È morta Maria Perego, creò Topo Gigio

Rimanendo sul tema del topo, vogliamo ricordare con questo articolo Maria Perego,  la creatrice del topo forse più famoso del mondo “Topo Gigio” scomparsa in questi giorni.È morta Maria Perego, creò Topo Gigio

Nata a Venezia nel 1923, nipote di un marionettista dopo l’Accademia d’Arte drammatica ha inventato diversi personaggi tra cui Picchio Cannocchiale, ma il vero successo è arrivato all’inizio degli anni Sessanta con la creazione, insieme al marito Federico Caldura, di Gigio ispirato a Topolino, un rapporto importante che ha raccontato nel libro Io e Topo Gigio. Entrata in Rai nel 1954, quasi subito nella Tv dei ragazzi, dopo una serie di esperimenti di personaggi in cartapesta ha capito che era meglio utilizzare dei pupazzi con meccanismi interni animati da “burattinai” vestiti completamente di nero che scomparivano in tv. “Molti dicono che il Topo è stato creato nel ’59 ma siccome il meccanismo non era perfetto, io dico che è nato nel ’61” raccontava.

Maria Perego ha fatto la sua ultima apparizione poche settimane fa a Le ragazzetrasmissione di Raitre, dove della sua creatura diceva: “Topo Gigio è un personaggio sprovveduto, però con il suo ottimismo cerca di giustificarsi, di inventare, di introdursi e sfociare nella fantasia e assurdo. È sempre in bilico tra la fantasia e la realtà”.
Da Letterman, con Obama, c’era anche Topo Gigio. “Ma cosa mi dici mai

Per leggere tutto l’articolo clicca qui: Repubblica

Se volete leggere una divertente intervista a Topo Gigio stesso, cliccate qui Libero

Informazioni utili

Topolino: E’ il nome con cui nel 1931 fu introdotto in Italia Mickey Mouse.  Topolina era Minnie. Le prime vignette di Walt Disney apparvero sul supplemento domenicale per i bambini del giornale Il Popolo di Roma.
RAI: Sta per Radio Televisione Italiana
“Cosa mi dici mai”: è la frase che Topo Gigio ripeteva sempre e che molte generazioni di italiani conoscevano.

Gli eterni bambini dello Zecchino d’Oro

Sessant’anni fa in Italia nasceva Lo Zecchino D’Oro. Oggi in occasione della prossima uscita della fiction televisiva RAI “I Ragazzi dello Zecchino d’Oro” proponiamo questo articolo per ricordare questa incredibile iniziativa e il grande personaggio che l’aveva ideata, caro a tutti gli italiani, Mago Zurlì.
Nel nome di Mariele Ventre: gli eterni bambini dello Zecchino d'Oro
È il 1968 e Barbara Ferigo, 4 anni e mezzo, di Gorizia, canta Quarantaquattro gatti: vince la 10° edizione dello Zecchino d’Oro. Con lei il Coro dell’Antoniano

Da circa tre anni esiste uno strano club composto da alcune decine di membri d’ambo i sessi, d’età compresa fra i 40 e i 70 anni. Cosa hanno in comune questi signori? L’aver fatto parte del coro dell’Antoniano di Bologna diretto da Mariele Ventre, e in alcuni casi, aver gareggiato allo Zecchino d’Oro (e averlo pure vinto). Il Piccolo Coro dell’Antoniano, creato da padre Berardo e Mariele Ventre, scomparsa prematuramente nel ‘95, è stato ed è qualcosa di più di un semplice coro: fucina di talenti, promotore di una cultura e una tv attenta all’infanzia, vetrina mediatica dell’Antoniano fondamentale per finanziare la mensa di Bologna e le imprese benefiche a favore dell’infanzia in Italia e nel mondo. Recentemente grazie al lavoro di Francesca Bernardi, ex corista, oggi commessa quarantottenne e madre di due figli, accanto al Piccolo Coro ne è sorto un altro, dal nome buffo: i Vecchioni di Mariele. Da chi è composto e perché si chiama così?

