25 aprile 2020: rivoluzione nel mondo del giornalismo

Sergio Mattarella, il nostro presidente della Repubblica, che celebra il 25 aprile all’Altare della Patria, da solo e con la mascherina.

Oggi, 25 aprile, festa della liberazione – una bellissima giornata quasi estiva, purtroppo celebrata in casa, o su balconi e terrazze, dagli italiani ancora in clausura a causa del coronavirus – c’è stata una rivoluzione nell’ambito del giornalismo. Due delle maggiori testate, La Stampa e Repubblica hanno cambiato direttore. Maurizio Molinari dalla Stampa è passato a dirigere Repubblica, mentre alla Stampa è andato Massimo Giannini, ex giornalista di Repubblica.  Un cambiamento che seguiremo con curiosità. Intanto diamo ai nostri lettori un assaggio degli editoriali di presentazione dei due direttori, entrambi molto belli, intensi e appropriati alla giornata.

Maurizio Molinari: Assumere la direzione di Repubblica significa raccogliere la sfida di descrivere un’Italia aggredita dalla pandemia, ferita dalle diseguaglianze e segnata dal populismo ma al tempo stesso con le potenzialità di tornare protagonista in Europa ed in Occidente. È una sfida che si fonda sul rispetto per chi mi ha preceduto alla guida di questo giornale … E sul rispetto per i lettori che sono più intelligenti di noi e meritano ogni sacrificio al fine di spiegare quanto avviene nelle nostre città e nel mondo grazie a contenuti competitivi su ogni piattaforma, dalla carta al digitale. La sfida che abbiamo davanti è descrivere un’Italia aggredita dalla pandemia e ferita dalle diseguaglianze perché queste sono i più seri banchi di prova per la sicurezza dei cittadini. La coincidenza con il 25 Aprile, 75° anniversario della Liberazione dal nazifascismo, ci spinge a prendere esempio da chi seppe distinguere il Bene dal Male, rischiando la vita per la libertà del prossimo, al fine di edificare uno Stato di Diritto che è, ancora oggi, la migliore garanzia di protezione e prosperità. Repubblica.

Massimo Giannini: “La Stampa” è quella di sempre: un giornale perbene. Ma torno anche con la consapevolezza di quanto sia buia l’ora che viviamo. … Il Covid ci ha presentato il conto. Dobbiamo imparare la lezione. Non facendo un passo indietro, verso un Medio Evo pauperista e anticapitalista, ma un salto in avanti. È la scienza, la ricerca, la tecnologia che ci salveranno dal Male, non la famosa e fumosa decrescita felice. Dobbiamo progettare un modo diverso di vivere, consumare e produrre. E qui sta l’altra parte della nostra missione, quella più affascinante. Il buon giornalismo deve saper cogliere tutto il buono e il nuovo che c’è, in Italia e nel mondo. Perché ce n’è tanto, per chiunque abbia curiosità e coraggio di cercare.  La Stampa (il link rimanda a un video di presentazione. L’editoriali di Giannini è accessibile solo a pagamento).

Note di cultura

Questa giornata, il 25 aprile, è ricca di riferimenti storici: vi invitiamo ad andarli a cercare, a cominciare dall’Altare della Patria.

Gli articoli sono pieni di vocaboli che circolano molto spesso in questi giorni: populismo, pauperismo, decrescita, pandemia, disuguaglianze, piattaforme. Vi proponiamo di cercare di spiegarli nel contesto degli articoli citati sopra.

Infine una domanda: Maurizio Molinari dice “ci spinge a prendere esempio da chi seppe distinguere il Bene dal Male”. A chi si riferisce?

Idrissa, il “nuovo italiano” che dice: “l’Italia non è anche mia solo quando mi fa comodo, lo è pure quando rischia di crollare»

Tra i tanti articoli che in questi giorni documentano drammaticamente la sofferenza, il coraggio e  lo spirito con cui gli italiani stanno affrontando questo momento, ne scegliamo alcuni che ci piacerebbe serbassero nel futuro il ricordo di questo volto del nostro paese.
Ci sembra che la storia di Idrissa rappresenti una di queste belle testimonianze.

