Comincia tra pochi giorni a Orvieto, l’Umbria Jazz Winter, sorella invernale dell’Umbria Jazz di luglio. L’evento avrà luogo dal 29 dicembre 2010 al 2 gennaio 2011, cinque giorni a cavallo di Capodanno secondo una tradizione ormai consolidata. Prima di parlarne, è il caso di fare una piccola storia di questo festival, nato nel 1993, quando l’Umbria Summer Jazz di Perugia aveva vent’anni, e nato come un audace colpo di testa sul cui successo molti nutrivano dubbi. Prima di tutto per il periodo, scelto per l’evento. In quei giorni, si disse, la gente va a sciare oppure a godere il mare d’inverno, oppure se ne sta a casa in riposo e/o in godurie gastronomiche. Poi per la scelta logistica. Orvieto è bellissima con le sue strade, le chiese, le torri, i vicoli misteriosi e silenziosi, il Duomo maestoso, ha sale pregevoli, ma è piccola, non è in grado di ospitare un festival musicale e via di questo passo (and so on and so forth). Fra la sorpresa generale, si vide subito che l’esperimento aveva successo. Gli spettatori arrivarono numerosi sulla incantevole rocca di tufo (tuff cliffs), e si capì che erano spettatori musicalmente colti come si era sperato. Un po’ alla volta, la manifestazione di Orvieto assomigliò sempre più, nella struttura musicale, a quella di Perugia: concerti da mezzogiorno a notte fonda, e così dopo diciott’anni continua a “tenere“. Il Sole 24 Ore
Uso della lingua
a cavallo di: tra (between)
colpo di testa: decisione precipitosa (rash decision)
goduria: piacere. Deriva da “godere“
notte fonda: molto tardi nella notte
tenere: in questo caso significa “durare”