Anno bisesto: storia di un’anomalia che ritorna ogni quattro anni

 

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Secondo l’attuale calendario gregoriano, dopo la nascita di Cristo sono bisestili gli anni il cui numero è divisibile per 4. Attenzione però: non solo bisestili quelli divisibili per cento (1800, 1900), a meno che non siano divisibili per quattrocento (ovvero il 2000 è stato bisestile). Prima non esisteva una regola fissa, la norma era regolata da decisioni politiche. Fu Ottaviano Augusto, nell’8 d. C. a imporre la decisione delle annualità bisestili, riordinando la situazione.
Cosa significa la parola «bisestile»?         Bisogna tornare sempre lì, a Roma e alla riforma varata da Giulio Cesare. Il termine deriva dal latino «bisextus», «due volte sesto», L’uso romano prevedeva il conteggio per due volte, negli anni bisestili, del sesto giorno che precedeva le calende di marzo, cioè il 24 febbraio. «Doppio giorno sesto», quindi «bisesto». In età più tarda, quando si incominciò a contare i giorni del mese partendo dal primo,il giorno «bis sexto» di febbraio divenne il 29. E da allora quello è rimasto. corriere.it

Oggi martedì grasso: l’Italia si mette in maschera

carnevale

Mentre Venezia banchetta, a Viareggio prevale la satira, a Ivrea si lanciano arance e a Fano i dolciumi.
Interessante e colta la panoramica delle diverse tradizioni del Carnevale in Italia proposta dalla Stampa. Un’opportunità per insegnanti e studenti di percorrere dal nord al sud la carta geografica del nostro paese in cerca di luoghi noti e meno noti.

Il carnevale di Venezia – il più celebre d’Italia fin dal ‘700, epoca di decadenza della Serenissima cui i costumi (tricorno su parrucca da cicisbeo. mantello, bastone scaccia-mariuolo) si ispirano – così da lasciare sempre libera la bocca alla degustazione enogastronomica. Dunque, particolarmente adatte all’edizione di quest’anno, aperta sabato scorso da uno show «interattivo» lungo il canale di Cannaregio intitolato Il magico banchetto – Una favola del cibo a Venezia e che ha nell’alimentazione made in Italy il filo conduttore per il serpentone di folla autorigenerante che incessantemente ingorga le calli principali della città, anticipando quello che serpeggerà nelle viscere dell’Expo 2015. (Per sapere di più su questo evento clicca qui: Expo2015)

Ma assai numerosi sono i punti di riferimento del carnevale italiano oltre la laguna, dal Piemonte alla Sicilia, attraverso tutte le regioni, ogni luogo con le sue storie da rievocare, le sue maschere tradizionali, i suoi carri allegorici, i suoi “menù” e i suoi rituali da ribadire anno dopo anno in eccitata escalation fino al culmine del martedì grasso che quest’anno cade il 17 febbraio. Per sapere di più sul Carnevale delle altre città clicca qui. La Stampa

Uso della lingua

cicisbeo: Nel 700 era l’accompagnatore galante di una dama.
mariolo: furfante, farabutto, delinquente, ladro.
calle: si chiamano così le strade di Venezia. Scoprite come si chiamo le piazze a Venezia.

Ogni 14 giorni scompare una lingua

Dialetti

Ancora sul tema della lingua italiana che cambia, ci sembra interessante  proporre ai nostri lettori questo articolo del Corriere della Sera.

“Sabato 17 gennaio, la terza edizione della Giornata Nazionale del Dialetto e delle lingue locali per promuovere l’importanza del vernacolo. «Nel mondo ogni 14 giorni scompare una lingua locale portando dietro di sé tradizioni, storia, cultura – ha detto il Presidente dell’Unione Nazionale delle Pro Loco d’Italia, Claudio Nardocci – Le Pro Loco hanno raccolto questo grido d’allarme sul fenomeno. Le lingue locali sono il collante che ci lega alle nostre radici». Intanto l’Istat fa sapere che (dati del 2012) in Italia, il 53,1% delle persone di 18-74 anni (23 milioni 351 mila individui ) parla in prevalenza italiano in famiglia. La quota aumenta quando ci si intrattiene con gli amici (56,4%) e, in misura più consistente, quando si hanno relazioni con persone estranee (84,8%). L’uso prevalente del dialetto in famiglia riguarda il 9% della popolazione di 18-74 anni (3 milioni 976 mila persone). ”
Per leggere l’articolo clicca su: Corriere.it

In un precedente articolo del mese di ottobre  sull’indagine dell’Istat troviamo un riferimento a un articolo di Pier Paolo Pasolini  su Pagine Corsare che nel 1964 scriveva:«Fra le altre tragedie che abbiamo vissuto (…) in questi ultimi anni, c’è stata anche la tragedia della perdita del dialetto, come uno dei momenti più dolorosi della perdita della realtà».
Per leggere l’articolo clicca su: Corriere.it

Uso della lingua

Vernacolo: Linguaggio caratteristico di un’area geografica limitata tipico della parlata popolare, generalmente trasmesso per tradizione orale che si differenzia dal dialetto per elementi maggiormente marcati e vivaci.