 

Idrissa, il “nuovo italiano” che dice: "l’Italia non è anche mia solo quando mi fa comodo, lo è pure quando rischia di crollare»

Idrissa Idris Kane, originario della Mauritania lavora tutti i giorni in un’azienda del settore farmaceutico e alimentare di Milano. Una di quelle che non può chiudere e non deve chiudere.

ROMA – Idrissa lavora tutti i giorni per un’azienda del settore farmaceutico e alimentare di Milano. Una di quelle che non può chiudere e non deve chiudere. «Ogni mattina rilevazione della temperatura, mascherina quasi per tutto il giorno, regole comportamentali che cambiano ogni due secondi, ma non ho mai pensato di mollare». Idrissa Idris Kane è un “nuovo italiano”, uno dei tanti immigrati che continuano a lavorare in piena emergenza coronavirus, fianco a fianco con i colleghi operai italiani. «Non mollo perché l’Italia non è anche mia solo quando mi fa comodo. L’Italia è anche mia, pure quando rischia di crollare». Il suo post su facebook sta facendo il giro della rete.

“Tornatene al tuo Paese!”. «Quante volte ho sentito, abbiamo sentito in questi ultimi anni: “torna al tuo Paese”, “l’Italia agli italiani”, “non esistono neri italiani”, “portate malattie”. Giuro che mi è capitato di voler mollare tutto e andarmene (e sono sicuro che tanti come me hanno pensato la stessa cosa). Ma poi mi sono detto: perché dovrei ascoltare il delirio di qualche idiota? Mica rappresenta tutti gli italiani. Mi metto a pensare a tutte quelle belle persone che in questi anni hanno lottato con noi, mi hanno mostrato affetto, rispetto, amore e mi sono convinto di non ascoltare più le voci dei cretini. Oggi la situazione è preoccupante, la situazione è pericolosa, abbiamo le stesse paure, abbiamo gli stessi timori, abbiamo lo stesso augurio. Parenti che ti scrivono preoccupati, pensieri tipo rivedrò la mia famiglia, riabbraccerò i miei cari?».

“Ci salviamo tutti insieme”. «Se la casa Italia brucia, tutti insieme tenteremo di spegnere il fuoco, se la barca Italia rischia di affondare, o ci salviamo tutti insieme o affondiamo tutti insieme. Questo per me è essere una comunità. Questo maledetto virus sarà sconfitto, porterà via tanti cari, ma sarà sconfitto eccome. Dopo mi auguro che ci vorremo bene più del normale, non ci soffermeremo più sulla pigmentazione, ma sui valori che fanno di noi degli esseri umani. Forza ragazzi, è dura ma ce la faremo. Rispettiamo le regole, smettiamo di fare i finti furbi e confiniamo questo maledetto virus per poter ritrovare il calore umano di sempre. Un abbraccio virtuale a tutti!»

Per leggere tutto l’articolo clicca qui: Repubblica

Uso della lingua

Mollare: v. tr. fam. cedere, smettere, dare forfait, arrendersi, desistere, gettare la spugna
CONTRARI resistere, perseverare, insistere, persistere.

Spunti per la riflessione

Idrissa usa questo verbo ripetutamente. Mollare o non mollare in questi 14 anni di vita in Italia è  stato un interrogativo che si è posto spesso.

Quando la gente gli diceva “torna al tuo Paese”, “l’Italia agli italiani”, “non esistono neri italiani”, “portate malattie” Idrissa avrebbe voluto  desistere,  arrendersi …”mollare”.

Ma ora che “la barca Italia rischia di affondare, o ci salviamo tutti insieme o affondiamo tutti insieme”. Ora non Idrissa non vuole “mollare” vuole RESISTERE insieme agli altri italiani.
Lui non lo è ancora ma suo figlio è un nuovo italiano.

L’augurio con cui Idrissa conclude il suo  post deve fare riflettere.
Sarebbe bello sapere a un anno da ora che cosa è successo a Idrissa e al suo  bimbo italiano.
L’Italia sarà davvero cambiata? Li avrà accolti?

 

 

 

 

 

 

 

Coronavirus, lettera agli studenti: vincere la «peste» con ragione e umanità

Siamo grati al Prof. Squillace per questa bellissima lettera e per averci offerto l’opportunità di parlare di scuola, di programmi scolastici  e dei capisaldi della nostra cultura.

