I promessi sposi al duomo di Milano

Giovedi 21 giugno, giorno del solstizio d’estate, il Duomo di Milano si è  trasformato in teatro per la messinscena de ‘I promessi sposi’ anzi dei ‘Betrothed’ come titolavano i cartelloni pubblicitari.  La rivisitazione dell’opera manzoniana, curata e interpretata da Massimiliano Finazzer Flory, dopo un lungo tour internazionale approda all’ombra della Madonnina.

Il testo manzoniano, vero pratogansta dell’allestimento, era accompagnato da brani musicali, tratti dalla colonna sonora del film “Il Padrino”, da opere di Verdi, Mascagni, Bellini e Paganini, e interpretati da  Gilda Gelati, prima ballerina del Corpo di Ballo del Teatro alla Scala, ed Elsa Martignoni, violinista dell’orchestra Verdi.

“The Betrothed”, una produzione internazionale in collaborazione con il Centro Nazionale di Studi Manzoniani, poteva essere seguito anche dagli stranieri in visita a Milano grazie ai sottotitoli in inglese. La raffinata regia dello spettacolo e il suggestivo scenario del Duomo, (che per creare un effetto “teatro” era illuminato a giorno nella zona dell’altare che fungeva da palcoscenico) è  stato un successo. Un debutto in grande dell’estate culturale milanese per anni trascurata dalla precedente amministrazione della citta’. Sole 24Ore.

Note culturali
La Madonnina: è la statua in rame dorato raffigurante la Madonna situata sulla guglia maggiore del Duomo di Milano. Dal 1774 è diventata il simbolo della citta’  Frasi come all’ombra della Madonnina indicano per antonomasia Milano.
I Promessi sposi è stato scritto da Alessandro Manzoni nel 1827 e nella sua versione definitiva nel 1840.  I passi scelti per la rappresentazione nel Duomo sono stati: l’incontro tra Don Abbondio e i Bravi, l’addio di Lucia ai monti, la rivolta del pane a Milano, il colloquio tra l’Innominato e Lucia,
l’incontro tra Fra Cristoforo e Don Abbondio, la peste con l’episodio di Cecilia, l’happy ending dell’ ultimo capitolo con il matrimonio di Renzo e Lucia.

Figlio mio quanto mi costi!

La Società Italiana di Pediatria rivela che il 65% dei tredicenni italiani possiede uno smartphone, il 68% ha il PC in camera, il 61% la tv e tra abiti e oggetti arrivano a costare l’equivalente di uno stipendio medio. La psicoterapeuta Elisabetta Rotriquenz ci spiega come arginare il problema e suggerisce 5 dritte per i figli “spendaccioni“.
Premesso che nessuno prende i 5.000 euro di paghetta del “Trota”, tra tecnologia, abiti firmati e frigo pieno, il tenore di vita dei nostri figli tende a essere sempre più alto. Non basta, secondo l’ISTAT il 35% tra i 6 e i 17 anni riceve da mamma e papà una paghetta intorno ai 15 euro settimanali, che per i 14-17enni arriva a 20 euro.
In conclusione, i nostri figli vogliono vivere “alla grande”. E forse hanno anche ragione a spendere i soldi di mamma e papà finché ce ne sono, visto che il il 57% dei giovani sa già che avrà difficoltà a trovare lavoro… D.Donna Repubblica
Uso della lingua
Dritte: icome sostantivo questa parola significa “consiglio”.
spendaccione: una persona che spende molto
“alla grande: e’ un gioco di parole. Vivere alla grande significa “vivere magnificamente, concedersi tutti i lussi” ma in questo caso il significato si intreccia con vivere una vita “da grande” cioe’ da adulto.

Note culturali
Il Trota: e’ il soprannome dato al figlio di un personaggio della vita politica italiana, Umbero Bossi,  coinvolto in un grave scandalo che lo accusa di aver usato i soldi del partito politico(La LegaNord) per pagarsi le sue spese personali.
 

Torna Calimero l’eroe del Carosello

A cinquant’anni di distanza Raidue è pronta ad accogliere nuovamente uno dei personaggi che hanno fatto la storia della tv italiana, il pulcino Calimero, l’eroe di tutti i bambini degli anni 50 e 60. Calimero è entrato per la prima volta nelle case nel 1963, con il Carosello, una quindicina di minuti di spot pubblicitari (gli unici ammessi in quell’epoca in televisione) piuttosto raffinati e divertenti che segnavano la fine dei programmi pomeridiani e l’inizio di quelli serali. Dopo il Carosello, infatti, i bambini andavano a letto. Il Carosello pero’ lo guardavano tutti, adulti e bambini insieme, tanto che ha lasciato un segno indelebile nella memoria collettiva. Calimero era tanto celebre che nel tempo è diventato un neologismo studiato persino da Umberto Eco: «Quando un personaggio genera un nome comune ha infranto la barriera dell’immortalità ed è entrato nel mito: si è un calimero come si è un dongiovanni, un casanova, un donchisciotte, una cenerentola, un giuda». Il ritornello che Calimero ripeteva era «Eh, che maniere… Qui fanno sempre così perché loro sono grandi e io sono piccolo e nero. Ma è un’ingiustizia, però… »), ma in realta Calimero non era nero ma solo sporco e quando infatti veniva lavato con il detersivo che doveva pubblicizzare gridava felice “Ava, come lava!”. Ora quel buffo pennuto non tentera’ piu’ di convincere le casalinghe della forza sbiancante di un detersivo, ma sara’ l’eroe di una serie di cartoni e la sua celebre frase “ma e’ un’ingiustizia pero'” non sara’ alla fine della storia per non comunicare un senso di sconfitta, ma all’inizio, così da far diventare il pulcino una sorta di eroe che risolve dei piccoli casi di ingiustizia.Corriere della Sera

