Ve lo mettereste un kimono di francobolli usati? O una casacca di bustine di tè, o ancora un coprispalle realizzato con fogli di riviste (vedi foto)? “Fashion paper”, la mostra curata da Bianca Capello (fino al 12 maggio a Milano, a Palazzo Isimbardi, e poi a Firenze e Torino) è visionaria e spiazzante. C’è la borsa che rivela l’astuto riutilizzo di vecchi spartiti musicali. Lussuosi gioielli prodotti con tubi di cartoncino e ritagli salvati dal macero. Una magnifica collana rossa (corallo, all’apparenza) creata con carta igienica che inganna anche il tatto. Piegata, ricamata, intrecciata, cucita, riciclata, incollata, colorata, la carta assume decori e forme insospettabili. “Fashion Paper” è soprattutto una provocazione: ciò che buttiamo può avere una seconda chance. La Stampa.
Monthly Archives: April 2010
John Elkann, il novo principe ereditario della famiglia Agnelli
A dispetto del nome, John Elkann è un autentico Agnelli ed è lui che il 21 aprile è stato nominato presidente della Fiat, l’industria automobilistica italiana fondata nel 1899 dal suo bisnonno Giovanni Agnelli. Ma il ritratto del nuovo principe ereditario è diverso dallo stereotipo della famiglia Agnelli, spesso paragonata per ricchezza, glamour e disgrazie ai Kennedy. John Elkann, detto Jaki, ha 34 anni, è nato a New york ed è cresciuto tra la Francia, l’Italia e il Brasile. Proprio per questa sua formazione cosmopolita John Elkann ha dei progetti per la Fiat che potrebbero rivoluzionare il futuro di quest’industria di “famiglia” e farne un’industria con un profilo internazionale. A soli 22 anni, mentre studiava ingegneria al Politecnico di Torino, ha lavorato in incognito in una fabbrica Fiat a Birmingham in Gran Bretagna, dove nessuno sapeva chi veramente fosse, neppure la famiglia da cui abitava e con la quale trascorreva le serate davanti alla tv. In questi dieci anni di formazione John ha dovuto navigare attraverso molti scandali familiari che ha saputo gestire con dignità e saggezza. Nonostante l’apparenza il bello ed elegante Elkann non ha nulla dei modi di fare da playboy del nonno Gianni Agnelli. Al contrario, è molto timido e discreto. Ma soprattutto John Elkann sembra essere un uomo di questo secolo, che sa muoversi nel mondo, che non ha paura dei cambiamenti, in un paese come l’Italia dove si fa tutto affinché nulla cambi. Internazionale.
I robot-bambini italiani
L’Istituto Italiano di Tecnologia (Iit), fortemente voluto dal ministro dell’Economia Giulio Tremonti e dal direttore generale del Tesoro Vittorio Grilli, è stato fondato nel 2003 con l’intenzione di creare una struttura completamente nuova, da plasmare sul modello delle migliori esperienze internazionali, nella convinzione che in Italia sia meglio ricominciare da zero piuttosto che tentare di modificare ciò che modificabile non è. Soprattutto l’Università.
Oggi l’Iit chiude la fase di avvio mantenendo i propri impegni. I laboratori sulle colline di Genova sono completamente operativi nei tre campi di attività principali: robotica, scienze della vita e nanotecnologie. La robotica è la più sviluppata: dodici robot umanoidi con sembianze infantili (v. foto) – basati su un sistema open source che consente agli acquirenti di personalizzarli con proprie applicazioni – sono già stati venduti a laboratori di tutto il mondo a 250 mila euro l’uno. Nella sede centrale genovese e nella rete delle altre otto create in tutta Italia, lavorano circa 800 ricercatori: un terzo italiani, un terzo stranieri e un terzo connazionali rientrati in patria. Ogni ricercatore è stato scelto secondo criteri di valutazione internazionali. A cominciare dal direttore scientifico Roberto Cingolani, un fisico laureato alla Normale di Pisa con esperienze in Germania al Max Planck Institut e in Giappone. Corriere della Sera.
