Il Post– ci insegue, ci bracca. Ci definisce. Noi, forse, non siamo semplicemente noi: siamo i post-qualcun altro, attraversiamo un tempo o esperienze che sono post-qualcos’altro. Non ci bastiamo, persino. È forse una delle condanne della contemporaneità, questa: l’incapacità o l’impossibilità di definirci per quello che siamo, optando per una posizione subalterna rispetto a realtà che sono già codificate….
L’articolo propone diversi usi del prefisso “post” in diverse discipline, come per esempio, nell’arte: In principio fu il postimpressionismo. Poi il postcolonialismo, il postminimalismo, il postmodernismo. E ancora: il postclassicismo, il postdecostruttivismo. Infine, il postpicassismo: una tendenza che è al centro di una mostra recentemente inaugurata presso il Museo Picasso di Barcellona, che documenta l’influenza esercitata da Picasso su alcuni protagonisti dell’arte contemporanea (da Basquiat a Cattelan). Dunque, il Post-. Un prefisso che, da circa un secolo e mezzo, contagia l’arte. Vincenzo Trione,
Corriere della Sera.
Attività culturali
Uso della lingua
Nell’articolo il prefisso “post” identifica anche una crisi di identità del mondo contemporaneo. Cercate di spiegare in che modo, usando alcuni dei termini qui proposti: definire, subalterno, incapacità, impossibilità.
Leggete tutto l’articolo. In esso si parla di altri prefissi che recentemente sono diventati di moda, come “de-” o “neo-“. Cercate altri esempi, anche nella vostra lingua, di questa tendenza a usare i prefissi per definire tendenze culturali e trovate a quali esigenze – psicologiche, antropologiche, sociali – rispondono.
In questo post abbiamo scelto l’immagine originale dell’articolo, ma che rapporto ha con il contenuto, secondo voi?