Pro-loco: Organizzazioni locali finalizzate alla promozione e allo sviluppo del territorio.
Istat: Istituto Nazionale di Statistica

Come nasce il panettone

Il Sole 24 Ore ha dedicato questo interessante articolo al protagonista delle feste natalizie e di fine d’anno in Italia, il “panettone”.
Veniamo a sapere che oltre 40 milioni di panettoni finiscono sulle tavole degli italiani. Un mercato, ci informa l’articolo, che vale quasi 200 milioni di euro e che dal punto di vista industriale richiede un’organizzazione “militare”. Negli ultimi mesi dell’anno gli stabilimenti produttivi dedicati a questi dolci lavorano incessantemente, 24 ore al giorno senza sosta.
Ma come si crea un panettone? E soprattutto come si gestisce una produzione da milioni di pezzi? Per scoprirlo siamo andati nel distretto alimentare di Verona, in Bauli, leader di mercato nel settore delle ricorrenze. Se siete interessati a visitare una fabbrica di panettoni, Il Sole 24 Ore offre ai suoi lettori un tour guidato. Cliccate sul video per partecipare alla visita.

Sole24Ore

Note di cultura
I distretti industriali rappresentano un modello di sviluppo industriale caratteristico dell’economia italiana. I distretti costituiscono un tessuto di piccole imprese di origine artigiana, distribuite a macchia di leopardo su tutto il territorio italiano e fortemente radicate nella produzione tradizionale di prodotti locali. Oggi, la legislazione italiana riconosce e tutela circa 200 distretti industriali, distribuiti in aree geografiche ristrette Alcuni di questi distretti hanno raggiunto gradualmente rilevanti quote di mercato in produzioni di nicchia.
Il Sole 24 Ore dedicherà nel 2014 65 puntate, per descrivere altrettanti diversi distretti industriali distribuiti dal nord al sud d Italia.
Se siete curiosi di vedere quali sono e cosa fanno cliccate su Il Sole 24 Ore .

Al via in tutta Italia il Carnevale 2012

In molte città italiane ha preso il via questa settimana il Carnevale.
Le date non coincidono in tutte le città, in alcune inizia il 26 Dicembre, in altre a Capodanno o all’Epifania, in altre ancora alla Candelora, il 2 Febbraio, ma per tutte le città le celebrazioni si concludono sempre il martedì che precede il giorno delle Ceneri, che dà inizio alla Quaresima.
L’articolo descrive alcuni dei Carnevali celebri in Italia come quello di  Ivrea, in Piemonte, con la “ battaglia delle arance” durante la quale si assiste ad una vera e propria “guerra” tra le persone che si trovano sui carri e quelle che assistono alla sfilata. Regina della festa è la “ mugnaia”, eroina e simbolo di libertà, che deriva da un personaggio veramente esistito durante il Medioevo che si ribellò al tiranno che governava la città e lo uccise.
Caratteristica del Carnevale di Viareggio, in Toscana, sono i carri allegorici, splendidi carri più o meno grandi su cui troneggiano enormi caricature in cartapesta di uomini famosi nel campo della politica, della cultura o dello spettacolo, i cui difetti vengono sottolineati con satira ed ironia.
Un altro Carnevale famoso è quello di Putignano, piccolo centro pugliese. Le sue origini risalgono a tempi lontani e presenta riti popolari antichissimi che si accompagnano alle tradizionali sfilate di carri.
In Sardegna, ad Oristano, l’ultimo giorno di Carnevale, è dedicato alla Sartiglia, giostra equestre durante la quale i cavalieri vestiti con costumi tradizionali antichi e con il volto coperto da una maschera di legno, devono riuscire ad infilzare con la lancia le stelle sospese in alto.
Venezia ospita certamente il Carnevale più famoso del nostro paese, e durante tutto il periodo le piazze, le calli e i campielli della città lagunare, si riempiono di maschere e turisti di ogni parte del mondo, che assistono alle sfilate e agli spettacoli organizzati ogni anno.
Repubblica.it

Uso della lingua

prendere il via: partire, iniziare
mugnaia: la persona che lavora nel mulino (miller)

Note culturali
la Candelora: e’ il 2 febbraio giorno che coincide in America con il Giorno della Marmotta (Groundhog Day). Un antico proverbio popolare recita: “Per la santa Candelora se nevica o se plora dell’inverno siamo fora; ma se l’è sole o solicello siamo sempre a mezzo inverno” (“Col giorno della Candelora dall’inverno siamo fuori; ma se piove o c’è vento, siamo ancora dentro l’inverno.”) In Italia l’animale che funziona da oracolo metereologico e’ l’orso e infatti in molte citta’ il 2 febbraio c’e’ la Festa dell’Orso.

