La folla problema dei grandi musei non dei piccoli

Museo del Louvre

di Anna Fusaro

«Il problema del distanziamento sociale si porrà per i grandi musei come gli Uffizi e le grandi mostre come Raffaello alle Scuderie. I musei d’arte moderna e contemporanea, a parte un Moma o un Pompidou, sono poco frequentati, il problema della distanza non ce l’hanno proprio. Passata l’inaugurazione di una mostra non c’è mai tutta questa folla, nemmeno al MAXXI. Ma è così in tutto il mondo. Sono luoghi di sperimentazione, per definizione frequentati da
poche persone. Paradossalmente musei e gallerie che stavano peggio staranno meglio di strutture da centinaia di migliaia di visitatori che devono spendere soldi in misure di sicurezza e distanziamento. Il problema sarà dei grandi musei e non dei piccoli».
In vista della riapertura dei musei il 18 maggio, vede una riscossa degli spazi dedicati all’arte moderna e contemporanea lo storico, critico e curatore d’arte Giacinto Di Pietrantonio. Abruzzese da tempo in Lombardia, dal 1992 docente all’Accademia di Brera, per quasi vent’anni direttore della Gamec di Bergamo, Di Pietrantonio è tra i massimi riferimenti in Italia per l’arte contemporanea. Ma porre gli steccati di una definizione ai suoi vasti saperi e interessi è un’operazione riduttiva. E infatti lui non pone limiti alla cultura e all’arte, «alta e popolare, trasversale, interdisciplinare e indisciplinata».    Per leggere l’articolo clicca qui: Il Centro

Approfondimenti

  • Sapreste dire in quali città sono i musei del Moma, il Pompidou il Maxxxi e il Gamec menzionati nell’articolo?
  • Dove si trova l’Accademia di Brera?
  • Quale contingenza ha suggerito l’idea di   “Miti e mitologie dell’arte”?
  • Che cosa ha in comune Pinocchio con il critico d’arte Giacinto di Pierantonio?
  • Di quali città e regioni  italiane si parla nell’articolo?
  • Quale di queste città è stata duramente colpita dall’epidemia?

 

 

 

Pasqua. I dolci tipici con le uova regione per regione

A tutti i nostri lettori auguriamo Buona Pasqua proponendo delle ricette di dolci pasquali di tutte le 20 regioni italiane.
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pigne di Pasqua
Ai tempi del Coronavirus si comprano meno uova di cioccolato e si fanno in casa i dolci della tradizione familiare e del territorio.Niente uova di cioccolato per il 54% delle famiglie che invece prepareranno a casa in tavola i dolci della tradizione regionale.
E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti/Ixè sulla Pasqua degli italiani al tempo del coronavirus. Una emergenza sanitaria che, a causa delle norme anti contagio, sta costringendo a casa gli italiani favorendo un prepotente ritorno in cucina tanto che in più di 1 casa italiana su 2 verranno preparati i dolci della tradizione che diventano auspicio di buon augurio e di rinascita dopo le difficoltà.

Nello stesso periodo si segnala un calo tra il 30 e il 40% dei ricavi della vendita di uova di cioccolato e colombe.

