il viaggio degli scrittori ebrei nel ‘900 italiano

In occasione della Giornata della Memoria, abbiamo scelto questo articolo a restimonianza del prezioso ruolo giocato dagli scrittori ebrei italiani nel 900. A ricordarlo è stato  Alain Elkann, nel suo intervento all’ambasciata italiana a Londra. La letterarura ebraica in Italia  è  “tanto integrata al resto della coscienza collettiva che spesso e volentieri non viene neppure riconosciuta come tale. Ma italiana punto e basta.
“Più che storia della differenza, pur tra integrazioni e discriminazioni, è dunque una storia d’incontri. Il risultato è un percorso narrativo che parte da Italo Svevo – il padre della «letteratura europea in Italia»,  a Alessandro Piperno. Nel mezzo Moravia, Primo Levi e Carlo Levi, Natalia Ginzburg, Giorgio Bassani. Grandi della letteratura italiana (ma non solo) che interpretano, ciascuno a modo suo, l’epopea del Novecento dal loro osservatorio privilegiato di «ebrei, mezzi ebrei, religiosi o laici» .
«Da italiani – dice Elkann – dovremmo essere orgogliosi di avere una delle più importanti letterature ebraiche del mondo, scritta in italiano».
LaStampa

Uso della lingua

spesso e volentieri: è un modo di dire  che si usa per rafforzare l’avverbio spesso. In inglese “as often as not”.
punto e basta: un’altra espressione idiomatica che significa “senza ulteriori discussioni. In inglese “period”.

Pelle di donna

Gillo Dorfles, “Strega in metamorfosi”, 2010

“Pelle di donna” è il titolo di una mostra che si è appena aperta alla Triennale di Milano. Di questa mostra parla Gillo Dorfles, uno dei più grandi e noti critici dell’arte italiani, che ha ben 101 anni, ma che continua a essere più che mai attivo. “La mostra dedicata al rapporto tra la pelle dell’uomo – e soprattutto della donna – e l’opera d’arte mi sembra di grande interesse perché mette in luce quanto possa valere lo stimolo creativo di questa fondamentale struttura del corpo umano nella realizzazione di un’opera artistica, soprattutto di quella pittorica.

Che ognuno «tenga prima di tutto alla propria pelle»; che gli accada di avere «la pelle tesa» per lo spavento, o addirittura che gli venga «la pelle d’oca»: basterebbero questi o tanti altri modi di dire per dimostrare quanto la nostra pelle ci sia cara, anzi indispensabile. Non ci possono essere dubbi circa il valore artistico, fisiologico, antropologico, economico di questa importante struttura umana …  Il Sole 24Ore.

La mostra sarà aperta fino al 19 febbraio prossimo.

Uso della lingua

Nell’articolo Dorfles inserisce di proposito alcuni dei più noti modi di dire che hanno per protagonista la pelle e che abbiamo evidenziato in rosso. Vi invitiamo a cercarne altri nel resto dell’articolo.

Roberto Saviano copertina dell’anno

La copertina dedicata a Roberto Saviano, autore di Gomorra è stata la più votata dai lettori di Vanityfair.it
Lo scrittore, che vive sotto scorta a causa delle sue denunce contro la criminalità organizzata  di stampo mafioso racconta perché ha accettato con entusiasmo l’invito a insegnare alla New York University, e come è stata l’esperienza – terminata poche settimane fa – di vivere per sei mesi a New York.

Saviano dice di capire Calvino quando scrive: “Io amo New York, e l’amore è cieco. ”Ma allo stesso tempo ammette  di non aver mai pensato  così tanto all’Italia come durante la sua vita a New York.   Il down­town è pieno  di un’Italia che è scap­pata dall’Italia nel corso di due sec­oli, cre­dendo di trovare in Amer­ica strade las­tri­cate d’oro, ma che ben presto si accorse che  che “non solo le strade non erano las­tri­cate d’oro, ma che erano pro­prio loro quelli che dove­vano las­tri­care quelle strade”.
Italia a New York  vuol dire tre cose: moda (ele­ganza e design), cul­tura culi­naria e mafia. Gli italoamer­i­cani dicono che non ne pos­sono più di sen­tir par­lare di mafia, sem­pre asso­ci­ata ai loro cog­nomi, alle loro facce, alla loro cul­tura. Ma, secondo Saviano,  è un errore, pen­sare che i Soprano dif­famino la comu­nità italoamer­i­cana. “La nos­tra forza sta pro­prio nel rac­con­tare un fenom­eno che in Italia è forse più antico e potente che nel resto del mondo e poterlo denun­ciare. E poterlo inseg­nare. Non si risponde alla diffamazione che c’è, che è reale, con l’omertà, ma rac­con­tando.

Vanity Fair.it

Uso della lingua 
di stampo: di tipo.

omertà: codice d’onore o codice del silenzio, in vigore nelle comunita’ italiane controllate dalla mafia e esportato oltre oceano nelle comunita’ italo-americane.

