La rivolta dei “book block”

Continua la protesta dei giovani in tutta Italia contro la proposta di legge Gelmini di riforma dell’università.  Ma la contestazione degli studenti  ha un aspetto nuovo e a dir poco inusuale. I grandi della letteratura sono diventati i simboli delle manifestazioni contro la riforma universitaria.  “Letteratura contro i tagli alla cultura” è il loro slogan.  Per questo il movimento è stato ribattezzato “Book Block”, con un chiaro richiamo ai “black block” della generazione degli anni ’80.  Gli studenti che ne fanno parte dimostrano corteo dopo corteo innalzando dei simbolici “scudi letterari”, con i nomi dei classici più famosi, Don Chisciotte e Satyricon, il Decamerone e L’Isola di Arturo, Cent’anni di solitudine e il Principe di Machiavelli, Gomorra ma anche Il Sole nudo di Asimov e Q di Wu Ming.  Ma come interpretare allora questa biblioteca così particolare, dove c’è anche la Costituzione italiana, le cui immagini stanno facendo il giro del mondo, contrapposte ai caschi e ai manganelli della polizia, ma dove l’unico libro “contemporaneo” è Gomorra di Saviano, fatta eccezione per Q, libro cult dei Wu Ming. 
Di certo non sono letture comuni a questa generazione, sembrano uscite più dall’immaginario anni Sessanta e Settanta dei loro genitori che non dall’esperienza diretta dei ragazzi. Però il messaggio pubblicitario funziona, è efficace: vedere un agente picchiare Don Chisciotte fa una certa impressione…
E quasi entusiasta è il commento di Gian Mario Anselmi, docente di Letteratura italiana all’università di Bologna. “Questi ragazzi si sono fatti scudo della cultura che è la nostra vera e unica identità. Noi ci difendiamo con i classici mentre voi, Governo, fate crollare Pompei. I titoli che citano sono diversissimi, arrivano da chissà quali suggestioni e consigli, ma non importa, è il simbolo che conta.
E su quegli scudi si parlava di utopia, di storia, di coraggio, d’amore”.LaRepubblica

Uso della  lingua
immaginario: l’immagine che i giovani hanno della contestazione fatta dai loro genitori negli anni “60 e ’70.
Per maggiori informazioni sul dibattito intorno al progetto di legge che ha diviso l’Italia consigliamo di leggere:

Boom della mozzarella

È più forte della crisi della munnezza in Campania: è la mozzarella di bufala. Non corre, vola sui mercati. Nel primo semestre del 2010 ha fatto registrare un aumento dell’11,5% in produzione (dai 16milioni di kg del 2009 agli oltre 18milioni dell’anno in corso) e del 15,38% in valore, pari a 150 milioni di euro (dai 130 milioni di euro dei primi sei mesi del 2009). Il latticino più amato dagli italiani ha dimostrato di saper tenere duro nonostante i pesanti danni all’immagine, a dispetto del calo di fiducia per tutto ciò che è made in Campania. Ogni anno vengono prodotti in media 30 milioni di kg di mozzarelle di Bufala Campana, numeri in costante crescita, triplicati in venti anni. Un quinto della produzione viene esportata, in particolare in Francia (21,3%), Usa (19,7%), Germania (16,9%) e Regno Unito (16,4%). Sono ovviamente ancora forti i canali di vendita tradizionali come il dettaglio (26%) e la vendita diretta (13%), mentre appaiono in crescita il settore alberghiero (8%) e stabile la grande distribuzione con il 47%. Il Messaggero.

Uso della lingua
munnezza: è una parola del dialetto campano; significa rifiuti, garbage;
danni all’immagine: qui ci si riferisce al problema dei rifiuti in Campania e all’inquinamento che ne deriva;
grande distribuzione: sono i supermercati.

Vespa, un mito al cinema

A raccontarne la storia del celebre veicolo è l’esposizione “La Vespa e il Cinema”, al Museo Piaggio di Pontedera.   In mostra, a bordo della mitica Vespa,  i ritratti delle grandi star del cinema, da Marcello Mastroianni a Virna Lisi, da Raquel Welch a Ursula Andress, ma anche Henry Fonda, Gary Cooper, Anthony Perkins, Jean-Paul Belmondo, Milla Jovovich, Eddie Murphy, Owen Wilson o Gérard Depardieu.

La due ruote di casa Piaggio è stata immortalata in decine di film: dalla ‘Dolce Vita’ di Federico Fellini, a ‘Caro Diario’ dove Moretti la guida con fare scanzonato, zigzagando tra le strade deserte di una Roma di Ferragosto. Gregory Peck ci porta a spasso Audrey Hepburn facendo lo slalom tra i sanpietrini in “Vacanze Romane”. Nel film “Alfie”,  Jude Law più irresistibile che mai rubava cuori scorrazzando per le vie di Manhattan sulla sua 2 ruote Piaggio. Era gialla invece la Vespa di Nicole Kidman, che attraversava le vie della Grande Mela in “The Interpreter” di Sydney Pollack.  Con le oltre 200 immagini di filmati storici, spot d’antan, foto di scena e proiezioni delle più celebri pellicole, “La Vespa e il Cinema” ripercorre più di mezzo secolo di sogni su due ruote.  Eclettica, pop, personalizzata nei modi più stravaganti e persino ironica, la Vespa oggi è uno status symbol dall’eleganza sbarazzina, con una carriera cinematografica da grande star. L’Espresso

Uso della lingua

sampietrini: sono le pietre usate per pavimentare le strade di Roma. Ma nell’antichità erano usate per pavimentare Piazza San Pietro a Roma, da cui il nome.
due ruote e quattro ruote:  un modo diverso di chiamare lo scooter e l’automobile. Utilizza una figura retorica che si chiama sineddoche, dove una parte del nome sta per il tutto.