Le parole del giornalismo

Inciucio: in questi giorni questo termine si trova spesso sui giornali. Qualche esempio:
Grasso: «L’accusa più infamante? L’inciucio col potere», l’Unità del 25 marzo.

Quelli che…se c’era Renzi inciucio con Berlusconi, Il Fatto, 24 marzo.
Bersani e il partito dell’inciuci, Il Foglio, 23 marzo. 

Secondo wikipedia “Il termine inciucio deriva dall’espressione dialettale napoletana ‘nciucio che significa spettegolare parlando fitto ed a bassa voce. È di origine onomatopeica, richiama il ciu-ciu che si percepisce dal chiacchiericcio di due persone.
È di recente entrato a far parte dell’italiano gergale del giornalismo politico per indicare un accordo sottobanco, un compromesso riservato tra fazioni formalmente avversarie, ma che in realtà attuano, anche con mezzi ed intenti poco leciti, una logica di spartizione del potere.

Il termine è entrato anche nel dizionario della lingua italiana Devoto-Oli, che lo definisce così: pettegolezzo, intrigo, maneggio. Nel linguaggio giornalistico , compromesso, pateracchio. Voce onomatopeica napoletana, 1995.
E … pateracchio, che significa? Accordo, per lo più a un matrimonio oppure con intonazione scherzosa, talvolta suscettibile di una sfumatura equivoca. Pasticcio, affare equivoco. Etimo incerto, 1734.

3 thoughts on “Le parole del giornalismo

  1. Vi scrivo dall’Assia. Riguardo ai consigli, l’unico che mi viene in mente é quello che mi aveva dato uno studente per il mio blog: inserire ai post una sorta di etichetta che classifichi gli articoli come facili (A1-A2), medi (B1-B2) o difficili (C1-C2). Io non l’ho ancora fatto ma da studentessa, leggendo una rivista per il tedesco che applica questo sistema, mi sembra possa effettivamente essere utile. Un caro saluto da Wiesbaden.

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