La prevalenza dello Schettino

C’erano voluti due mesi per ritornare all’onor del mondo. Due mesi di loden e manovre, di noia e ricevute fiscali. Due mesi per nascondere i politici di lungo corso sotto il tappeto o in un resort delle Maldive. Due mesi per far dimenticare il peggio di noi: la faciloneria, la presunzione, la fuga dalle responsabilità. E invece con un solo colpo di timone il comandante Schettino ha mandato a picco, assieme alla sua nave, l’immagine internazionale che l’Italia si stava ricostruendo a fatica. Siamo di nuovo lo zimbello degli altri, il luogo comune servito caldo nei telegiornali americani, il pretesto per un litigio fra due politici francesi (francesi!), uno dei quali ieri accusava l’altro di essere «come quei comandanti che sfiorano troppo la costa e mandano la loro barca contro gli scogli». Massimo Gramellini su La Stampa.

Non volevamo tralasciare di commentare la tragedia del naufragio della nave da crociera Costa Concordia, di cui ampiamente parla la stampa americana. E lo facciamo presentando l’editoriale di uno dei commentatori più acuti e caustici del giornalismo italiano, Massimo Gramellini della Stampa.

Uso della lingua

loden: il loden è un cappotto molto diffuso in Italia, fatto di tessuto tirolese. E’ anche il cappotto usato da Monti, l’attuale primo ministro. Qui è usato in senso metonimico per indicare appunto Monti.
politici di lungo corso: di solito si usa l’espressione “capitano di lungo corso” , cioè un capitano di una nave autorizzato a navigare ovunque. Qui è usato in senso ironico.
zimbello: bersaglio della derisione altrui

Su e giù per lo Stivale sulla 500 a caccia dei nuovi eroi italiani

Due giovani registi, Gustav Hofer e Luca Ragazzi, si sono dati sei mesi per decidere se trasferirsi a Berlino o restare a Roma.  Per capirlo balzano su una vecchia 500 e partono per un viaggio lungo lo Stivale, dalla Torino della crisi alla Sicilia soffocata dagli abusi edilizi e girano «Italy love it or leave it». Il documentario, uscito in dicembre non ha avuto un grande pubblico nelle sale cinematografiche, ma grazie a passaparola e link  è stato uno dei più scaricati su ITunes, diventando un piccolo caso.
Forse il segreto del successo del documentario è che l’ esperienza che descrivono è di questi tempi comune a molti giovani italiani. I motivi per lasciare l’Italia sono molteplici e ben noti, ma come spiegano i due giovani,  «è anche vero che noi tutti troppo spesso ci lamentiamo di qualcosa senza mai veramente rimboccarci le maniche per far sì che le cose possano andare diversamente». Nel loro documentario i  registi hanno cercato e trovato « la conferma che esiste un’Italia nascosta che di fatto è l’Italia migliore, fatta di persone che combattono silenziosamente» Hanno cercato di «rendere giustizia a questa Italia dandole la possibilità, per una volta, di esprimersi con la propria voce» e forse hanno anche dato  una ragione in piu’ per non emigrare a tanti giovani come loro che vorrebbero dare qualche cosa al loro paese.
LaStampa.it

Uso della lingua

Balzare: saltare
Stivale: è una comune figura retorica. Si usa  un attibuto, la forma di stivale dell’Italia per riferirsi all’Italia stessa.
rimboccarsi le maniche: è  una metafora che significa mettersi a lavorare, darsi da fare,

Elogio delle donne in bicicletta

Donne, non fate storie. Salite sulla bici. Pedalate, quando potete, invece di guidare o di aspettare autobus che non arrivano. Vi renderà cittadine più consapevoli e interessanti; attraenti come le emiliane dei luoghi comuni, ardimentose per il bene comune come le staffette partigiane, toniche come le maniache della ginnastica, ma molto, molto più allegre (la bici, come l’amore corrisposto, è un antidepressivo naturale). Non fatevi lasciare a terra da preoccupazioni e fisime («si suda, mi rovino i capelli, che scarpe mi metto»).
Pedalare non è un’attività elitaria: migliora la vita sia finaziariamente sia fisicamente: chi pedala tutti i giorni è in forma e risparmia sulla palestra. Socialmente: invece di fare amicizia con altre donne petulanti nello spogliatoio umidiccio della palestra, molte cicliste si uniscono a gruppi di gente simpatica che pedala la domenica. Emotivamente: andare in bici produce endorfine e buonumore, da’ soddisfazione e rende più assertive. Maria Laura Rodotà sul Corriere della Sera.

Note culturali

le emiliane: sono le donne dell’Emilia Romagna, la regione al centro d’Italia che ha per capoluogo Bologna. Le donne emiliane sono considerate particolarmente attraenti.
staffette partigiane: spesso donne, le staffette partigiane hanno svolto un ruolo importante nella Resistenza, di solito portando messaggi da un gruppo partigiano all’altro in bicicletta