Cino Tortorella (scomparso nel 2017) nei panni di Mago Zurlì, accanto a Cristina D’Avena, che nel 1968 arriva terza nella competizione con «Il valzer del moscerino»
Cino Tortorella (scomparso nel 2017) nei panni di Mago Zurlì, accanto a Cristina D’Avena, che nel 1968 arriva terza nella competizione con «Il valzer del moscerino»

Presto in tv, dopo la fiction sullo Zecchino

I Vecchioni di Mariele alla riscossa. Li rivederemo presto in tv. A Natale dovrebbe uscire la fiction Rai I ragazzi dello Zecchino d’Oro. Francesca Bernardi l’ha vista in anteprima: «Una scena del film ha un significato poetico meraviglioso: interpretiamo un coro di chiesa cui Mariele si ispira per costruire il suo Piccolo Coro». La parte di Mariele è interpretata in tutta la sua virginale bellezza e determinazione da Matilda De Angelis. La vicenda è ambientata nella Bologna degli Anni ‘60. Fra i protagonisti c’è Mimmo ha 9 anni ed è quello che oggi si direbbe un bambino difficile. Forse la musica potrà salvarlo

Per leggere tutto l’articolo clicca qui: Corriere.it

Informazioni culturali

Lo Zecchino D’Oro: è il Festival Internazionale della canzone del bambino trasmesso in un apposito programma televisivo. È considerato un evento che pian piano è divenuto parte del costume e patrimonio culturale italiano delle generazioni nate a partire dagli anni sessanta. Tale valore è testimoniato dall’attribuzione, nell’aprile 2008, della targa “Patrimoni per una cultura di pace”, consegnata nel corso di una cerimonia organizzata dai Club e Centri UNESCO.

Abbiamo scelto per voi  alcune delle canzoni più famose che bambini e adulti in Italia conoscono. Per ascoltarle cliccate sul titolo della canzone.

Mago Zurlì:il Mago Zurlì è un personaggio televisivo ideato da Cino Tortorella e interpretato dallo stesso presentatore nell’ambito del programma per ragazzi Zurlì, il mago del giovedì, verso la fine degli anni cinquanta. In un’intervista del 2004 Tortorella afferma che fu Umberto Eco, allora funzionario RAI, a proporre il programma

Un mago buono dotato di regolare bacchetta magica — con i capelli luccicanti di polvere magica, corpetto aderente in vita e calzamaglia — conduceva, all’interno di una striscia pomeridiana, giochi e passatempi per i più piccoli lanciando telefilm che avrebbero riscosso un grande successo, come ad esempio Jim della giungla o Le avventure di Rin Tin Tin.

Tortorella continuò dal 1959 fino al 1972 ad impersonare — accanto a Mariele Ventre e al Piccolo Coro dell’Antoniano di Bologna — la figura del mago in calzamaglia tanto caro ai bambini nella manifestazione canora per l’infanzia dello Zecchino d’Oro.

Mamma ho perso la privacy (sui social)

 

 

Mamma ho perso la privacy (sui social) le loro foto e i video postati a raffica in Rete dai genitori, bambini e ragazzi non conoscono più il concetto di sfera privata. E qualcuno inizia a ribellarsi di VITTORIO LINGIARDI

Per leggere l’articolo clicca qui Repubblica.it

Proposte didattiche

L’articolo, soprattutto nella prima parte, evidenzia in modo efficace la differenza in italiano tra i differenti tempi verbali al passato.

Vi invitiamo a identificare i verbi all’imperfetto, al passato remoto e al passato prossimo e a spiegare la ragione della loro scelta nel contesto del testo.

Aiuto, arrivano i nonni

nonni

I vincoli famigliari sono sicuramente uno degli aspetti che contraddistinguono  la cultura italiana.
Dall’articolo che segue sembrerebbe che non solo i giovani italiani siano “mammoni” ma anche “nonnoni”.

