Afroitaliani

LA PAROLA

Ogni settimana sull’Espresso un termine commentato da una grande firma
DI IGIABA SCEGO

Afroitaliani

Sono diventata afroitaliana di recente. Fino a pochi anni fa eravamo semplicemente alieni o, peggio, invisibili. La nostra pelle nera o marroncina non pervenuta.
Nessuno si era accorto che i migranti arrivati negli anni ’70 e anni ’80 avevano fatto dei figli e che quei figli riempivano le aule universitarie o erano alla ricerca di un lavoro. Poi cominciammo a essere, e fu già un progresso, generici “figli di migranti” o “seconde generazioni”.

Il termine è di uso recente, anzi recentissimo. Io l’ho sentito pronunciare solo otto anni fa. Un calco tratto da quella realtà afroamericana a cui tutti i figli di migranti di origine africana hanno guardato almeno una volta. Gli afroamericani erano il modello a cui guardare. E poi era facile definirsi “afroitaliani”: meno parole da usare, meno spiegazioni da dare. Un termine comodo che riassumeva i viaggi dei genitori e tutta la realtà diasporica che c’era dietro la propria famiglia. Ora si sente spesso parlare di afroitaliani.
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Chi è DI IGIABA SCEGO

Igiaba Scego è nata in Italia da una famiglia di origini somale. Dopo la laurea in Letterature straniere presso la Sapienzadi Roma, ha svolto un dottorato di ricerca in Pedagogia all’Università di Roma Tre e si occupa di scrittura, giornalismo e di ricerca incentrata sul dialogo tra culture e la dimensione della transculturalità e della migrazione.

Collabora con molte riviste che si occupano di migrazioni e di culture e letterature africane tra cui «Latinoamerica», «Carta», «El Ghibli», «Migra» e con alcuni quotidiani come «la Repubblica», «il manifesto», «L’Unità» e «Internazionale».

 

«Mettiamo i nostri corpi sulle navi che salvano i migranti»

Lo scrittore Sandro Veronesi in una lettera aperta del 9 luglio sul Corriere della Sera diretta ad un altro famoso scrittore e giornalista, Roberto Saviano, lancia una sfida  ai personaggi più illustri della vita publica italiana, di mettere i propri corpi sulle navi dei migranti. Ecco uno stralcio della sua lettera.:

“Ci vorrebbe, per dire, il commissario Montalbano, che ha il doppio di spettatori di quanti elettori abbia avuto la Lega a marzo. (Tra l’altro, nel backstage della prossima stagione, che già circola in rete, sembrerebbe che lui, cioè non Luca Zingaretti, ma proprio Montalbano, il personaggio, sia già lì, in mezzo al mare, a braccia aperte). Sempre per dire, mi sono sentito di colpo molto più forte quando ho visto la fotografia di Totti con in mano la scritta #withrefugees dell’Unhcr: pensa se il corpo ce lo mettesse lui, pensa se su una di quelle navi ci fosse Totti. Il suo corpo su una di quelle navi farebbe capire a un sacco di persone come stanno le cose, più di mille parole. Sto sognando? Sto dicendo una sciocchezza? Checco Zalone. O Claudio Baglioni. O Federica Pellegrini. O Jovanotti. O Sofia Goggia. O Celentano. O Monica Bellucci che fa da interprete dal francese. O Chiara Ferragni che allatta. O Giorgio Armani che compie 84 anni. Sulla nave. Laggiù. In quel tratto di mare dove la gente viene lasciata morire per opportunismo, o far pressione su Malta, o su Macron. Ovviamente sto facendo nomi così, di getto, non sto convocando nessuno, non mi permetterei mai di farlo: dico solo, a te che sei perennemente convocato, che forse ora ci vorrebbe qualche persona veramente influente che ci metta il corpo” Per leggere tutta la lettera clicc QUI:Corriere.it

Roberto Saviano risponde a Sandro Veronesi dalle pagine di Repubblica.

Caro Sandro Veronesi, ti ringrazio per la tua lettera e per aver dedicato tempo e passione a ciò che sta succedendo. L’attenzione che mostri verso chi sta vivendo l’inferno in terra non è cosa scontata in tempi in cui si è tutti trincerati dietro steccati di paura. E il tuo mettere il corpo al centro di tutto non è vaneggiamento, perché di corpi si tratta. Sempre. Antonio Tabucchi fece dire al suo umanissimo e cattolico Pereira “io non credo nella resurrezione della carne”. Con questo voleva dire che il nostro momento è ora. È qui che dobbiamo essere, senza sperare che nell’aldilà avremo una seconda possibilità.
La tua, Sandro, era una lettera alta, che voleva parlare allo spirito, io mi calo invece sempre nella materialità e qui trovano i nostri percorsi un punto di congiungimento, nella fisicità della battaglia che deve contemplare i corpi a difesa dello Stato di Diritto. Chi oggi chiude i porti alle Ong ha già chiuso le porte agli italiani, li sta condannando alla peggiore delle povertà possibili, perché oltre alla povertà del corpo rischia di condannarli anche alla povertà dello spirito.