Domenico Squillace, dirigente scolastico del liceo scientifico Alessandro Volta di Milano, invita i ragazzi ( e i loro genitori) a usare il pensiero razionale per preservare il bene più prezioso: tessuto sociale e umanità. Altrimenti la «peste» avrà vinto davvero

«La peste che il tribunale della sanità aveva temuto che potesse entrar con le bande alemanne nel milanese, c’era entrata davvero…». Con questa citazione dai Promessi Sposi si apre la lettera agli studenti pubblicata nella home page del liceo scientifico Alessandro Volta di Milano a firma del dirigente scolastico, Domenico Squillace. Il liceo sorge proprio al centro di quello che era il lazzaretto di Milano.

Dentro quelle pagine manzoniane – scrive più avanti il preside – «c’è già tutto, la certezza della pericolosità degli stranieri, lo scontro violento tra le autorità, la ricerca spasmodica del cosiddetto paziente zero, il disprezzo per gli esperti, la caccia agli untori, le voci incontrollate, i rimedi più assurdi, la razzia dei beni di prima necessità, l’emergenza sanitaria…».

L’improvvisa chiusura delle scuole per (almeno) una settimana è un evento davvero eccezionale. Neppure in tempo di guerra, sotto i bombardamenti, le scuole erano chiuse: si scappava in rifugio se suonava l’allarme, ma poi le lezioni riprendevano subito. Anche dopo l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001, le scuole chiusero per un paio di giorni soltanto».

Nella lettera chiede di mantenere il sangue freddo, di non lasciarsi trascinare dal delirio collettivo, di continuare – con le dovute precauzioni – a fare una vita normale. Di approfittare di queste giornate per fare delle passeggiate, per leggere un buon libro…
Per leggere l’articolo clicca qui:  Il Sole24Ore

Informazioni utili

Il Liceo Volta: questo è il portale del liceo Volta con il testo integrale della lettera e informazioni utili sulla scuola. Clicca qui

Il Decameron e Promessi Sposi: sono due pietre miliari della letteratura italiana. Il Prof. Squillaci fa riferimento ai due autori di queste opere, Boccaccio e Manzoni, perché sa che sono un patrimonio culturale nazionale e non c’è nessuno studente italiano che non li conosca.

Il Lazzaretto:È il recinto di forma rettangolare posto esternamente alle mura di  Milano vicino a Porta Orientale, destinato al ricovero degli appestati durante l’epidemia di peste del 1630.
Video del Lazzaretto a Milano oggi.

Il Decameron:  descrive la peste che colpì Firenze (e l’Europa intera) nel 1348, concentrandosi sul degrado morale della società che l’epidemia ha portato con sé in città. Sette ragazze e tre giovani uomini decidono di allontanarsi dalla città, ormai allo stremo, e ritirarsi nella campagna fiorentina dove trascorrono dieci giornate narrandosi vicendevolmente delle novelle per ingannare piacevolmente il tempo.

I programmi scolastici in Italia: ai nostri lettori internazionali ricordiamo che in Italia i programmi scolastici sono decisi a livello governativo e applicati in tutte le scuole d’Italia, pubbliche e private.
Questi, per esempio, sono i programmi  di tutte le materie per i cinque anni del liceo scientifico.

Il programma di italiano per i licei e lo stesso su tutto il territorio nazionale. Per avere un’idea di cosa si studia in letteratura italiana nei nostri licei clicca qui
Il programma governativo per ogni anno scolastico è molto ricco e dettagliato. Qui per esempio potete trovare  il programma di letteratura del primo anno di liceo.

Per la discussione

I Promessi Sposi la cui prima versione è del 1827, e quella definitiva del  1842.è considerato  il testo costitutivo del carattere nazionale dell’Italia e si legge nella scuola secondaria dal 1970, cioè, appunto dall’unità d”italia.