Mio figlio ha solo otto mesi e io già non sfango più i nonni: mi passerà? -Giuditta

Quando ho letto la tua domanda sono scoppiato a ridere. E l’ho mandata a un amico con cui stavo chattando, che ha risposto: “Ahaha, ‘sfango’ vince il premio di parola del giorno!”. La mia risata, però, era anche un moto liberatorio: amo molto quando qualcuno mi spiazza e mi ricorda che ogni persona funziona a modo suo.

Quando noi siamo diventati padri di due gemelle, non so come avremmo fatto senza i nonni. Li abbiamo ingaggiati a tempo pieno tutti e quattro, e ne avremmo ingaggiati volentieri altri quattro. E da quando viviamo all’estero, ci siamo uniti al coro di amici espatriati che si lamentano continuamente di non avere i nonni a cui lasciare i bambini ogni tanto. Tu invece non li “sfanghi” più e mi fai ridere di gioia.  Per leggere l’articolo clicca qui. Internazionale

Note culturali
sfango: il verbo sfangare in italiano colloquiale significa portare a termine qualcosa di noioso o difficile.  Si dice per esempio “sfangare la giornata”. Ma Giuditta nella sua lettera al giornalista usa “sfango” per lamentarsi del fatto che i nonni si attaccano come il fango e lei non riesce a “sfangarli”. Per questo interpretazione originale  vince il premio di parola del giorno.

Per la discussione

Che ruolo hanno avuto i nonni nella vostra vita?

 

Mensa o panino?

“I giudici del tribunalPerché il panino da casa è diventato un diritto? Ora le scuole si devono adeguaree di Torino hanno ribadito che tutti gli studenti hanno diritto di consumare a scuola il pasto da casa. Tutti”, non solo quelli che si sono iscritti alla mensa.

Perché è un diritto?

Perché l’orario scolastico per chi sceglie il «tempo pieno» va dalle 8,30 alle 16,30. Ed è lo stesso ministero a dire che l’ora del pranzo non è una pausa, ma è un momento educativo a tutti gli effetti. Da questo discende che tutti devono poter partecipare, perché si tratta di garantire il diritto costituzionale all’istruzione. Il servizio mensa è nato per agevolare le famiglie: ma non è obbligatorio, ed è a pagamento, a «domanda individuale». Questo vuol dire che, per iscrivere il figlio al tempo pieno, non è necessario iscriverlo anche alla mensa. Infatti, ci sono genitori che vanno a prendere il figlio per pranzo e lo riportano a scuola nel primo pomeriggio. Ora, i giudici dicono che non sono costretti a farlo.  … In altri termini, un genitore deve poter scegliere il tempo pieno e lasciare il figlio a scuola anche all’ora di pranzo, senza essere costretto a pagare. Paola Italiano, La Stampa.

Note culturali

Nelle scuole italiane di solito chi sceglie il tempo pieno, pranza alla mensa scolastica, oppure torna a casa. Non era, infatti, possibile portarsi il pranzo da casa. Ora il tribunale ha sentenziato che è possibile, perché l’ora del pranzo è un momento educativo e quindi tutti gli studenti devono partecipare. Perché, secondo voi, il pranzo è un momento educativo?

Continuate a leggere l’articolo, e individuate quali sono le difficoltà organizzative che una scuola incontra, quando alcuni studenti si portano il pranzo da casa, mentre altri mangiano in mensa.

Fertility day, un padre scrive alla Lorenzin: “Presi a sberle dalla vostra miopia”

feritlity dayGentile Ministra Lorenzin,
Chi le scrive é papà di una bellissima bimba di quasi tre anni.
In questi tre anni, io che ho avuto la fortuna di avere una busta paga dove ho caricato mia figlia al 100%, ho ricevuto dallo Stato una detrazione complessiva di 1.200 euro lordi all’anno. Nel frattempo però mia figlia é dovuta andare al nido, un nido comunale (cioè pubblico) il cui costo mensile é stato di 550 euro. Che moltiplicato per undici mesi, fanno 6.050 euro all’anno.
Chi lavora in nero, chi ha dei contratti saltuari o ha un salario basso, non detrae nulla. Se poi un lavoro nemmeno ce l’hai, cavoli tuoi, vorrà dire che avrai tempo libero per badare a tuo figlio. E se devi cercare un lavoro, fare un colloquio, andare a fare una visita medica o quant’altro, semplicemente ti attacchi.
Per non parlare del nostro mercato del lavoro che discrimina le donne per il solo fatto di essere mamme o, peggio ancora, incinte…..