Caro Sandro, io ci sto, questa battaglia la combatto da anni e non ho alcuna paura di perdere perché sono certo di una cosa: saremo più grandi noi nella nostra sconfitta, che loro in questo barbaro trionfo.

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Albania, Marocco e Romania: da dove arrivano i nuovi italiani

Secondo alcuni dati resi noti da Eurostat  , nel 2016 l’Italia è stato il paese europeo che ha rilasciato il maggior numero di nuove cittadinanze. Sono 201.591 i nuovi cittadini italiani, staccando di 50 mila unità quelle Spagna e Regno Unito, per non parlare della Germania, che nel 2016 ne ha concesse la metà di noi.
Un terzo dei nuovi italiani – oltre 65 mila persone – proviene dall’Africa, anche se in realtà più della metà di loro è di origine marocchina. Il secondo paese africano che si trova in classifica è il Senegalcon 5091 nuovi cittadini italiani nel 2016, seguito dalla Tunisia con 4800, dall’Egitto con 3400, dalla Nigeria con 3100 e dalla Costa d’Avorio con 2000 nuove cittadinanze italiane concesse.

Un altro 16 per cento proviene dall’Asia mentre un ulteriore 11 per cento dei nuovi cittadini arriva dalle Americhe, nella quasi totalità dei casi da Brasile, Perù ed Ecuador. A cui si aggiungono 47 nuovi cittadini italiani di origine oceanica. Nel resto dei casi – oltre 79 mila nuove cittadinanze – si tratta di cittadini comunitari o dell’area europea che hanno ottenuto la cittadinanza italiana.

Su 10 nuovi cittadini, 4 sono comunitari, 3 sono africani, 2 sono asiatici e 1 è americano
Il paese che vede più nuovi nostri connazionali in assoluto è l’Albania, con 36 mila persone che nel 2016 hanno ottenuto la cittadinanza italiana. Segue il Marocco e poi a grande distanza la Romania con 12 mila nuovi cittadini italiani, l’India con 9500, il Bangladesh con 8500, il Pakistan con 7600. A Seguire Macedonia, Brasile, Perù e Moldavia. Sono pochissimi invece i cittadini cinesi che sono diventati italiani: appena 1864 nel 2016, a cui si aggiungono 1600 russi. Per leggere l’articolo clicca qui: L’Espresso
Curiosità culturali
Se siete interessati all’ argomento trovate nell’articolo le risposte a queste domande:
1. Quali sono i paesi europei  che dopo l’Italia concedono più cittadinanze a cittadini stranieri?
2, Cosa significa comunitario e extracomunitario?
3. Chi è una persona apolide?
4. Quale paese africano ha il più alto numero di cittadini italiani?
5. Da quale parte del mondo  proviene la maggioranza dei nuovi italiani?
6. Quali sono i requisisti necessari per ottenere la cittadinanza italiana?
7. Quanti anni di residenza sono richiesti per ottenere la cittadinanza a un cittadino comunitario e quanti a
un extracomunitario?
8. Anche gli apolidi e i rifugiati possono avere la cittadinanza?

 

Caro Presidente, un rapper arabo scrive a Napolitano

 

Molte testate tra le quali il Corriere.it, hanno dato risalto alla notizia di Amir il rapper di origine egiziana che ha voluto riportare all’attenzione dell’opinione pubblica e della classe politica la questione dello ius soli e del diritto di cittadinanza per i figli nati in Italia da genitori stranieri. Amir lo ha fatto a modo suo, con un rap lanciato anche su twitter sotto l’hashtag caropresidente e una petizione da firmare on line.Il Il Corriere lo ha pubblicato. Corriere.it 
Queste sono le parole con cui si apre il rap rivolto a Napolitano. Vi invitiamo a leggerlo e ad ascoltarlo:.
Caro Presidente,
mi chiamo Amir e sono un rapper che più volte nelle sue canzoni ha dato voce ai ragazzi di seconda generazione. Nonostante io abbia la cittadinanza da sempre (mia madre è italiana), molte volte sono stato considerato uno straniero per via delle mie origini egiziane. Il problema oltre ad essere legislativo è culturale, dovrebbe cambiare la percezione di come è fatto un Italiano nel 2012: non è necessariamente “bianco” ma può essere di carnagione scura, avere occhi a mandorla, avere capelli afro…
Grazie,
Amir
 
Sora24

Uso della lingua
ius soli: il diritto al suolo, il diritto di ottenere la cittadinanza per chi nasce sul suolo di uno stato. Questo diritto e’ applicato negli Stati Uniti ma non Italia.
gli occhi a mandorla: In italiano spesso si usa quest’espressione quando si parla delle persone asiatiche. L’espressione non ha nessuna connotazione derogatoria.