 

Federico Fellini compie cento anni

Marcello Mastroianni, Federico Fellini e Sophia Loren durante la Notte degli Oscar del 1993 a Los Angeles, dopo la consegna dell’Oscar alla carriera al regista (Foto Ansa)

«L’unico vero realista è il visionario». Il 29 marzo 1993, sul palco del Dorothy Chandler Pavilion di Los Angeles, Sophia Loren e Marcello Mastroianni annunciano il vincitore dell’Oscar alla carriera. L’ingresso di Federico Fellini è preceduto dalle sue parole, che appaiono bianche sul grande schermo a riassumere tutta la carriera del regista nato a Rimini il 20 gennaio 1920: cent’anni fa.

Rimini e Roma

Federico Fellini nasce a Rimini il 20 gennaio 1920 e qui trascorse i primi diciannove anni della sua vita. Nel 1939 lascia la sua città alla volta di Roma per inseguire il sogno del cinema. A Rimini tornerà poi in quei viaggi onirici che saranno i suoi film, tra ricordi e fantasia: «Rimini — affermava — è una dimensione della memoria». Fellini non gira mai nella sua città natale, ma nel 1973 dagli Studi di Cinecittà decide di tornarci con la memoria e di realizzare Amarcord. A Roma, Fellini trova una seconda casa e la città eterna diventa lo scenario perfetto per i suoi film. Un connubio che raggiunge la sua espressione massima nel film del 1972 intitolato proprio Roma.
Rimini e Roma si intrecciano nell’immaginario creato dal regista, un universo cinematografico ricco di simboli ricorrenti come il circo, le strade desolate, le spiagge, le piazze deserte nel cuore della notte.
Cecilia Bressanelli, La Lettura

Pe leggere tutto l’articolo clicca qui (Corriere)

Per saperne di più

Federico Fellini è stato una pietra miliare della storia del cinema mondiale.
Invitiamo i nostri più giovani lettori che non conoscono da vicino  questo grande personaggio della cultura italiana, a scoprire in questo articolo e nei molti altri che saranno dedicati a Fellini nel corso di questo centenario:
1. Chi sono gli attori più famosi dei  suoi film.
2. Chi era Giulietta Masina e che ruolo ha avuto nella vita di Fellini.
3. Per quali film Fellini ha ricevuto un Oscar.
4. Quali sono i temi favoriti dei suoi film.

 

Dantedì

Il Dantedì sarà il 25 marzoNasce il Dantedì: sarà il 25 marzo. È stata scelta la data per la giornata dedicata al poeta Dante Alighieri in vista dei 700 anni dalla scomparsa che cadono nel 2021. …

«Ogni anno, il 25 marzo, data che gli studiosi riconoscono come inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia, si celebrerà il Dantedì. Una giornata per ricordare in tutta Italia e nel mondo il genio di Dante con moltissime iniziative che vedranno un forte coinvolgimento delle scuole, degli studenti e delle istituzioni culturali» ha dichiarato il ministro della cultura Franceschini.

«A un anno dalle celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante — ha aggiunto Franceschini — sono già tanti i progetti al vaglio del Comitato per le celebrazioni presieduto dal professor Carlo Ossola. Dante ricorda molte cose che ci tengono insieme: Dante è l’unità del Paese, Dante è la lingua italiana, Dante è l’idea stessa di Italia». Severino Colombo, Corriere.

Proposta di ricerche e approfondimenti

Perché, secondo voi, Dante è l’unità del Paese? E’ la lingua italiana? Ed è l’idea stessa d’Italia?

Come ha inizio il viaggio di Dante nell’aldilà?

È morta Maria Perego, creò Topo Gigio

Rimanendo sul tema del topo, vogliamo ricordare con questo articolo Maria Perego,  la creatrice del topo forse più famoso del mondo “Topo Gigio” scomparsa in questi giorni.È morta Maria Perego, creò Topo Gigio

Nata a Venezia nel 1923, nipote di un marionettista dopo l’Accademia d’Arte drammatica ha inventato diversi personaggi tra cui Picchio Cannocchiale, ma il vero successo è arrivato all’inizio degli anni Sessanta con la creazione, insieme al marito Federico Caldura, di Gigio ispirato a Topolino, un rapporto importante che ha raccontato nel libro Io e Topo Gigio. Entrata in Rai nel 1954, quasi subito nella Tv dei ragazzi, dopo una serie di esperimenti di personaggi in cartapesta ha capito che era meglio utilizzare dei pupazzi con meccanismi interni animati da “burattinai” vestiti completamente di nero che scomparivano in tv. “Molti dicono che il Topo è stato creato nel ’59 ma siccome il meccanismo non era perfetto, io dico che è nato nel ’61” raccontava.