Ecco perché le scrivo, signora Ministra. Perché lei può anche lanciare una medievale giornata nazionale della fertilità (d’altra parte da questo Governo non mi aspetto niente di più che un nuovo Medioevo culturale), ma prima voglio, pretendo da cittadino che paga le tasse, che un Ministro del mio paese lanci la giornata nazionale dei trasporti pubblici efficienti, la giornata nazionale dei nidi gratuiti, la giornata nazionale del reddito minimo garantito, la giornata nazionale della sanità e della scuola pubblica e gratuita.

In attesa di tutto ciò, signora Ministra, il 22 settembre io e mia moglie faremo l’amore. E anche quel giorno useremo il preservativo..L’Espresso

Note culturali

cavoli tuoi: un’espressione colloquiale molto comune che significa “è un problema tuo”
ti attacchi: un’altra espressione colorita del linguaggio colloquiale. L’espressione intera sarebbe “ti attacchi al tram”.Il significato è “ti sostieni come puoi” che è equivalente alla meno gergale espressione “ti arrangi”.

Temi per la discussione
Com’è la situazione delle giovani coppie nel tuo paese? Le madri sono protette? Quanto costa avere un figlio?

La tragedia spiegata ai bambini

La tragedia«Tra le tende dopo il terremoto i bambini giocano a palla avvelenata». «Giocano al mondo, ai quattro cantoni, a guardie e ladri, la vita rimbalza elastica, non vuole altro che vivere». Parole appese, sospese, sussurrate. Parole leggere e in movimento, quelle scelte lustri fa da Gianni Rodari, il più profondo interprete e narratore delle emozioni dei piccoli, per raccontare, tra le tende, la forza dei più fragili. Forza vitale, spontanea e inconsapevole su cui fare perno ora, dove nei bambini, oltre al terrore e alla disperazione del momento, si aggiunge il bisogno di comprendere, l’esigenza di sentirsi protetti, la necessità di rinsaldare un patto di amicizia con la vita.

Non colpevolizzare la terra è fondamentale per trasmettere ai più piccoli la possibilità di poter ripensare ad un domani insieme a lei: il futuro sulla terra, su questa terra, non è un tabù. La Stampa

Note culturali
Palla avvelenata, Mondo, quattro cantoni, guardie e ladri sono i giochi tradizionali dei bambini italiani. Cercate le regole online e trovate dei giochi analoghi nel vostro paese.

Gianni Rodari: scrittore e giornalista italiano tra gli anni ’50 e ’80 ha scritto dei famosi libri per bambini ora tradotti in molte lingue.

Le mamme che inventano le app

coltoQuello tra la tecnologia e i bambini sarebbe un rapporto semplice, se a complicarlo non ci fossero spesso i genitori. Che a volte vietano tablet e smartphone, altre permettono di usarli entro certi limiti, altre ancora lasciano ai più piccoli la più assoluta libertà. Ma c’è anche chi si guarda intorno e s’inventa un’app per i figli. Può nascerne un’attività: alla prossima «Bologna Children’s Book Fair», la più grande fiera italiana dell’editoria per bambini che si terrà dal 4 al 7 aprile a Bologna, sono infatti numerosi i libri digitali realizzati da genitori. Sono app più o meno complesse, per tablet o smartphone: a metà tra gioco e libro, prevedono sempre una partecipazione attiva dei bimbi. …

Colto, ad esempio, nasce a Milano da un’idea di Catriona Wallis, madre di due bambini e insegnante di inglese, sposata con un italiano; Shape Gurus è stata selezionata da Apple fra le migliori app del 2015. (v. foto) Da una casetta sulle rive del Po, poi, arriva Identikat, con cui si creano fantastici gatti digitali: ha vinto premi in tutto il mondo ed è firmata da Làstrego e Testa con la torinese Ovolab, un bell’esempio di collaborazione tra uno studio che ha fatto la storia dell’illustrazione italiana e un’azienda nata con i software per Mac e presto convertita alle app mobili. Bruno Ruffilli, La Stampa.