I piatti della tradizione natalizia da Nord a Sud della penisola

I piatti della nostra penisola legati alla tradizione natalizia sono tanti e fortemente simbolici.
Le consuetudini sono diverse eppure, nonostante le differenze, c’è sempre qualcosa che accomuna un po’ tutti.
La tombola, per esempio, con i fagioli o le bucce di mandarino sembrano essere comune a molti. Se il pesce è il principe della cena o cenone del 24, il brodo, soprattutto di gallina, regna sovrano in molti pranzi di Natale. Quasi ovunque è presente la frutta secca, come le verdure di stagione, preparate nei modi più variegati. I piatti più popolari,  sono quasi per tutti quelli provenienti da una “cucina povera” che magicamente, in onore delle Sante Festività, diventa un concentrato di calorie per essere più nutriente.
In Piemonte non è Natale senza agnolotti (specialità di pasta ripiena di carne tipica del Monferrato, ma presente in tutta la regione), mentre a Modena, strano a pensarsi, (in quanto Modena e’ la patria del prosciutto e del salame) si mangia solo pesce, anzi pesce in scastola con cui si cucinano gli spaghetti con tonno, sgombro, acciughe e pomodoro, le frittelle di baccalà e il baccalà in umido con polenta.
A Roma, dove la Vigilia è sacra (almeno per alcuni) come la messa di mezzanotte e la tombola con i fagioli non può mancare la minestra di pesce e tra le tante, la più nota è sicuramente la pasta e broccoli in brodo di arzilla. Spesso presenti gli spaghetti “co’ l’alice”, il capitone, l’anguilla fritta o in carpione e l’insalata di puntarelle (ben ghiacciate, condite all’ultimo momento – altrimenti “s’ammosciano” – con olio, aglio e filetti di acciuga dissalata), il torrone, la nociata, la pignoccata, il pangiallo e il pampepato e ovviamente la frutta secca.
Per sapere di piu’ sulle tradizioni del resto della penisola vi invitiamo a leggere l’articolo da cima a fondo. E se lo leggete da altri paesi del mondo, fateci sapere che cosa si mangia da voi la sera della Vigilia.

Il Fatto Quotidiano

Note culturali

tombola: gioco simile al bingo americano, molto semplice che si gioca in famiglia perche’ adatto ad adulti e bambini. I fagioli secchi o le bucce di mandarino, (residui della cena) si usano per segnare i
numeri estratti sulle cartelle dei giocatori.
cenone: le due grandi cene collegate alle festivita’ sono quella della vigilia di Natale e quella del 31 dicembre.  In tutti e due i casi la cena si prolunga in attesa della mezzanotte che si celebra aprendo i reagali nel primo caso e con un brindisi all’anno nuovo nel secondo.

Pecore a Milano

Piazza Duomo, e tutto il centro di Milano, occupati da un gregge di 700 pecore, con tanto di pastore e cani pastore. La pacifica invasione è dovuta alle riprese di un film dedicato a Renato Zucchelli, 47 anni, l’ultimo pastore nomade rimasto a Milano. Renato non è figlio di pastori e contro il volere della famiglia, che desiderava per lui un lavoro più stabile, è riuscito a realizzare il suo sogno di bambino: fare il pastore vagante. Da anni con il suo gregge percorre la strada della transumanza giungendo fino a Milano, ma ogni anno è respinto sempre più all’esterno della città. L’industrializzazione e il progresso della metropoli non possono assorbire al loro interno il suo lento incedere. Ma Renato, nonostante le difficoltà, si sente appagato e non vuole abbandonare questo mestiere millenario che è per lui da sempre una ragione di vita. Il suo sogno di entrare nel cuore della città si è realizato proprio grazie al film a lui dedicato: “L’ultimo pastore” di Marco Bonfanti. Guarda il video. Repubblica.

Uso della lingua

transumanza: una parola non più di uso comune, significa la migrazione stagionale del bestiame – pecore, capre e mucche – dai pascoli di pianura – dove risiedono d’inverno – a quelli, estivi, di montagna. Per saperne di più di transumanza e pascoli e per vedere delle belle fotografie sull’argomento, andare sul blog: Storie di pascolo vagante.

