morire. Si usa per significare “l’ultimo atto” o “un atto estremo”.
giuntaOrgano collegiale preposto all’amministrazione di un ente pubblico territoriale.


Note di cultura
Ignazio Marino: il sindaco appena eletto di Roma, trapiantologo di fama internazionale, esponente del PD (Partito Democratico) che rappresenta l’area di centro-sinistra.


La Costituzione Italiana e l’eutanasia, argomenti a favore

Il testamento biologico o quello “bio-illogico” come suggerisce la vignetta. Quale offende la Costituzione?
Proponiamo ai nostri lettori l’opinione del giornalista Michele Ainis del Sole 24 Ore e i quattro argomenti da lui sollevati a difesa del diritto al biotestamento e contro l’attuale decreto di legge Calabrò.
Se trasformiamo il diritto al biotestamento in un divieto, come vorrebbe il ddl Calabrò che la Camera sta per licenziare, questo è secondo Ainis, un atto anticostituzionale. Perché?

In primo luogo, l’art. 32 della Costituzione configura la salute come un diritto, non come un dovere. Nessuno va in galera se ha messo su qualche chilo di troppo, e dunque nessuno può essere costretto a sopravvivere a se stesso. Tant’è che il suicidio non è affatto un reato. Se ci provi e poi non ti riesce, rimani a piede libero. Ma è assurdo consentirtelo quando ne hai le forze, e invece proibirtelo quando il tuo corpo è esanime, carne appesa a un ago. Per lorsignori, viceversa, puoi ucciderti soltanto se stai bene. In secondo luogo, lo stesso art. 32 pone un limite alla libertà di decidere i propri trattamenti sanitari, se entra in gioco un interesse della collettività. È il caso delle vaccinazioni, obbligatorie benché talvolta il vaccinato possa subirne un danno fisico. Servono a evitare i rischi del contagio, così come internare un matto serve a proteggere gli altri dai suoi accessi di violenza. Ma quale minaccia recano i moribondi al prossimo? Di quale infezione era portatrice Eluana Englaro?

In terzo luogo, l’arte e la scienza sono libere, dice l’art. 33. Significa che lo Stato non può dettare agli scultori il soggetto da raffigurare, né stabilire in una legge come si curino i malati. Lo ha messo nero su bianco pure la Consulta (sentenza n. 382 del 2002): «Non è il legislatore a poter stabilire direttamente e specificamente quali siano le procedure terapeutiche ammesse, con quali limiti e a quali condizioni». Sicché il ddl Calabrò calpesta l’autonomia della scienza medica, insieme alla pietas dei familiari del malato. In quarto luogo e infine, c’è un ultimo diritto offeso da questa normativa poliziesca. Anzi è il primo diritto, quello di cui tutti gli altri sono figli. Il diritto alla privacy, che nella sua accezione generale garantisce la libertà degli individui rispetto al l’oppressione dei poteri pubblici. Libertà dalle angherie di Stato, che rendono un inferno la nostra vita quotidiana. Almeno da morti, lasciateci andare in paradiso.   Il Sole24 Ore

Uso della lingua

licenziare: approvare
lorsignori: Lorsignori è una forma più “colta” di “signori”, significa “loro + signori”. Di solito sottintende un ateggiamento di deferenza (molto rispetto), qui potrebbe essere usato con ironia.
mettere nero su bianco: dichiarare apertamente, con chiarezza.

Nella Carta il diritto di rifiutare le cure

“La vita è una questione di scelte” è uno spot di 44 secondi, censurato in Australia ed ora in rete, realizzato dal gruppo ‘The Works’ di Sidney per l’associazione Exit international. È stato rilanciato in Italia dall’Associazione Luca Coscioni e dal Partito Radicale.

Dopo la morte di Eluana Englaro il dibattito sull’eutanasia in Italia  è cresciuto in modo esponenziale.
Per questa ragione ci sembra interessante riproporre ai lettori del nostro blog le tappe più importanti e i nodi più dibattuti della questione.
Il 9 febbraio 2009 Eluana Englaro moriva nella casa di cura “La Quiete”.  Aveva 38 anni ed era vissuta per 17 anni in stato vegetativo, . Contemporaneamente, al Senato si discuteva il progetto di legge attraverso cui il Governo cercava di impedire la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione che ancora tenevano in vita la ragazza. Con la morte di Eluana terminava anche la lunga battaglia giuridica che suo padre portava avanti da quando la ragazza era rimasta coinvolta in un’incidente automobilistico, il 18 maggio del 1992, mentre tornava da una festa. Ma il dibattito scatenato dal suo caso rimaneva aperto e il clima politico molto caldo. Mentre il Governo Berlusconi era fautore di una legge che impedisse il diritto all’eutanasia, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, aveva fin da principio appoggiato la decisione della Corte Costituzionale rifiutandosi di firmare il decreto del Governo che impediva la morte di Eluana.   L’Italia intera aveva seguito con molta passione la vicenda di Eluana, ed era spaccata in due.  Tuttavia, secondo un sondaggio Demos condotto per il quotidiano “La Repubblica” nel Novembre 2008 risultava che alla domanda: “Lei è favorevole o contrario alla possibilità di lasciare un testamento, il cosiddetto testamento biologico, in cui dare indicazioni ai medici e ai familiari di cosa fare in caso di coma irreversibile?” gli intervistati avessero risposto:
Favorevole 79,4% Contrario 13,3% Non sa/non risponde 7,3%
Nonostante la netta prevalenza dei favorevoli al biotestamento, il 26 marzo del 2009 il Senato ha approvato il molto contestato decreto legge Calabrò,  con 150 voti a favore e 123 contro. Questo è il testo dell’articolo di legge (DDL).
Le ragioni dell’opposizione contro questo testo di legge sono che con alcune opportune modifiche la maggioranza avrebbe di fatto annullato la validità del biotestamento. La più grave delle clausole  apportate alla legge è quella della “non obbligatorietà” da parte dei medici,  per cui come – sottolinea Gaetano Quagliariello, vice presidente dei senatori Pdl – Vogliamo lasciare al medico un margine per poter intervenire a fronte di nuove evidenze scientifiche”. L’opposizione, a partire dal senatore Pd Ignazio Marino accusa la “modificata” proposta di legge  di esssere “una presa in giro per i cittadini – per cui il biotestamento diventerebbe  secondo Felice Casson (Pd) – “carta straccia“. La Repubblica 

Uso della lingua
Palazzo Madama: Palazzo Madama è la sede del Senato della Repubblica. Spesso nel linguaggio giornalistico il termine sta ad indicare il Senato vero e proprio.

carta straccia: letteralmente carta straccia significa “waste paper”, qui indica qualcosa del tutto inutile.

L’Italia sa essere piu’ “verde”

Lo slogan ambientalista “pensa globale, agisci locale” trova conferma nell’ esperienza italiana. Dal rapporto “Comuni rinnovabili 2010” di Legambiente risulta infatti che quasi 7000 Comuni in Italia hanno installato un impianto “verde” di energia rinnovabile e molti  riescono a  produrre piu’ energia elettrica di quanta ne consumano”, creando nuovi posti di lavoro, e offrendo maggiore benessere e una migliore qualità della vita.

Secondo Legambiente questo tipo di rivoluzione dal basso che parte dal territorio e’ la vera alternativa alle proposte del governo in favore dell’ energia nucleare. La Repubblica