  1. Valle d’Aosta. Crescia di Pasqua una focaccia cresciuta e impastata con uova, olio d’oliva e pecorino grattugiato
  2. Piemonte. Salame del Papa, salame di cioccolato a base di burro, uova, biscotti sbriciolati e nocciole.
  3. Liguria. Canestrelli di Pasqua, cestini di frolla intrecciati con al centro le uova di gallina
  4. Lombardia. Colomba diffusasi poi nel resto dell’Italia.
  5. Friuli Venezia Giulia. Pinza, sorta di brioche non molto dolce che accompagna la mattina di Pasqua salumi e formaggi oppure confetture fatte in casa.
  6. Alto Adige. Fochaz, pane pasquale all’anice.
  7. Veneto. Brassadele, dolci amati dai Veronesi la cui forma ricorda la corona di spine portata da Gesù e la classica Fugassa, con farina, burro e uova.
  8. Emilia Romagna. Bensone, uno dei dolci più antichi e tipici della tradizione modenese fatto con pasta frolla arrotolata e spesso farcito con il “savòr”, la marmellata di mosto d’uva.
  9. Marche. Strozzose, le ciambelle che le “vergare” iniziano a impastare il giorno della passione di Cristo per farle riposare e cuocere il giorno di Pasqua.
  10. Toscana. Schiacciata Pisana, pane dolce dall’inconfondibile aroma di anice che viene accompagnato dal vin santo.
  11. Umbria. Ciaramicola, dolce tipico con alchermes, meringa e zuccherini colorati
  12. Abruzzo. Cavalli e Pupe, biscotti a base di pasta frolla che ospitano un uovo sodo attorno alla pancia.

    Pupe prodotte dalle mani della nostra coautrice Elvira diFabio e dalle manine delle sue nipotine.

    Per scoprire tutte le ricette della altre regioni clicca qui:Scattidigusto.it

    Informazioni utili
    Pasta frolla:  è un impasto di farina, e altri ingredienti quali il sale, lo zucchero, il burro e le uova. A questi vengono aggiunti aromi come vaniglia, vanillina o la buccia di un agrume ed un pizzico di  lievito.
    Uova di cioccolato: quelle che si mangiano in italia a Pasqua sono differenti da quelle degli altri paesi in quanto contengono al loro interno                                                                                                                                     una  sorpresa.

È morta Maria Perego, creò Topo Gigio

Rimanendo sul tema del topo, vogliamo ricordare con questo articolo Maria Perego,  la creatrice del topo forse più famoso del mondo “Topo Gigio” scomparsa in questi giorni.È morta Maria Perego, creò Topo Gigio

Nata a Venezia nel 1923, nipote di un marionettista dopo l’Accademia d’Arte drammatica ha inventato diversi personaggi tra cui Picchio Cannocchiale, ma il vero successo è arrivato all’inizio degli anni Sessanta con la creazione, insieme al marito Federico Caldura, di Gigio ispirato a Topolino, un rapporto importante che ha raccontato nel libro Io e Topo Gigio. Entrata in Rai nel 1954, quasi subito nella Tv dei ragazzi, dopo una serie di esperimenti di personaggi in cartapesta ha capito che era meglio utilizzare dei pupazzi con meccanismi interni animati da “burattinai” vestiti completamente di nero che scomparivano in tv. “Molti dicono che il Topo è stato creato nel ’59 ma siccome il meccanismo non era perfetto, io dico che è nato nel ’61” raccontava.

Maria Perego ha fatto la sua ultima apparizione poche settimane fa a Le ragazzetrasmissione di Raitre, dove della sua creatura diceva: “Topo Gigio è un personaggio sprovveduto, però con il suo ottimismo cerca di giustificarsi, di inventare, di introdursi e sfociare nella fantasia e assurdo. È sempre in bilico tra la fantasia e la realtà”.
Da Letterman, con Obama, c’era anche Topo Gigio. “Ma cosa mi dici mai

Per leggere tutto l’articolo clicca qui: Repubblica

Se volete leggere una divertente intervista a Topo Gigio stesso, cliccate qui Libero

Informazioni utili

Topolino: E’ il nome con cui nel 1931 fu introdotto in Italia Mickey Mouse.  Topolina era Minnie. Le prime vignette di Walt Disney apparvero sul supplemento domenicale per i bambini del giornale Il Popolo di Roma.
RAI: Sta per Radio Televisione Italiana
“Cosa mi dici mai”: è la frase che Topo Gigio ripeteva sempre e che molte generazioni di italiani conoscevano.

Il sarcofago del toporagno

Ma cosa hanno in comune Wes Anderson e Juman Malouf con l’imperatore Francesco Giuseppe? La compulsività dell’oggetto da collezione.