Note culturali
Bologna Children’s Book Fair, la Fiera del Libro di Bologna, è dedicata interamente al mondo della produzione di libri per bambini e ragazzi. Qui convergono artisti (illustratori, graphic designer…), agenti letterari, editori, autori, traduttori, business developer, licensor e licensee, packager, stampatori, distributori, librai, bibliotecari, insegnanti, fornitori di servizi editoriali e tutte le figure professionali legate al mestiere del libro per l’infanzia.

 

Napoli, due città

napoli_datiAndrea Malaguti, della Stampa, fa un lungo – e agghiacciante – reportage sulla Camorra a Napoli.

Diciottenni con la pistola e il kalashnikov pronti a sparare a tutto e a tutti per conquistare un vicolo, una piazza, uno scantinato o un garage dove spacciare droga o imporre il pizzo. Centinaia di ragazzini fuori controllo e senza regole, imbevuti del mito di Gomorra, capaci di terrorizzare i quartieri nel cuore della città, cominciando a fare fuoco a 13-14 anni e concludendo la propria parabola criminale prima di compierne 25. La loro fine, in genere, è una galera. O, se va male, una bara. …

I banditi, certo, ma «anche», appunto, il deserto educativo e le fragilità familiari dei quartieri Spagnoli o dei rioni Sanità e Forcella, incastrati nel centro storico e appoggiati alla schiena delle case eleganti della Napoli bene, dove i revolver sono più numerosi delle lavagne. Secondo un rapporto di Save the Children, pubblicato il 2 dicembre, nel Napoletano il 19,76% dei ragazzi non arriva al diploma, il 35,8% degli alunni non raggiunge livelli sufficienti di competenza matematica e il 28% non sa leggereLa Stampa.

Note culturali e linguistiche
Camorra: è il termine che designa la mafia a Napoli
Pizzo: nel gergo della camorra e della mafia è la tangente che viene estorta ai negozianti o agli imprenditori
Gomorra: qui si allude al famoso reportage sulla camorra scritto da Roberto Saviano
Napoli bene: in questa accezione, bene significa di livello sociale elevato

 

A scuola i nostri figli non imparano a scrivere in italiano

 

Bimbo-che-scrive Dall’indagine che questo articolo descrive emerge che “Secondo le mamme  italiane a scuola (in Italia) non si impara l’italiano. Troppa letteratura, poca lingua parlata, «questa materia va rivista perché bisogna che alla fine del percorso i ragazzi possano saper scrivere correttamente». Lo pensa quasi una mamma su due (il 45%) secondo l’indagine condotta da Libreriamo, la piazza digitale fondata dal sociologo Saro Trovato, che ha coinvolto circa 800 mamme italiane tra i 30 e i 60 anni, in una ricerca condotta con il metodo WOA (Web opinion analysis).

Per sapere di più sui risultati dell’indagine cliccate su: Corriere.it

Attività culturali

Temi per la discussione

Cerca nell’articolo la risposta a queste domande.

  1. Quante mamme hanno partecipato a questa ricerca?
  2. Quali materie dovrebbero essere, secondo le mamme, insegnate di più a scuola?
  3. Le mamme pensano che l’insegnamento nella scuola attuale è troppo pratico o troppo teorico?
  4. Insegnare la letteratura nelle ore di italiano aiuta gli studenti a amare la lettura?
  5. Che aggettivo usano le mamme quando descrivono gli edifici scolatici?
  6. Cosa pensano dell’insegnamento delle lingue straniere?
  7. Quale critica rivolete al metodo dell’indagini il Lettore_2801508?