Maria Perego ha fatto la sua ultima apparizione poche settimane fa a Le ragazzetrasmissione di Raitre, dove della sua creatura diceva: “Topo Gigio è un personaggio sprovveduto, però con il suo ottimismo cerca di giustificarsi, di inventare, di introdursi e sfociare nella fantasia e assurdo. È sempre in bilico tra la fantasia e la realtà”.
Da Letterman, con Obama, c’era anche Topo Gigio. “Ma cosa mi dici mai

Per leggere tutto l’articolo clicca qui: Repubblica

Se volete leggere una divertente intervista a Topo Gigio stesso, cliccate qui Libero

Informazioni utili

Topolino: E’ il nome con cui nel 1931 fu introdotto in Italia Mickey Mouse.  Topolina era Minnie. Le prime vignette di Walt Disney apparvero sul supplemento domenicale per i bambini del giornale Il Popolo di Roma.
RAI: Sta per Radio Televisione Italiana
“Cosa mi dici mai”: è la frase che Topo Gigio ripeteva sempre e che molte generazioni di italiani conoscevano.

I volti di Lombroso

Sapete chi era Cesare Lombroso? Era un medico e un antropologo dell’Ottocento ed è stato uno dei fondatori della moderna criminologia. Le sue terorie si basavano sul concetto del criminale per nascita, secondo cui l’origine del comportamento criminale era insita nelle caratteristiche fisiche del criminale, persona fisicamente differente dall’uomo normale in quanto dotata di anomalie e atavismi, che ne determinavano il comportamento deviante. Nella sua opera, L’uomo delinquente, Lombroso fa un’analisi molto dettagliata dei caratteri somatici criminali, corredandola con immagini. Ora queste immagini sono in mostra al Museo del Cinema di Torino, nella Mole Antonelliana,

La mostra «I mille volti di Lombroso» inizia con un busto in bronzo della testa di Neandertal, che ci porta subito alla scoperta della sua teoria sull’atavismo. Lombroso sosteneva infatti che alcuni individui criminali presentassero i caratteri regressivi tipici dell’uomo primitivo. Sosteneva anche che la terza fossetta occipitale del cranio umano, situata alla base, caratterizzasse i delinquenti, come l’asimmetria del volto, le orecchie appuntite e gli occhi ravvicinati. Lo si può vedere nelle immagini in mostra, da ieri e fino al prossimo 6 gennaio, al Museo del Cinema di via Montebello. In esposizione ci sono 305 fotografie che dialogano con tredici disegni, due manoscritti, un calco in gesso di un cranio e una maschera mortuaria in cera. E ancora strumenti scientifici, manufatti realizzati da pazienti psichiatrici, libri e riviste.

«La mostra vuole raccontare, seguendo l’ordine cronologico delle sue ricerche, i mille volti studiati da Lombroso – dice Cristina Cilli, conservatrice, co-curatrice e responsabile dell’archivio del museo -, che identificava (erroneamente) le persone in base ai propri tratti somatici». Cristina Insalaco, La Stampa

Spunti di discussione

Un personaggio e una mostra che non potevano non suscitare delle polemiche. Ne accenna anche l’articolo, in fondo. Voi che ne pensate? Qual è secondo voi l’opinione di scrive l’articolo, e quella ella curatrice della mostra? Da che cosa la si può ricavare?

Gli eterni bambini dello Zecchino d’Oro

Sessant’anni fa in Italia nasceva Lo Zecchino D’Oro. Oggi in occasione della prossima uscita della fiction televisiva RAI “I Ragazzi dello Zecchino d’Oro” proponiamo questo articolo per ricordare questa incredibile iniziativa e il grande personaggio che l’aveva ideata, caro a tutti gli italiani, Mago Zurlì.
Nel nome di Mariele Ventre: gli eterni bambini dello Zecchino d'Oro
È il 1968 e Barbara Ferigo, 4 anni e mezzo, di Gorizia, canta Quarantaquattro gatti: vince la 10° edizione dello Zecchino d’Oro. Con lei il Coro dell’Antoniano