Wes Anderson non ha bisogno di grandi presentazioni: regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nonché autore del bar presente in Fondazione Prada. Lei, Juman Malouf, libanese di nascita ma londinese d’adozione, è una donna di successo, designer, illustratrice e scrittrice di talento, il suo immaginario è molto affine a quello di suo marito, ma come potrebbe essere diversamente!

Dopo due anni di ricerche negli anfratti più segreti delle sedi museali austriache per esaminare più di quattro milioni di oggetti, la coppia ha riesumato e selezionato autentiche reliquie comprese in più di cinquemila anni di storia. Lo stesso Anderson dice: “Questa mostra è frutto di anni di pazienti negoziazioni tra me e mia moglie, a volte confronti completamente irrazionali, e doppio gioco e inganni machiavellici. Forse io sono colpevole quanto lei, ma ne dubito”. Amaranta Pedrani, RollingStone.

In questo articolo brillante, Amaranta Pedrani ci presenta una mostra molto particolare, “Il sarcofago di Spitzmaus“, che si può vedere ora alla Fondazione Prada di Milano (una galleria d’arte che vale una visita di per sé).

Esercizi

Vi invitiamo a leggere tutto l’articolo e poi a rispondere a queste domande:

  1. Innanzitutto, chi era Francesco Giuseppe?
  2. In che senso questa mostra è il segno di una compulsività a collezionare?
  3. Quali sono i criteri con cui sono esposti gli oggetti?
  4. Quali sono le aspirazioni dei curatori nel fare questa mostra?
  5. E infine, che cos’è il sarcofago del toporagno?

 

L’arte del cibo e mappe alimentari

Un libro che stuzzica la curiosità e l’appetito.

Non un libro di ricette qualunque, ma un viaggio nella storia dell’arte, dai dipinti di Renoir alle fotografie di Steve McCurry. Let’s Bake ART è tante cose, un libro autoprodotto con ilmiolibro.it (sito del Gruppo L’Espresso ndr) su carta  (si ordina on line e in tutte le librerie Feltrinelli), un testo d’arte, un compendio di cucina, un canale youtube raggiungibile con il QR stampato nel libro.
Mariapia Bruno, giornalista, ci porta a spasso tra quadri sul cibo, i gusti e le preferenze gastronomiche degli artisti e 79 ricette dei loro piatti. Una carrellata su cinque secoli di arte della cucina, dai pittori seicenteschi ai piatti futuristi di Marinetti.
Gli antipasti di Picasso e i dolci di Monet, che pare fosse pure un ottimo cuoco, sono l’espediente per un viaggio tra curiosità legate al mondo dell’immagine e del cibo. Tutto comincia con la scoperta de “Alla tavola di Monet”, il testo che raccoglie le ricette di famiglia del pittore impressionista e che danno l’idea all’autrice.

Qualche ricetta da consigliare? Crema di acciughe di Cèzanne, il riso tricolore di Frida Kahlo, il puré verde di Salvador Dalì e i peperoni ripieni di Renato Guttuso. Per leggere l’articolo clicca qui:  Repubblica

Per ascoltare Mariapia Bruno parlare del suo libro clicca qui: Let’s Bake Art Youtube

Le mamme che inventano le app

coltoQuello tra la tecnologia e i bambini sarebbe un rapporto semplice, se a complicarlo non ci fossero spesso i genitori. Che a volte vietano tablet e smartphone, altre permettono di usarli entro certi limiti, altre ancora lasciano ai più piccoli la più assoluta libertà. Ma c’è anche chi si guarda intorno e s’inventa un’app per i figli. Può nascerne un’attività: alla prossima «Bologna Children’s Book Fair», la più grande fiera italiana dell’editoria per bambini che si terrà dal 4 al 7 aprile a Bologna, sono infatti numerosi i libri digitali realizzati da genitori. Sono app più o meno complesse, per tablet o smartphone: a metà tra gioco e libro, prevedono sempre una partecipazione attiva dei bimbi. …