Note culturali
Carosello: è stata una trasmissione della televisione italiana, in onda sul Programma Nazionale della RAI dal 3 febbraio 1957 al 1º gennaio 1977.Alla realizzazione di Carosello parteciparono in veste di registi nomi illustri come Luciano Emmer (che ne è considerato l’inventore), Age e Scarpelli, Luigi Magni, Gillo Pontecorvo, Ermanno Olmi, Sergio Leone, Ugo Gregoretti, Pupi Avati, Pier Paolo Pasolini, Federico Fellini e l’americano Richard Lester. In qualità di attori Totò, Erminio Macario, Gilberto Govi, Vittorio Gassman, Dario Fo, Mina, Ernesto Calindri, Nino Manfredi, Virna Lisi, Gino Bramieri, Raimondo Vianello, Gino Cervi e persino Fernandel, Eduardo De Filippo e Jerry Lewis.
Neologismo: una parola nuova che entra a far parte del vocabolario con un significato preesistente. Nel caso di Calimero ci si vuole riferire a qualcuno costantemente vittima di sopprusi.
pennuto: uccello, animale con le penne.


 

La Roma di Woody Allen fa infuriare Verdone

“Il film di Woody Allen sulla mia città? Non fa per niente ridere, anzi, fa piagne: è un’opera assolutamente inutile, mostra una capitale che non esiste, magari esistesse, e che secondo me non è mai esistita. Non sta né il cielo né in terra: punto.   Verdone non ha pelli sulla lingua  e inveisce contro il film di Woody Allen dicendo che è  solo un’operazione turistica, una scusa per farsi una vacanza in Italia.  “La realtà è che questa metropoli è rimasta la stessa che si vede all’inizio di Roma di Federico Fellini: ricordi la scena, l’ingorgo sul Grande raccordo anulare? Lo dico con dolore, ma siamo ancora a quel punto. Almeno Fellini ci metteva pure la poesia, oggi invece resta dolo il degrado”.
Mi dispiace dirlo di Woody, ma è così: la sua ultima fatica è un presepe finto, in cui non ha fatto altro che giocare coi luoghi comuni. E’ una Roma vista con gli occhi degli americani, che quando viaggiano sperano di trovarla così: gente bonacciona, un po’ sguaiata, i monumenti, se mangia bbene... Roma invece è una città piena di problemi, che amo tantissimo, che mi sta a cuore, ma è diventata impossibile.
Repubblica

Uso della lingua

piagne: il verbo “piange” nel dialetto romano.
Non sta né il cielo né in terra:espressione idiomatica che significa che qualcosa “non esiste”.
non avere peli sulla lingua: parlare in modo franco e diretto.
bonacciona: un aggettivo che indica una persona semplice in modo leggermente derogatorio.
bbene: nel; “bene”, ma nel dialetto romano le consonanti sono spesso raddoppiate

La vita, nonostante

E’ il titolo dell’articolo di oggi di Massimo Gramellini sulla Stampa. Parla della situazione dei terremotati. “Ci stanno impartendo una lezione di vita. Non solo di sopravvivenza. Di vita. Questi sfollati che si spaventano ma non vogliono dare soddisfazione alla paura. Che piangono senza piangersi addosso. E che ricominciano a vivere, nonostante.

Nonostante sia un cumulo di macerie, il supermercato di Mirandola funziona ancora: a cielo aperto. Hanno portato per strada le merci, i carrelli e naturalmente la cassa. Bisogna pur nutrirsi, coprirsi, curarsi. I verbi primordiali del vivere continuano a essere declinati al presente e al futuro, nonostante.

Amare, per esempio. Alice e Davide hanno confermato le nozze, nonostante la chiesa abbia perso un po’ di mattoni e il ricevimento sia stato dirottato fra le tende. Per la luna di miele si vedrà. Intanto c’è il miele, appena arrivato con il latte e i biscotti da Reggio Emilia sopra un Tir. E c’è la luna, che splende in un cielo di promesse e trema molto meno della terra. …” La Stampa.

Uso della lingua
sfollati: le persone che hanno dovuto lasciare la casa a causa del terremoto

piangersi addosso: è un’espressione che significa lamentarsi dei propri guai
nonostante: preposizione avversativa che significa malgrado, a dispetto di. Qui è il leit motiv dell’articolo e ne dà il senso generale.