Da circa tre anni esiste uno strano club composto da alcune decine di membri d’ambo i sessi, d’età compresa fra i 40 e i 70 anni. Cosa hanno in comune questi signori? L’aver fatto parte del coro dell’Antoniano di Bologna diretto da Mariele Ventre, e in alcuni casi, aver gareggiato allo Zecchino d’Oro (e averlo pure vinto). Il Piccolo Coro dell’Antoniano, creato da padre Berardo e Mariele Ventre, scomparsa prematuramente nel ‘95, è stato ed è qualcosa di più di un semplice coro: fucina di talenti, promotore di una cultura e una tv attenta all’infanzia, vetrina mediatica dell’Antoniano fondamentale per finanziare la mensa di Bologna e le imprese benefiche a favore dell’infanzia in Italia e nel mondo. Recentemente grazie al lavoro di Francesca Bernardi, ex corista, oggi commessa quarantottenne e madre di due figli, accanto al Piccolo Coro ne è sorto un altro, dal nome buffo: i Vecchioni di Mariele. Da chi è composto e perché si chiama così?

Cino Tortorella (scomparso nel 2017) nei panni di Mago Zurlì, accanto a Cristina D’Avena, che nel 1968 arriva terza nella competizione con «Il valzer del moscerino»
Cino Tortorella (scomparso nel 2017) nei panni di Mago Zurlì, accanto a Cristina D’Avena, che nel 1968 arriva terza nella competizione con «Il valzer del moscerino»

Presto in tv, dopo la fiction sullo Zecchino

I Vecchioni di Mariele alla riscossa. Li rivederemo presto in tv. A Natale dovrebbe uscire la fiction Rai I ragazzi dello Zecchino d’Oro. Francesca Bernardi l’ha vista in anteprima: «Una scena del film ha un significato poetico meraviglioso: interpretiamo un coro di chiesa cui Mariele si ispira per costruire il suo Piccolo Coro». La parte di Mariele è interpretata in tutta la sua virginale bellezza e determinazione da Matilda De Angelis. La vicenda è ambientata nella Bologna degli Anni ‘60. Fra i protagonisti c’è Mimmo ha 9 anni ed è quello che oggi si direbbe un bambino difficile. Forse la musica potrà salvarlo

Per leggere tutto l’articolo clicca qui: Corriere.it

Informazioni culturali

Lo Zecchino D’Oro: è il Festival Internazionale della canzone del bambino trasmesso in un apposito programma televisivo. È considerato un evento che pian piano è divenuto parte del costume e patrimonio culturale italiano delle generazioni nate a partire dagli anni sessanta. Tale valore è testimoniato dall’attribuzione, nell’aprile 2008, della targa “Patrimoni per una cultura di pace”, consegnata nel corso di una cerimonia organizzata dai Club e Centri UNESCO.

Abbiamo scelto per voi  alcune delle canzoni più famose che bambini e adulti in Italia conoscono. Per ascoltarle cliccate sul titolo della canzone.

Mago Zurlì:il Mago Zurlì è un personaggio televisivo ideato da Cino Tortorella e interpretato dallo stesso presentatore nell’ambito del programma per ragazzi Zurlì, il mago del giovedì, verso la fine degli anni cinquanta. In un’intervista del 2004 Tortorella afferma che fu Umberto Eco, allora funzionario RAI, a proporre il programma

Un mago buono dotato di regolare bacchetta magica — con i capelli luccicanti di polvere magica, corpetto aderente in vita e calzamaglia — conduceva, all’interno di una striscia pomeridiana, giochi e passatempi per i più piccoli lanciando telefilm che avrebbero riscosso un grande successo, come ad esempio Jim della giungla o Le avventure di Rin Tin Tin.

Tortorella continuò dal 1959 fino al 1972 ad impersonare — accanto a Mariele Ventre e al Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna — la figura del mago in calzamaglia tanto caro ai bambini nella manifestazione canora per l’infanzia dello Zecchino d’Oro.