Adesso il libro sale sul taxi
Nuovi italiani
Ornela Vorpsi è albanese, vive in Francia, lavora come fotografa per inglesi, ha scelto di scrivere in italiano il suo libro di racconti Bevete cacao Van Houten! in uscita presso Einaudi in questi giorni. Da questo “magma”, come lei stessa lo definisce, vengono un lessico e una grammatica che spiazzano. “È stato un processo spontaneo – spiega – Ho vissuto solo cinque anni a Milano dove ho frequentato l’Accademia di Brera. Ma quando ho cominciato a scrivere, l’ho fatto in italiano. Riflettendoci poi, mi sono resa conto che avevo la necessità di lasciare fuori la mia infanzia. Che avevo bisogno di una lingua straniera che raffreddasse una materia incandescente, che mettesse distanza”. È un’esperienza recente per i lettori italiani: percepire sensibilità e mondi diversi senza il filtro della traduzione. Leggere la propria lingua a volte stravolta e quindi rinnovata da autori che non sono di origine italiana. Oppure restituita a una purezza da libri di scuola. O ancora volutamente piegata a sonorità che vengono da lontano. Tutto quello che è successo già all’inglese, al francese, anche al portoghese, nella letteratura, per noi è una novità: l’italofonia. Corriere della Sera.
Si chiama Gina la baby giraffa nata nel Bioparco di Roma
Rita Levi Montalcini compie 101 anni e il web la festeggia
Il 22 aprile Rita Levi Montalcini premio Nobel per la fisiologia e medicina e senatrice a vita ha compiuto 101 anni. Per festeggiare il suo compleanno e’ stata organizzata una festa sul web intitolata” “Rita101”, due ore di maratona on-line in diretta da Bologna con oltre 3.000 adesioni dal gruppo Facebook creato ad hoc, e circa 2.000 utenti collegati simultaneamente. Nel suo intervento al programma radiofonico la Montalcini ha affermato che il regalo che desidera per il suo compleanno sarebbe vedere “più interesse e sostegno alla ricerca” in Italia. Ha ribadito che “gli scienziati sono una grande risorsa del paese” e devono essere valorizzati e non lasciati scappare all’estero. Durante le due ore della maratona si sono susseguite interviste su skype con personaggi celebri del mondo della ricerca dall’Italia e dal mondo. Uno degli obiettivi della serata e’ stato anche quello di lanciare il 5 per mille a l’Ebri, (European Brain research institute) l’istituto di ricerca fondato dalla Montalcini. Il Messaggero
Il Post
Il 20 aprile è partito un nuovo quotidiano italiano gratuito online: Il Post. Il direttore responsabile è Luca Sofri, 45 anni, noto giornalista multimediale. Il nome, Il Post, vuole evocare i “post” pubblicati sui blog, ma anche i “post-it”, e si ispira a modelli americani, come l’Huffington Post. “Il Post è una cosa così: per metà aggregatore (altro termine equivoco), per metà editore di blog. Ha una redazione che pubblica notizie, storie, informazioni raccogliendole in rete e nei media, e linkando e segnalando le fonti”, dice Luca Sofri presentando il suo giornale. “Il Post non fa ‘reporting’ come dicono gli americani: aggreghiamo e raccontiamo informazioni prodotte da altri… ma non ci sottrarremo al racconto di storie inedite e trascurate quando le troveremo, e su questo contiamo molto sulla collaborazione e l’aiuto di tutti.” IlPost.
Supereroi americani matite italiane
Noi donne, meno libere di vent’anni fa

L’articolo ha sollevato una discussione (a cui vi invitiamo a partecipare inviandoci i vostri commenti). Maria Laura Rodotà, caustica notista (giornalista/editorialista) del Corriere, si dichiara fondamentalmente d’accordo con Tamaro. “E così, il femminismo italiano ha avuto durata breve, è stato marginale. E il suo ripiegamento riflessivo ha contribuito a danneggiare le donne lavoratrici, le donne madri, le donne omosessuali, le donne avventurose, e tutte le minoranze. Anche grazie allo scarso femminismo, in Italia non si è mai creata una vera cultura del politicamente corretto.”