Che faccia hanno i nuovi italiani?

Duemila smorfie, risate, sorrisi sbiechi e occhi spalancati. Facce curiose di italiani come sono oggi: giovani, vecchi, bianchi, di origini lontane, ragazzine e uomini barbuti, gli occhiali alla moda o i capelli tagliati male. Con la cittadinanza o senza, benché siano tutti dello stesso Paese. Dopo le favelas brasiliane e i grattacieli di New York, dopo il Municipio di Parigi e gli slums indiani il trentenne (e già famosissimo) street artist JR ha scelto l’Italia per l’ultima tappa del progetto Inside Out, aderendo alla campagna “L’Italia sono anch’io” per l’estensione della cittadinanza ai figli degli immigrati (in collaborazione con l’agenzia ABCM). Corriere della Sera.

Uso della lingua
sbiechi, sbieco: storto
spalancati, spalancato: più che aperto

Braccia indiane per il Grana padano

Il prodotto tipico della valle padana avrebbe serie difficoltà ad arrivare alle catene di distribuzione e sulle tavole degli italiani (e del resto del mondo) se non fosse per la manodopera immigrata, quella proveniente dall’India in particolare. Lo sostiene un’inchiesta del New York Times riportata in prima pagina come notizia di apertura sull‘International Herald Tribune (che del Nytimes è la vetrina internazionale) che senza girarci troppo attorno riassume tutto nel titolo: «Sono i contadini indiani a far scorrere il latte italiano».
Sono in particolare i Sikh del Punjab ad avere preso il posto degli allevatori italiani nelle aziende lattiero-casearie della pianura al punto che, ricorda il quotidiano Usa, nella provincia di Cremona al fianco dei Ferrari e dei Galli uno dei cognomi più diffusi sull’elenco telefonico è diventato Singh, E’ iniziata da almeno vent’anni l’immigrazione indiana nelle zone padane e oltrepadane e oggi  su circa tremila addetti, gli immigrati rappresentano un terzo della forza lavoro. «Non saprei dire se senza gli indiani si rischierebbe davvero uno stop – ha precisato al giornale newyorkese -, ma di certo le difficoltà sarebbero notevoli». 
 Il Corriere.it
Per altre informazioni sull’argomento vedi anche l’articolo “Braccia indiane per il Grana padano” www,presseurop. 
In questo articolo leggiamo che i figli di questi immigrati sono bravissimi a scuola e si sentono più italiani che indiani. Si sentono radicati in Italia e la considerano la loro nuova patria.


Uso della lingua

vetrina: questo termine di solito indica il luogo di un negozio dove si espone la merce, in questo contesto significa “il portavoce”.
padane : all’interno della Pianura Padana
oltrepadane: al di fuori della Pianura Padana
addetti: persone impiegate

Immigrati in Italia, un quarto vive in Lombardia

L’Italia sta cambiando. Il fenomeno è dovuto al continuo flusso di immigrati extracomunitari e alla loro graduale integrazione nel contesto sociale del paese.  Secondo il rapporto Caritas del 2010, in 20 anni, gli immigrati regolari in Italia sono aumentati di 10 volte: erano mezzo milione nel 1990, sfiorano i 5 milioni nel 2010  (7% dei residenti). Di questi, il 10% sono in Emilia Romagna, Lombardia e Umbria. Oltre un ottavo degli immigrati, quasi 600 mila, sono di seconda generazione. Un immigrato su quattro vive in Lombardia (982.225; 23,2%). Roma (405.657) perde il record di provincia col più alto numero di immigrati a vantaggio di Milano (407.191).  La comunità più numerosa si conferma quella romena (21%), segue l’albanese (11%), la marocchina (10,2%). 
Sfortunatamente a causa della crisi economica insieme al numero degli immigrati sono aumentate le reazioni negative degli italiani nei loro confronti. Sempre di più si parla di paura, e si assiste ad episodi  di discriminazione e di razzismo.
Secondo Eurostat per limitare il fenomeno dei flussi migratori clandestini è necessario regolarizzare l’immigrazione, ma non si può fare a meno degli immigrati, perché con  un “immigrazione zero” l’Italia in mezzo secolo perderebbe un sesto della sua popolazione. 
Uso della lingua
Extracomunitario: individuo che non appartiene all comunità europea
nei loro confronti: verso gli immigrati 
fare a meno: fare senza, rinunciare