Colto, ad esempio, nasce a Milano da un’idea di Catriona Wallis, madre di due bambini e insegnante di inglese, sposata con un italiano; Shape Gurus è stata selezionata da Apple fra le migliori app del 2015. (v. foto) Da una casetta sulle rive del Po, poi, arriva Identikat, con cui si creano fantastici gatti digitali: ha vinto premi in tutto il mondo ed è firmata da Làstrego e Testa con la torinese Ovolab, un bell’esempio di collaborazione tra uno studio che ha fatto la storia dell’illustrazione italiana e un’azienda nata con i software per Mac e presto convertita alle app mobili. Bruno Ruffilli, La Stampa.

Note culturali
Bologna Children’s Book Fair, la Fiera del Libro di Bologna, è dedicata interamente al mondo della produzione di libri per bambini e ragazzi. Qui convergono artisti (illustratori, graphic designer…), agenti letterari, editori, autori, traduttori, business developer, licensor e licensee, packager, stampatori, distributori, librai, bibliotecari, insegnanti, fornitori di servizi editoriali e tutte le figure professionali legate al mestiere del libro per l’infanzia.

 

Il principe dei sogni

Il-convito-di-Giuseppe-con-i-fratelli-633x415Questa è l’estate di Milano: bisogna assolutamente esserci, o almeno passarci. Oltre all’Expo, Milano offre infatti molti eventi culturali di altissima qualità. Uno di questi è la mostra “Il Principe dei sogni. Giuseppe negli arazzi medicei di Pontormo e Bronzino” che si terrà al Palazzo Reale fino al 23 agosto.

“L ’esposizione raduna dopo centocinquanta anni i venti arazzi cinquecenteschi commissionati da Cosimo I de’ Medici che raccontano la storia di Giuseppe narrata nella Genesi (37-50).

“Questi capolavori, finalmente riuniti, rappresentano una storia universale di passione e riscatto, miseria e gloria, meschinità e giustizia, dentro la quale non solo Cosimo De’ Medici poteva riconoscere la sorte della sua casata, ma ciascuno poteva allora e può ancora oggi ritrovare una parte della propria esperienza e del suo stesso sentire – ha dichiarato l’assessore alla Cultura Filippo Del Corno – . La testimonianza preziosa di una delle stagioni più gloriose della nostra storia dell’arte, che ci ricorda quanto la ricchezza del nostro presente sia anche il frutto della grandezza del nostro passato”. …

La straordinaria raffinatezza della loro manifattura, l’unicità della composizione dei soggetti raffigurati, la singolare vicenda storica che li ha interessati, profondamente intrecciata alla storia d’Italia, fa di questo progetto espositivo un evento di portata internazionale e di eccezionale rilevanza simbolica, culturale e storico artistica. Comune di Milano.

Serial Classic

SERIAL-CLASSIC_new1-540x640Milano è sempre più bella e più ricca di novità culturali. Una di queste è la Fondazione Prada che ora ospita una mostra interessante intitolata Serial Classic, curata da Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, che propone un’indagine sulla riproduzione delle sculture greco-romane, avvenuta nel periodo che va dal Rinascimento al Neoclassico. “La nuova sede della Fondazione Prada  è una fortezza che contiene molti tesori, e arricchisce la città, offrendo un’opportunità culturale polifunzionale. Questa, in apparenza sobria, ordinata, ma sontuosa cittadella dell’arte si estende su quasi 20mila metri quadrati e occupa in parte le strutture di un’ex distilleria. Lo spazio è immenso e oltre all’attività museale, con pezzi della collezione privata di Miuccia Prada che si possono ammirare in due ali dell’architettura industriale recuperata, una a nord e l’altra a sud, ha uno stabile al centro che contiene una sala cinematografica molto ampia, un bellissimo bar, affidato all’estro del regista di Grand Budapest Hotel, Wes Anderson, e uno spazio studiato per le esposizioni temporanee. … La nuova sede milanese della Fondazione è stata progettata dall’architetto Rem Koolhaas è in largo Isarco, alla periferia cittadina, tra aeree industriali e nuovi edifici, e la si identifica senza difficoltà perchè ha una torre d’oro che svetta nello skyline, per il resto piuttosto grigio e monotono”. Valentina Tosoni, Repubblica.

