Nell’Italia della crisi il gioco d’azzardo è diventato un vero fenomeno sociale Solo negli ultimi dieci anni, tra lotterie, new slot, jackpot e scommesse di ogni tipo, gli italiani si sono giocati più di 400 miliardi di euro, più di un quinto del debito pubblico accumulato dall’Italia in 150 anni di storia.
Una volta il gioco d’azzardo si limitava al: totocalcio, lotto e scommesse regolari sui cavalli. Dalla fine degli anni ’90 è iniziata la liberalizzazione. All’italiana. Senza analisi né precauzioni.
Per limitare le scommesse illegali i politici hanno ridotto le tasse sul gioco d’azzardo a solo il 13,5 per cento, che crolla a una microscopica “imposta unica del 3 per cento” per i giochi di carte on line. Il risultato è che le puntate degli italiani hanno fatto il botto: dai 15 miliardi del 2003 si passa agli oltre 61 del 2010, con almeno 72,5 miliardi previsti per l’anno in corso. Le entrate fiscali però restano ferme o addirittura calano. Anche perché i giochi di maggior successo, caso strano, sono i meno tassati. Nonostante la crisi e lo stratosferico debito pubblico italiano.
Il fiume straripante di denaro privato sta modificando l’identikit di intere categorie. I tabaccai ormai incassano, in media, quasi metà dei ricavi dalle lotterie d’ogni tipo. “Per spesa pro capite siamo già i primi al mondo”, spiega il direttore Fabio Felici, “e con l’asta di fine anno supereremo quota 400 mila”. Il che equivale a una macchinetta mangiasoldi ogni 150 abitanti: come avere un mini-casinò in ciascun condominio.
Il fiume straripante di denaro privato sta modificando l’identikit di intere categorie. I tabaccai ormai incassano, in media, quasi metà dei ricavi dalle lotterie d’ogni tipo. “Per spesa pro capite siamo già i primi al mondo”, spiega il direttore Fabio Felici, “e con l’asta di fine anno supereremo quota 400 mila”. Il che equivale a una macchinetta mangiasoldi ogni 150 abitanti: come avere un mini-casinò in ciascun condominio.
Uso della lingua
fare il botto: esplodere
Note culturali
il totocalcio: è un concorso a premi istituito nel 1946 e gestito dall’Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, il cui obiettivo è la previsione degli esiti di 14 partite di calcio. Per ogni singola partita inserita in schedina si deve marcare 1 se si pronostica la vittoria della squadra che gioca in casa, X se si prevede un pareggio, 2 se invece si prevede la vittoria della squadra ospite. In una delle perime edizioni del gioco, quella del 1950, chi prevedeva correttamente 13 risultati vinceva. Da qui è derivata l’espressione fare tredici al Totocalcio o semplicemente fare tredici, che ancora oggi significa vincere o avere successo.