Mamma ho perso la privacy (sui social)

 

 

Mamma ho perso la privacy (sui social) le loro foto e i video postati a raffica in Rete dai genitori, bambini e ragazzi non conoscono più il concetto di sfera privata. E qualcuno inizia a ribellarsi di VITTORIO LINGIARDI

Per leggere l’articolo clicca qui Repubblica.it

Proposte didattiche

L’articolo, soprattutto nella prima parte, evidenzia in modo efficace la differenza in italiano tra i differenti tempi verbali al passato.

Vi invitiamo a identificare i verbi all’imperfetto, al passato remoto e al passato prossimo e a spiegare la ragione della loro scelta nel contesto del testo.

Cari insegnanti facciamo amare la storia a scuola

L’articolo che abbiamo scelto per i nostri lettori è parte di un dibattito generato dalla decisione del ministero dell’istruzione di eliminare da quest’anno la traccia (prova scritta ) di storia dall’esame di maturità. Per sapere di più di questa decisione vi invitiamo a leggere alcuni articoli sull’argomento tra i quali: Il Corriere, La Repubblica, oltre agli articoli che potete trovare in ARTICOLI CORRELATI all’articolo odierno.

Ecco due stralci dello stimolante articolo di Franco Lorenzoni, un insegnante e intellettuale impegnato da sempre sul fronte dell’educazione.

Migliaia di studenti in piazza chiedono agli adulti di preoccuparsi un po’ più seriamente del futuro. Oltre mille professori e intellettuali firmano un appello perché non si dimentichi il passato. C’è qualche possibilità che queste due spinte a sottrarsi alla dittatura del presente si incontrino? Un’insegnante di Orvieto racconta che un suo allievo un giorno le ha domandato: “Perché dovrei studiare il passato se io vivrò nel futuro?” Sembra una domanda banale, ma se proviamo a prenderla sul serio forse possiamo provare a capire perché, da dieci anni, oltre il 97% dei ragazzi non sceglie la traccia storica all’esame di maturità.

…Lo scorso anno, leggendo e rileggendo in classe le cinque folgoranti righe con cui Erodoto dà avvio alle sue Storie, i bambini sono stati molto colpiti dalla sua scelta di voler dare dignità e memoria sia ai greci che ai barbari e dal suo domandarsi “la ragione per cui essi vennero in guerra tra loro”. Un giorno Emilia a 11 anni ha scoperto su wikipedia che Erodoto era figlio di una greca e di un persiano. Siamo stati così felici di scoprire che la storia è nata dalla curiosità e dall’immaginazione di un uomo che incarnava l’incrocio tra culture proprio come Emilia, che è figlia di un uruguaiano e di una belga. A Erodoto, alla fine dell’anno, Maia ha scritto una lettera: “Secondo me hai fatto una delle invenzioni più utili di tutte: la Storia! Senza la storia come avrebbe fatto Martin Luther King a sapere di Gandhi e della nonviolenza e quindi fare come lui? E noi? Noi come avremmo fatto a sapere di tutti voi? Ipazia, nessuno saprebbe chi era…”. Ecco, quando la storia diventa luogo di connessioni inaspettate apre la mente e non può non appassionare ragazze e ragazzi.

Per leggere tutto l’articolo clicca qui: Repubblica

INFORMAZIONI RILEVANTI

  • La traccia storica all’esame di maturità: l’esame di maturità si compone di quattro prove, delle quali tre sono scritte ed una è orale.  La traccia storica è una delle opzioni della prima prova scritta. “

La prima prova scritta è la composizione di un testo di lingua italiana, ed è l’unica prova comune per tutti gli indirizzi di studi. Allo studente viene fornito un fascicolo con le tracce disponibili e i materiali utili per lo svolgimento.

La prova può consistere in uno dei quattro temi principali (a scelta dello studente):

  • Tipo A: Riguarda l’analisi e il commento di un testo letterario in prosa o in poesia;
  • Tipo B: Un argomento scelto fra quattro ambiti tematici (storico-politico, socio-economico, artistico-letterario e tecnico-scientifico) svolto nella forma di un saggio breve o articolo di giornale, relazione, intervista o lettera aperta;
  • Tipo C: Una traccia di tipo storico;
  • Tipo D: Tema di attualità, inerente ad un dibattito culturale in corso.

Durante lo svolgimento della prova, della durata di sei ore dalla consegna della traccia, è possibile consultare dizionari di lingua italiana.