Il tesoro di San Gennaro per la prima volta in mostra

Per la prima volta il leggendario tesoro di San Gennaro: il più importante, antico e inviolato tesoro esistente al mondo, verrà esposto al pubblico.   Dall’8 aprile al 12 giugno 150 pezzi del tesoro – compresi i «pezzi forti», verranno messi in mostra a Napoli, la città di cui il santo è patrono.   Questo bendiddio si potrà visitare lungo il «miglio d’oro» che va dalla Cappella al Museo di San Gennaro, dal Museo Diocesano all’Archivio Storico del Banco di Napoli, passando per i Girolamini. 

Per conoscere l’origine di “cotanto patrimonio” l’articolo ci offre un breve riassunto della storia del miracolo di San Gennaro. “La leggenda vuole che nel 305 d.C., durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, il cristiano Gennaro venisse condannato a morte per decapitazione.  Quando si decise di traslarne  il corpo da Pozzuoli alle catacombe di Capodimonte accadde un fatto prodigioso: il sangue del martire, contenuto in due ampolle, divenne improvvisamente liquido. San Gennaro dimostrò così di essere presente perpetuando «‘o miracolo» nei secoli”.
La Cappella del tesoro di San Gennaro creata nel 1601 è stata fatta oggetto per quatro secoli di doni di inestimabile valore da parte di sovrani di tutto il mondo e perfino di papi. Come leggiamo nell’articolo, San Gennaro può battere la regina d’Inghilterra perfino nel valore del copricapo: “una mitria vescovile in oro e argento con 3.890 gemme, tra cui spiccano 3.328 diamanti (sic!), 198 smeraldi e 168 rubini, giusto per gradire. I gemmologi non hanno dubbi: questo è uno degli oggetti più preziosi al mondo”.
Il Sole24Ore

Se volete assistere alla celebrazione annuale del miracolo della liquefazione del sangue di S. Gennaro cliccate qui

Uso della lingua
bendiddio: significa abbondanza, ricchezza. In questo caso c’è anche un gioco di parole perché dei beni del “dio” dei napoletani.
cotanto: significa “così tanto”. È un vocabolo aulico utlizzato in chiave ironica.
o miracolo’: in dialetto napoletano c’e’ l’elisione della”l” dell’articolo. L’articolo ‘o’ è un maschile generico che vale come lo e anche il.

Carnevale, donne e..chiacchiere

Per rimanere in tema di cucina, e dal momento che in tutta Italia in questi giorni si celebra il carnevale, oggi proponiamo ai nostri lettori una carrellata di “chiacchiere”.
Le chiacchiere sono un tipico dolce del carnevale italiano. Ripiene o piatte, fritte o al forno, con zucchero a velo o semolato… Le chiacchiere sono conosciute  con i nomi più disparati nelle varie province italiane.
A Roma e nelle Marche (soprattutto ad Ancona) si chiamano frappe
A Genova, Imperia e Torino si chiamano bugie. Questa è la ricetta delle bugie ripiene al cacao e pinoli. 
Si chiamano crostoli a Ferrara, Rovigo, Vicenza, Treviso e Trento. Eccola la ricetta. I cenci sono tipici della Toscana. Quella scelta da Donna Modenra è la ricetta dei cenci al Vin Santo. Altro nome dei cenci è crogetti.
La carrellata sulle chiacchiere continua e lasciamo alla vostra curiosità l’esplorazione delle altre ricette regionali. 
Segnaliamo anche sul tema del lessico regionale, la divertente lettera di una lettrice intitolata “Chiacchiere sulle frappe” pubblicato da Donna Moderna. Donna Moderna

Superstizioni: venerdì 17

Anche il gatto nero, si dice, porta sfortuna

Oggi è venerdì 17, una data nefasta per i superstiziosi, perché?

Non per tutti i superstiziosi, soprattutto per gli italiani. Nel mondo, infatti, il numero “sfortunato” è il 13. La ragione per cui nel nostro paese il 17 è giudicato “negativo” sta in una sorta di rebus. Il 17 in cifre romane si scrive XVII. Anagrammato diventa VIXI che in lettere latine significa “vissi”. La scritta era incisa sulle tombe dei defunti dell’antica Roma, come dire: “ho vissuto e adesso non ci sono più, sono morto”. Ma a tener viva la credenza c’è anche l’antico Testamento che fissa l’inizio del diluvio universale il 17 febbraio.
E perché a essere impregnato di “negatività” è proprio il venerdì?
La tradizione ha più origini: c’è quella cristiana secondo cui Gesù è morto crocifisso di venerdì e quella musulmana che giudica il giorno infausto perché Adamo ed Eva mangiarono il frutto proibito quel giorno. La Stampa.