Attività culturali

Dal Rinascimento al Neoclassico: si tratta di un arco di tempo di vari secoli, quali? Cos’hanno in comune queste due correnti artistiche?

Zerocalcare

zerocalcareZerocalcare è il nome con cui si firma Michele Rech, uno dei fumettisti più noti del momento. Di recente è uscito un suo libro, Dimentica il mio nome (Bao Publishing), e il report “Kobane Calling“, pubblicato in oltre 40 pagine su Internazionale. Andrea Giordano lo intervista su Io Donna.

Raccontaci come ti sei formato, a cosa ti sei ispirato.
Ci tengo alle mie radici, ho assimilato pienamente la cultura di strada, la musica, crescendo sentendo le storie di ragazzi brutalmente assassinati come Valerio Verbano, o vivendo quella di Renato Biagetti. All’interno di Roma ci sono mille città, io vivo nel quartiere di Rebibbia, sono affezionato a quei luoghi, da quando avevo 13 anni non mi sono allontanato per più di due giorni, se succede addirittura mi vengono le bolle in faccia (sorride, ndr). Diciamo che amo i filtri, le contraddizioni, ho un carattere estremamente chiuso, abito da solo proprio per questo, figurati che il primo cellulare è arrivato a 18 anni e meno male se no non avrei conosciuto la prima ragazza tramite sms…. Artisticamente invece mi sono ispirato come forma indubbiamente a Gilles Roussel, in arte Boulet, che è un blogger francese straordinario e inedito, tanto che ho convinto il mio editore a stamparlo in Italia con una mia prefazione, e poi grazie a Gipi con La mia vita disegnata male. Io Donna.

Note culturali

Valerio Verbano (1961 – 1980) è stato un attivista italiano, assassinato a Roma il 22 febbraio 1980, con un colpo di arma da fuoco. I colpevoli non sono stati mai trovati. Renato Biagetti è stato ucciso vicino a Roma nel 2006, probabilmente per ragioni poliche.

Il quartiere di Rebibbia si trova alla periferia nord-est di Roma. Vi si trova il carcere omonimo.

Gipi, Gianni Pacinotti, è un altro fumettista italiano molto noto.

L’esercito della bellezza: 500 mila «soldati» in difesa dei beni culturali

beni culturali

L’Esercito della Bellezza, in Italia, cresce di giorno in giorno. Non esistono divise né gradi: solo il sincero desiderio di sostenere, regalando il proprio tempo attraverso il volontariato, le realtà associative istituzioni che contribuiscono alla protezione e alla valorizzazione del patrimonio artistico e paesaggistico del nostro Paese, nel solco tracciato dall’articolo 9 della Costituzione che impegna la Repubblica a tutelare il nostro retaggio storico-artistico e naturale. Il 32% dei volontari ha un’età compresa tra i 18 e i 35 anni, il 28% ha tra i 35 e i 45 anni, il 24% ha tra i 45 e i 55 anni.
La chiave per comprendere perché il volontariato legato al bene culturale e paesaggistico attiri i giovani è molto semplice. Le nuove generazioni hanno capito con molta chiarezza che, nel nostro Paese, è definitivamente tramontato il modello legato alla grande industria. E che il futuro dell’Italia passa attraverso ciò che riguarda il concetto di Bellezza: i beni culturali, il paesaggio, la moda, la cucina. Il passo successivo è la voglia di tutelare un tale tesoro, di studiarlo, di salvaguardarlo, di impegnarsi in prima persona.
L’Esercito della Bellezza non si ferma mai. Energie sempre nuove lo sostengono e lo arricchiscono. I generali? Sono inutili. Basta l’amore per un Paese unico al mondo.

Leggi l’articolo: Corriere.it

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